Cattolici in politica
Oltre che di «cosa rossa» si comincia a parlare anche di
«cosa nuova» o di «Officina 2007»: sarebbe la nuova aggregazione dei cattolici
nella vita politica del nostro paese. La guiderebbe Savino Pezzotta, e sarebbe
stata inaugurata poco fa dal successo del famoso Family day. Nuova ? E'
discutibile: troppi sono i ricordi nostalgici della vecchia Democrazia
cristiana. Ma troppi sono anche gli interrogativi che questa presunta
resurrezione solleva.
Il primo riguarda lo stesso concetto di aggregazione politica dei cattolici.
Perché non accontentarsi di una presenza anche esplicita ma non aggregata? Una
presenza dei cattolici come avviene in quasi tutti i paesi democratici? Non è
difficile individuare quale sarebbe la risposta delle autorità vaticane e dei
cattolici alla Fioroni o alla Binetti. Risponderebbero che temono una presenza
singola perché comporterebbe la scomparsa dalla vita pubblica, quindi sociale,
quindi politica. I cattolici ridotti alle sacrestie e alle camere da letto:
ridotti quindi a una presenza o sacrale o limitata a un'etica soltanto privata.
Un timore comprensibile, ma discutibile.
Tanto più discutibile, date le più recenti vicende dello stesso cattolicesimo
politico. Non è difficile indicarne almeno alcune , con i rischi che comportano
per un cattolicesimo sociale, ben visibile. La prima difficoltà riguarda proprio
il centro degli schieramenti: il centro tende a scomparire, mentre è, meglio,
era il luogo principe dei cattolici in politica. Se, come sta succedendo da noi,
esistono soltanto la destra e la sinistra, è logico l'imbarazzo dei cattolici
che, ovviamente, non vogliono esclusioni di parte. Paura, ovvia, di una politica
bipolare. Non a caso i cattolici non la vorrebbero nelle future liste
elettorali.
Con la fine della Democrazia cristiana, infatti, è finita anche la famosa
dottrina sociale della chiesa, quella dottrina che aveva permesso alla chiesa di
opporsi - in teoria - sia al liberismo capitalista che al socialismo. Dal
centro, appunto. Non esiste più un centro che permetta un abbraccio con i
moderati dell'una e dell'altra parte, con esclusione soltanto delle estreme. Per
il cattolicesimo politico un bel dilemma: né a destra né a sinistra, ma al
centro poca o nulla visibilità. Soltanto, appunto le catacombe delle sacrestie e
delle camere da letto. Si possono comprendere le preoccupazioni vaticane. Tanto
più che quella visibilità sociale si traduceva - e ancora si traduce - in
importanti aiuti economici per le «opere» (sussidi e meno tasse). Prima o poi la
fine della visibilità comporterebbe la fine degli aiuti.
Difficile prevedere quale sarà il successo di iniziative come quella di Pezzotta:
il clima generale sembra favorire un bipolarismo che permetta di governare,
anche se a scapito di una presenza visibile dei cattolici in politica. Ma non
bisogna dimenticare, d'altra parte, che anche la laicità è in crisi. Non da ieri
le varie forze politiche cercano, più o meno tutte, aiuti e appoggi dall'altra
sponda del Tevere. La quale, a tutt'oggi, sembra ben disposta a aiutare le due
parti mantenendo - forse allargando - i propri spazi. Ancora e sempre il vecchio
do ut des.
Sarà interessante vedere come si comporterà a questo proposito il nuovo Partito
democratico.
Filippo Gentiloni Il manifesto 21-12-07