Il coraggio che non abbiamo
Falsa coscienza, revisionismo e furbizia inquinano la nostra memoria
nazionale e ipotecano il nostro futuro. Da qualche anno è stato istituito il
giorno del ricordo che celebra la tragedia delle foibe e dell´esodo dei profughi
istriani. I dolori di quella povera gente vanno commemorati ed è doveroso
chiedere verità e giustizia per le loro sofferenze. Ma una destra intrisa di
umori e nostalgie fasciste - e non solo essa - strumentalizza quei dolori e
quelle tragiche morti. Si assiste alla progressiva rimozione dei crimini
commessi dai fascisti italiani contro sloveni, croati, montenegrini, serbi, per
non parlare di quelli perpetrati contro le popolazioni libiche, etiopi, eritree,
albanesi e greche.
Questa rimozione ha uno scopo evidente: assolvere il fascismo, costruire un
patriottismo di maniera, pervertire il rapporto fra carnefice e vittima. Non
solo l´antisemitismo, le leggi razziali, le uccisioni degli antifascisti, ma
anche le torture, gli stupri i saccheggi operati dai fascisti italiani con
efferatezza talvolta simile a quella nazista sono documentatissimi. La Bbc nel
suo documentario The Fascist Legacy (l´eredità fascista) ne parla e li mostra
diffusamente. La Rai ne ha fatto curare l´edizione italiana dal regista Massimo
Sani solo per tenerla "insabbiata" da anni nei suoi cassetti. I paesi che hanno
sofferto a causa dei crimini fascisti hanno chiesto l´estradizione di centinaia
di criminali di guerra italiani, i più tristemente noti dei quali si chiamano
Roatta, Graziani, Badoglio, ma non uno di questi carnefici è stato consegnato
alla giustizia.
Non si possono onorare le proprie vittime con dignità e onestà rimuovendo la
proprie responsabilità e criminalizzando la Resistenza che ha riportato l´Italia
alla libertà e alla democrazia. Furbizia e ipocrisia sono un micidiale cocktail
che occlude gli orizzonti della credibilità, quindi quelli della prosperità
nazionale, e di tutte le relazioni internazionali più fertili. L´Italia abbia il
coraggio di prendere esempio dalla Germania che grazie al riconoscimento
ininterrotto delle proprie enormi colpe è oggi una delle democrazie più prospere
ed affidabili del mondo.
Moni Ovadia Repubblica 13.4.08