Chi predica bene e
razzola male
Qualche tempo fa a una trasmissione televisiva un esponente del centrodestra
sbatté in faccia a un
collega-rivale del centrosinistra il caso Marrazzo dicendo più o meno così:
«Avete montato una
campagna di stampa per le escort di Berlusconi, ma anche voi avete i vostri
bravi sex-gate». «Sì - fu
la risposta - ma la differenza è che Marrazzo si è dimesso, Berlusconi no».
Ieri si è dimesso anche il sindaco di Bologna Flavio Delbono, pure lui di
centrosinistra e pure lui
travolto da una storia di alcova (è inutile che si dica che qua ci sono ipotesi
di peculato eccetera: la
vera storia che ha messo a soqquadro Bologna è innanzitutto una storia di
amanti: prima del
bancomat, anche qui, cherchez la femme). A sinistra potrebbero quindi
aggiungere un tassello a
sostegno della propria - se non superiorità morale - serietà.
Non è nostra intenzione stabilire se una simile rivendicazione
sarebbe fondata oppure no. Non
vogliamo neppure entrare nel merito se dimettersi - quando si apre uno scandalo
o peggio ancora
un’inchiesta giudiziaria - sia giusto oppure no. Generalizzare sarebbe troppo
superficiale.
Quel che sorprende è piuttosto la scoperta di una nuova anomalia italiana.
Cerchiamo di spiegarci.
Da un po’ di tempo, insieme con il bipolarismo, abbiamo importato dagli
Stati Uniti anche la
consuetudine di mescolare il pubblico con il privato, la politica con quel che
ciascuno fa a casa
propria o in un motel. S’è detto e ridetto che è una svolta puritana in un Paese
cattolico; il quale, da
cattolico appunto, aveva sempre tenuto distinti i due piani: i vizi privati e le
pubbliche virtù. Una
sorta di «santa ipocrisia» aveva garantito una non belligeranza fra i politici:
io non metto il naso fra
le tue lenzuola, tu non lo metti fra le mie. E poi, mentre il puritanesimo
protestante esige una
continua lotta (quasi sovrumana) per non cadere in tentazione, il cattolicesimo
è temperato dal
sacramento della confessione. «Peccato di pantalone - dice Alberto Sordi in un
film - pronta
assoluzione».
Da quando anche la politica italiana ha cominciato a violare
il sacro recinto della privacy, e a non
perdonare più scappatelle di questo tipo, pare di assistere a uno strano
fenomeno che prima abbiamo
chiamato appunto «anomalia». I politici di centrodestra, che organizzano i
Family Day e
appoggiano la Chiesa in praticamente tutte le questioni che riguardano l’etica
matrimoniale e
sessuale, rivendicano il diritto al silenzio sulle proprie questioni private.
Quelli di centrosinistra che
dopo essersi battuti per il divorzio e l’aborto si battono per i Pacs, i Dico, i
diritti dei gay, la
fecondazione assistita eccetera - sembrano invece inflessibili sui comportamenti
privati dei loro
rappresentanti. Marrazzo e Delbono, prima che da una campagna di stampa, sono
stati «invitati» a
lasciare dai loro stessi superiori di partito.
E ancora. Non fa effetto vedere che il comunista Bertinotti si sente in dovere
di scrivere una lettera
per assicurare che non ha mai tradito sua moglie? E vedere che mentre la quasi
totalità dei leader
del centrodestra è divorziata e risposata, la quasi totalità dei leader del
centrosinistra vive matrimoni
tradizionali? Forse non è un film del tutto nuovo. Già nel vecchio Pci la
love story fra Togliatti e la
Jotti venne pudicamente nascosta, e Pasolini fu espulso per omosessualità.
Mentre Almirante
conduceva, da divorziato, una battaglia contro il divorzio.
Per carità: dal punto di vista politico, niente di decisivo. Però che si tratti
di una delle tante
stranezze italiane, un po’ è vero. Chissà come questa stranezza la vivono gli
elettori cattolici, che su
questioni che il Papa ha definito «non negoziabili» si trovano costretti a
scegliere tra chi predica
bene e razzola male, e tra chi predica male e razzola, se non bene, un po’
meglio.
Michele Brambilla La Stampa 26 gennaio 2010