Catilina, Marx e il Cavaliere
Vedrà la Gelmini se la Bergamini ha bisogno degli esami di riparazione
L´onorevole Bergamini evoca la storia romana. Ma le analogie sono forzate
"Quousque tandem"... Fino a quando abuserai della nostra pazienza? La
celebre frase di Cicerone ha garantito l´immortalità scolastica di Catilina
offrendo una veste classica a ogni nostra impazienza. Ma che c´entra Catilina
con la pazienza degli italiani? Moltissimo, almeno secondo quello che scrive
l´onorevole Deborah Bergamini in una appassionata lettera al direttore del
"Corriere della sera". L´onorevole, rimuginando una sua impazienza politica, ha
avuto un´idea luminosa: Catilina come Berlusconi. Catilina era, secondo lei, un
uomo "coraggioso e di parola", dotato di "profondo senso della Patria" anche se
un po´ anticonformista. Fu, lei scrive, calunniato e demonizzato dai "poteri
forti" che gli scatenarono contro il più grande avvocato dell´epoca, Cicerone, e
lo fecero a pezzi con calunnie, lettere anonime, brogli elettorali. Una
tragedia. Proprio quella che rivive oggi in Italia: qui c´è un "uomo che sta
trasformando l´Italia", un nuovo Catilina. I suoi nemici, "potentati senza
patria, politici mediocri e polverosi intellettuali" chiusi a riccio in procure
politicizzate e redazioni di giornali, ostacolano il grande uomo. Proprio come
accadde a Catilina.
Ora, ognuno ha il diritto di usare la storia per dirci che cosa pensa e che cosa
vuole. Purchè sia chiaro che cosa vuol dire non staremo a scuotere per lui
quella polvere dai libri . Ma il modello ha da essere somigliante. Catilina era
sì un "uomo vizioso portatore del nuovo", secondo la descrizione che ne fornì
Sallustio, uno storico non privo di simpatia per il personaggio. E fin qui ci
siamo. Ma era anche un aristocratico spiantato, carico di debiti, che si era
"messo a capo di una massa di diseredati", come si legge nella recente solida
opera storica di uno specialista (Emanuele Narducci, Cicerone. La parola e la
politica, ed. Laterza). Proiettare il profilo sociale dello spiantato
Catilina su quello del Cavalier Berlusconi sembra quanto meno di malaugurio per
un uomo che figura molto in alto nella statistica dei maggiori patrimoni del
mondo. Catilina fu più volte battuto alle elezioni: e anche questo non
corrisponde del tutto. Il due volte battuto Berlusconi (da Prodi) non sembra in
crisi di voti e regge saldamente in pugno una maggioranza di quelle che una
volta si definivano bulgare. Non come quel Catilina carico di debiti che tentò
la via della sollevazione violenta mettendo insieme gente di ogni risma, veri e
propri briganti insieme a un mondo popolare – plebe urbana, soldati e contadini
poveri – attirati dalla sua promessa di cancellazione dei debiti e di
distribuzione delle terre – quelle dello Stato. Il gioco può finire qui.
Giudicherà il ministro Gelmini se l´onorevole ammiratrice di Catilina ha bisogno
di esami di riparazione. Anche perchè in una incauta esibizione di cultura
l´onorevole azzera tutto il suo patetico e drammatico disegno: scrive che il
tragico della storia "fugge davanti alla farsa in cui si trasforma".
Questo è puro Karl Marx, proprio lui, il comunista. Comunque sulla farsa siamo
calorosamente d´accordo: farsa oscena, degna della comicità plautina, quella
che siamo costretti a vivere. E ci sia consentita un´ultima osservazione
polverosamente professorale: la definizione di Catilina – e di Berlusconi – come
"rivoluzionario conservatore" è una citazione rivelatrice, più di
quell´involontario Marx. Ci riporta a quel movimento tedesco di violenta critica
della tradizione liberal-democratica che si definì della "Rivoluzione
conservatrice" e confluì in gran parte nel nazismo. Naturalmente il
sistema democratico e liberale consente anche all´onorevole deputata, come a
tutti i fascisti di ritorno, la libertà di opinione. Senza garanzie di
reciprocità. Come disse una volta Vittorio Foa all´on. Pisanò in un dibattito
televisivo: "Se vinceva lei io sarei ancora in prigione. Avendo vinto io, lei è
senatore della Repubblica e parla qui con me".