Chiesa e Islam dopo Istanbul

Il viaggio di Benedetto XVI in Turchia sembra si sia risolto nel migliore dei modi, nonostante tutte le preoccupazioni che lo avevano preceduto. E nonostante la rapidità di alcune svolte, piuttosto inusuali nel modo di procedere vaticano. Ma incombeva la necessità di cancellare la brutta impressione lasciata nel mondo musulmano dal discorso pontificio di Regensburg, un'impressione che in questi mesi le precisazioni vaticane non erano riuscite a cancellare.
In Turchia, invece, sembra che il successo sia stato pieno. Cordiali e sinceri gli abbracci: sia quello con le autorità musulmane, sia quello con gli ortodossi. Positiva anche la svolta più politica: il papa è riuscito a cancellare o, meglio, a far dimenticare quelle affermazioni che lo avevano fatto annoverare fra i contrari all'entrata della Turchia nella comunità europea. Innegabili vantaggi, dunque, ottenuti pagando come ovvio qualche prezzo. Attenuate infatti, ma non dimenticate, alcune perplessità sul valore della democrazia in Turchia e soprattutto sulla libertà effettivamente goduta da tutte le religioni. Notevoli anche alcune conferme che le giornate turche del papa hanno chiaramente sottolineato. Una fra tutte: il rapporto con l'islam si presenta ormai come il principale problema per il cristianesimo, cattolico e non soo. Rapporto e confronto. Principale sia dal punto di vista quantitativo e geografico (non soltanto Turchia ma in Africa e in Oriente) sia dal punto di vista qualitativo: l'islam, infatti, si presenta al confronto con il cristianesimo forte di una organizzazione estremamente elastica ma anche estremamente consistente, e con una dottrina anch'essa elastica ma molto ben strutturata.
Come andrà avanti il confronto? Sarà sufficiente per il cristianesimo quel ricorso continuamente invocato al dialogo? Roma, in particolare, dovrà trovare una via che le consenta di dialogare con apertura sincera senza intaccare le sue certezze. Non sarà facile. Anche perché a rendere difficile il dialogo e ad ostacolarlo non si può dimenticare una lunga storia. Non soltanto di vere e proprie crociate, ma anche di tentativi più o meno falliti di evangelizzazione. Una parola chiave, oggi certamente non cancellata ma messa nel cassetto. Il dialogo tende a sostituirla. Eppure la forza - la speranza - dell' evangelizzazione ha animato schiere innumerevoli di cristiani per secoli. La storia delle missioni è una storia di sacrifici spesso eroici, fino al martirio. Anche in Turchia. Fino a ieri. Né si può dimenticare che il trionfo del dialogo e degli abbracci sembra favorire, anche se indirettamente, quel relativismo che, invece, proprio papa Ratzinger condanna come uno dei principali mali del nostro tempo. Non sarà né facile né lineare il cammino della verità.

 

Filippo Gentiloni     Il manifesto 3/12/2006