Cristiano, quindi laico
In genere si pensa che la laicità sia contraria alle religioni; le religioni la combatterebbero perché la
laicità tenderebbe a distruggerle. Un po' come l'ateismo, nelle sue varie forme più o meno radicali.
Ma attenzione: per il cristianesimo non è così. Non dovrebbe essere così, se si intende il rapporto
fra laicità e cristianesimo come dovrebbe essere autenticamente. Lo dice chiaramente uno sguardo
alla storia.
Il cristianesimo, infatti, nacque non come una religione fra le altre ma come una loro negazione: una
sorta di anti-religione. Proprio il contrario di quello che oggi sarebbe una «religione civile». Lo
stato non sosteneva il cristianesimo e non se ne sentiva sostenuto, tutt'altro. Perciò le persecuzioni,
più o meno dappertutto, più o meno violente. Per i cristiani l'imperatore di turno non soltanto non è
Dio ma ne è l'opposizione. L'autorità divina si contrappone alle varie forme di autorità umana. Piena
e decisa laicità, dunque; non soltanto affermata ma portata avanti, spesso fino al martirio.
Così nei primi secoli. Il seguito è ben noto. La società e gli stati accettarono il cristianesimo, che
anno dopo anno passò dalle catacombe ai palazzi del governo. Diventò, pian piano religione di
Stato, così come nei primi secoli erano stai i culti dei vari Giove e Giunone. Dai palazzi uscì anche
il valore «laicità» passando a significare non l'autenticità del cristianesimo ma la contrapposizione.
Laicità contro il potere e insieme contro la religione cristiana che del potere era diventata alleata e
sostegno.
Così fino a ieri, spesso anche fino ad oggi. Non è facile recuperare il valore della laicità e con essa
l'autenticità cristiana: un cristianesimo che non si appoggia allo Stato e ai privilegi che lo Stato gli
concede. Un cristianesimo che, al contrario, vive senza appoggi statali e in piena libertà. Riconosce
e rispetta lo Stato, purché ognuno stia al suo posto e viva secondo le proprie leggi e le proprie
possibilità.
Dunque è inesatto dire e pensare: laico
e dire: laico
avversario né sostenitore della religione, come, invece, è il nostro Stato concordatario. Proprio il
contrario, quindi, di una «religione civile» e di uno Stato che per sostenersi chiede aiuto alla
religione, come la religione allo Stato. La vera laicità, quindi, riconduce sia lo Stato che la religione
al loro ruolo corretto e sereno. Né dipendenze né sopraffazioni.
Purtroppo ne siamo ben lontani. Comunque è bene ripetere che la via maestra per il raggiungimento
della vera laicità è — ancora e sempre — il pluralismo delle religioni, accettate e riconosciute tutte
Filippo Gentiloni