Chiesa in crisi,
calano gli otto per mille
Calano le firme dell'otto per mille a favore della Chiesa cattolica e, di
conseguenza, calano anche i
soldi che lo Stato versa ogni anno alla Cei, tanto da costringere i vescovi
italiani a dare avvio ad un
programma di tagli delle spese e a "svuotare" una riserva di 42 milioni di euro
accumulati con gli
avanzi degli ultimi anni. I dati sul calo dell'otto per mille dell'Irpef che
arriva alla Chiesa cattolica -
che scendono da 1002,5 milioni di euro del 2008 (relativo alle dichiarazioni dei
redditi del 2005) ai
967,5 milioni di euro del 2009 (dichiarazioni 2006) - sono stati diffusi
dall'agenzia di informazione
religiosa Adista, che ha pubblicato un documento interno della Cei illustrato
dal segretario della
monsignor Mariano Crociata all'assemblea generale dei vescovi italiani lo scorso
maggio.
Che la percentuale delle "firme" a favore della Chiesa cattolica fosse calata di
quasi il 4%
nell'ultimo anno era già noto: un passaggio da poco meno del 90% all'86%, dovuto
non tanto al calo
delle firme a favore della Cei (ce ne sono state invece 40mila in più) quanto al
fatto che molti più
contribuenti hanno deciso di non lasciare in bianco lo spazio dell'otto per
mille sulla dichiarazione
dei redditi: la maggior parte delle nuove firme si è riversata però a favore
dello Stato, che ha avuto
quasi 700mila nuove adesioni. Di qui - anche in virtù del meccanismo che
distribuisce gli otto per
mille non "assegnati" dai contribuenti in misura proporzionale alle firme
espresse - il calo
percentuale dei "voti" fiscali per la Chiesa, con la conseguente diminuzione dei
fondi, che ha creato
un "buco" da 35 milioni di euro nelle casse della Cei.
Per ripianarlo - e per venire incontro all'aumento delle spese per le pensioni e
gli stipendi dei preti -
la Cei ha fatto ricorso ad un fondo di "accantonamento" di 42 milioni di euro.
In questo modo, il
budget complessivo per quest'anno è salito a 1009 milioni di euro, di cui i
vescovi italiani hanno
destinato 381,3 milioni per il "sostentamento del clero", 205 milioni per la
"carità" e 423,2 milioni
per il "culto e alla pastorale". Questo non ha però impedito alcuni tagli, tra
cui soprattutto una
diminuzione del 20% alle spese correnti degli uffici della Cei e al "Fondo per
la catechesi e
l'educazione cristiana".
E' il futuro, però, finanziariamente parlando, il grande punto interrogativo dei
vescovi italiani. Il
2009 è sì "il punto minimo delle entrare dell'ultimo triennio" ma la Cei afferma
di poter guardare ai
prossimi due anni, 2010 e 2011, con "prudente fiducia, in quanto il gettito
Irpef degli anni 2006 e
2007 è cresciuto significativamente". Le previsioni si basano però sul
presupposto che le firme a
favore della Chiesa cattolica risalgano all'87% per le dichiarazioni del 2007 e
all'88% per il 2008:
fatto tutt'altro che certo alla luce delle "battaglie" fortemente polarizzanti
sostenute dalla Chiesa in
questi ultimi anni.
Alessandro Speciale Liberazione 16 giugno 2009