Crocefissi in
classe? Almeno non dite di essere liberali
Vorrei intervenire con le parole della filosofia politica sulla questione
riguardante la presenza del
crocifisso nelle aule della scuola pubblica italiana. Ma prima ancora desidero
far notare che la
risposta della Corte europea dei diritti dell'uomo alla richiesta della signora
Lautsi è assolutamente
in linea con la legislazione che abbiamo sottoscritto. La Corte ha infatti
risposto con le parole
dell'art. 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei
diritti dell'uomo del
1952, sottoscritta anche dallo stato italiano, che stabilisce che «Lo Stato
nell'esercizio delle funzioni
che assume nel campo dell'educazione e dell'insegnamento deve rispettare il
diritto dei genitori di
assicurare tale educazione e tale insegnamento in modo conforme alle loro
convinzioni religiose e
filosofiche». Evidentemente nel Bel Paese si è preferito fare orecchie
da mercante e ignorare tale
diritto genitoriale, oltre a ironizzare sul fatto che la signora sia di origine
straniera e quindi non
abbia da interferire con le faccende italiane, ignorando probabilmente il fatto
che qui si tratta di
diritti dell'uomo, che per definizione non hanno confini nazionali né
abbisognano di cittadinanze
particolari. Oltre a ciò, una precedente sentenza della Corte europea
dei diritti dell'uomo (del 1976)
prescrive che le conoscenze religiose siano dispensate dalla scuola in modo
«oggettivo, critico e
pluralistico».
Leggo questi dati e riconosco la lodevole applicazione del principio di
«ragionevole neutralità»
nell'articolo di Marcello Ostinelli, «Etica pratica e cultura religiosa nella
scuola pubblica ticinese»
uscito su «Verifiche» (giugno 2007, no. 3, pp. 4-7). L'articolo contiene
informazioni interessanti e
proposte più che condivisibili. Le istituzioni liberali devono risultare
neutrali rispetto alle visioni
del mondo e alle concezioni del bene individuali che caratterizzano le società
contemporanee.
Questo atteggiamento è visibile particolarmente nella posizione che il
liberalismo assume nei
confronti della religione. Lo stato liberale è agnostico (indifferente) rispetto
al problema religioso.
Lo stato liberale è neutro rispetto ai valori. Tipica dello stato liberale è
quindi la separazione tra
stato e chiesa, nel rispetto dell'idea che la religione è qualcosa che interessa
gli individui nella sfera
privata ma non dovrebbe interessare lo stato. Lo stato liberale non ha una
chiesa ufficiale ma
rispetta le varie chiese presenti. Lo stato liberale è laico perché ragiona
fuori dall'ipotesi di Dio, etsi
deus non daretur, come se Dio non esistesse, il che non significa che
non esiste – ricorda Ostinelli –
ma vuol dire che bisogna sgomberare il campo da asserzioni dogmatiche. Se alcuni
settori del paese
Italia non si riconoscono in uno stato laico e liberale, che lo facciano, ma
abbiano almeno, se non il
coraggio, la banale coerenza di dichiararlo e e di rinunciare all' uso e
all'abuso di termini quali
libertà e liberalismo.
Francesca Rigotti l'Unità
11 novembre 2009