Cristianesimo
Il cristianesimo, in Italia, è al lumicino. È ormai palese. Oggi, qui da noi,
con l’aria che tira,
metterebbero San Francesco in galera. Non solo faceva la questua, era vicino
agli ultimi,
prendendosi addirittura cura dei lebbrosi. L’Italia ha dimenticato che Gesù è
stato inchiodato alla
croce proprio perché aveva scelto i poveri in spirito. Chi lo ricorda più il
«discorso della
montagna»!? Addio ai misericordiosi, ai puri di cuore, ai perseguitati a causa
della giustizia: il
Signore aveva promesso loro il regno dei cieli. «Cristianesimo», questa è la
drammatica parola di
oggi.
La verità è che il cristianesimo è un impaccio per tutti. Siamo al ripudio
dell’amore francescano. Il
Giullare di Dio gettò alle ortiche i suoi abiti preziosi e festaioli per
indossare uno straccio. Ai nostri
giorni, pur di difendere il guardaroba griffato, non si esita a mettere in
prigione chi è vestito di
panni laceri. Altro che sicurezza pubblica.
Il povero che mette piede in Italia per lasciarsi alle spalle la fame, la
guerra, la miseria, diventa
automaticamente un criminale (anche se arriva per cercare un onesto lavoro, come
hanno fatto gli
emigranti italiani in tempi non remoti) e viene sbattuto in gattabuia.
"Comunione e Liberazione", abituata ad applaudire i ricchi, non batte ciglio; i
parroci che tutti
giorni esercitano la pietà cristiana nei quattro angoli sperduti del paese, non
hanno voce. Nessuno si
scandalizza per il fatto che il cristianesimo, che fu uno scandalo, non esiste
più nelle nostre coscienze addormentate. È flatus vocis, rito senza più mito.
I poveri che giungono da noi ci liberano dai lavori che nessuno vuole fare:
accudiscono i nonni,
lavano i nostri cessi, raccolgono la spazzatura, si arrampicano sulle
impalcature pericolose, fanno gli sguatteri, portano i cani a spasso.
Non importa se sono laureati o analfabeti. È vero che tra loro si
infiltrano i delinquenti, come è vero che dietro la clandestinità ci sono le
nostre organizzazioni
criminali. Ma per combattere tutto questo bastano le leggi esistenti dello
Stato. La maggior parte
degli italiani ha applaudito ai provvedimenti del governo che scacciano le
paure. Dentro quelle
paure c’è anche il terrore delle corna. Si è deciso per il pugno di ferro senza
nessuno scrupolo
"spirituale", facendo passare per giusta una scelta disumana e irreligiosa. La
morte del cristianesimo
si specchia nella vanificazione di ogni spiritualità, è il riflesso di uno
schiacciamento edonistico sul
presente. Nessuno investe più sulla crescita di civiltà, perché la natalità
italiana è zero, e perché il
pianeta così malridotto non promette nulla di buono. Dicevano una volta che è
meglio un uovo oggi
che la gallina domani: a questo si è ridotto il valore cristiano della Speranza.
Vincenzo Cerami L'Unità 25
maggio 2008