Codice di comportamento
Il matrimonio sempre più al centro del dibattito fra la
gerarchia cattolica e lo stato (meglio: la società). Il Vaticano insiste un
giorno sì e l'altro pure: l'unico matrimonio vero e proprio è quello in chiesa,
niente pacs e niente divorzi o unioni libere, tanto meno se omosessuali. Ma a
queste insistenze contraddice la realtà: basta guardarsi intorno. Una conferma
viene dalle cifre, anche quelle autorevolmente diffuse dall'ufficio statistiche
dell'Unione europea. Si sfascia un matrimonio ogni 33 secondi. In Europa un
milione di divorzi all'anno. In 25 anni un aumento, sempre in Europa, del 50%
dei matrimoni falliti (nel 1980, erano 637 mila, nel 2004 quasi un milione).
E' anche interessante notare che
la maggiore percentuale di crescita dei fallimenti nell'ultimo decennio si ha
proprio nel cattolico Portogallo. Segue l' Italia : qui da noi gli addii
definitivi in 10 anni sono aumentati del 62%.
Dati veramente sconcertanti.
Inutile insistere sulle cause che sono sotto gli occhi di tutti: sociali,
economiche, psicologiche, anche religiose. La secolarizzazione prosegue il suo
cammino.
E la chiesa? Una
vera sconfitta, della quale la gerarchia non sembra rendersi conto. L'insistenza
sull'unico matrimonio autentico continua, nonostante tutto. Si ha l'impressione
di una priorità che inevitabilmente manda in secondo piano altri valori e altri
capitoli (quelli, ad esempio, sul battesimo o sulla frequenza alla messa o sulla
preghiera). Perché? Come mai questa priorità che la gerarchia sembra attribuire
al matrimonio cattolico?
La
risposta - forse - deve fare riferimento al fatto che la gerarchia cattolica
continua a privilegiare i temi che sono «per tutti», anche per coloro la cui
fede è debole e incerta, ma che fanno genericamente parte di un «universo»
cattolico. Se ne sono ai margini, la gerarchia cerca di recuperarli, come
«suoi». Un atteggiamento certamente comprensibile, ma non privo di rischi. Fra
l'altro quelli di mettere in secondo piano i temi tipici della predicazione
evangelica. La quale, è bene ricordarlo, non illustra né tanto meno impone un
tipo unico e universale di matrimonio. Piuttosto invita all'amore in tutte le
situazioni familiari e non, secondo tutti i codici.
Con la sua insistenza su un tipo
unico di matrimonio, la gerarchia cattolica inevitabilmente riduce l'annuncio a
una sorta di «religione civile», nella quale è inevitabile la tendenza a ridurre
il vangelo a un codice di comportamento. Un vantaggio per le magistrature e le
polizie, ma non per la memoria di quel Gesù che le magistrature e le polizie
hanno condannato e perseguitato.
Filippo Gentiloni il manifesto 14/05/2006