Clima, l’Onu richiama i
ricchi: in pericolo oltre un miliardo di poveri
Per il rapporto dell’Undp saranno loro a pagare il prezzo più alto dei mutamenti
dovuti ai gas serra. Servono 86 miliardi di dollari
FATE ATTENZIONE ai poveri del mondo. Perché sono loro che pagheranno il prezzo
più salato per i cambiamenti del clima accelerati dall’uomo. Il monito è del
Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), che ieri ha reso pubblico
il suo rapporto 2007/2008 sullo Sviluppo Umano dal titolo piuttosto esplicito:
«Combattere il cambiamento del clima: la solidarietà umana in un mondo diviso».
Ed è rivolto alla parte ricca del mondo, che è anche la principale responsabile
dell’aumento della temperatura media del pianeta e dei suoi effetti. Si tratta
di un monito tempestivo, perché lunedì 3 dicembre, si apre a Bali la conferenza
dell’Onu che dovrà decidere il futuro del Protocollo di Kyoto e, quindi, le
modalità con cui il mondo deciderà di combattere quella che molti, ormai,
ritengono la più grave minaccia che incombe sull’umanità nel XXI secolo. Ma si
tratta anche di un monito che scende nel dettaglio e diventa un vero e proprio
programma politico. Con una sua coerenza. E una sua forza.
I dati scientifici di riferimento sono quelli dell’Ipcc: la temperatura media
del pianeta è aumentata di 0,72 °C nell’ultimo secolo. E aumenterà ancora di un
valore compreso tra 1,8 °C e 4,0 °C entro il 2100. L’incertezza dipende anche
dalle scelte politiche che, nel frattempo, adotteremo. Cosa comporterà, in
termini economici e sociali, un cambiamento del clima che non ha precedenti
negli ultimi millenni? Gli esperti dell’Undp non hanno dubbi. Peggiorerà in
maniera insopportabile le condizioni di vita della fascia di popolazione più
povera del mondo. L’alta temperatura irromperà in diversi modi nei campi,
rivoltando il sistema agricolo di molti paesi. Entro i 2060, l’agricoltura a sud
del Sahara subirà un calo di produttività del 26%. A livello mondiale altri 600
milioni di persone (in aggiunta agli 800 attuali) soffriranno la malnutrizione.
E, entro il 2080, altri 1,8 miliardi di persone soffriranno la sete. In tutto il
mondo i rifugiati ambientali potrebbero essere oltre 330 milioni.
Ma anche sul piano sanitario i rischi saranno diffusi. Altre 400 milioni di
persone, per esempio, saranno minacciate dalla malaria. Lo scenario dell’Undp,
dunque, conferma e rafforza quello proposto nei mesi e nelle settimane scorse
dagli scienziati dell’Ipcc. Ma l’Undp chiama anche a una precisa azione
politica. Dobbiamo andare «oltre Kyoto» anche perché non possiamo far pagare ai
poveri le colpe dei ricchi. E in maniera così drammatica. Che fare, dunque?
Muoversi lungo due direzioni: cercare sia di prevenire che di adattarsi al clima
che cambia. Chiamando i ricchi alla solidarietà attiva verso i più poveri. In
tema di prevenzione, è bene che da Bali parta un processo con tappe ben definite
per la riduzione delle emissioni di gas serra. L’accordo può essere raggiunto su
questa base: i paesi sviluppati, che hanno responsabilità storiche, si impegnino
a ridurre le loro emissioni del 30% rispetto ai livelli di riferimento del 1990
entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. Nel medesimo tempo i paesi a economia
emergente e i paesi ancora in via di sviluppo accettino di ridurre le loro
emissioni del 20% entro il 2050, sempre rispetto al 1990 come anno di
riferimento. Tutto ciò avverrà a un costo pari all’1,6% del Pil mondiale. Una
cifra grande, ma inferiore di un terzo abbondante alla spesa militare. Un prezzo
giusto per sventare la più grave minaccia alla sicurezza dei cittadini del
pianeta. Se questo avverrà, riusciremo a mantenere la concentrazione di anidride
carbonica entro il livello di 450 parti per milioni e limiteremo a soli (si fa
per dire) 2 °C l’aumento della temperatura media del pianeta.
Ma due gradi sono ancora molto. Anzi, moltissimo. Cosicché oltre a prevenire
dovremo anche adattarci ai cambiamenti del clima. Inutile dire che i ricchi
hanno le risorse, finanziarie e tecnologiche, per farlo. Non avranno questa
capacità i poveri del mondo. Ecco perché i ricchi dovranno aiutare i poveri.
Finanziando le loro possibilità di adattamento. Il prezzo della solidarietà è
stato fissato dall’Undp in 86 miliardi di dollari l’anno da raggiungere entro il
2015. Non è un prezzo impossibile. Ma è alto. A tutt’oggi gli aiuti che ogni
anno i paesi ricchi trasferiscono ai paesi poveri per aiutarli ad adattarsi al
clima non superano i 26 milioni di dollari.