Catastrofi.  Dopo Katrina, il tifone Nabi si sta abbattendo sull’isola di Kyushu. Mentre la politica tace sugli eventi globali e le loro ricadute nella quotidianità

La natura non si placa con il silenzio
 

In questo momento, a pochi giorni dalla furia di "Katrina", una terribile catastrofe ecologica sta flagellando le coste giapponesi. Il supertifone "Nabi", che in coreano significa "farfalla", sta devastando l’isola meridionale di "Kyushu" con venti arrivati fino a 215 km orari e piogge torrenziali. Il primo bilancio è di un morto, 8 dispersi 15 feriti e circa 100.000 persone evacuate.
Le grandi calamità continuano a susseguirsi ad un ritmo sempre più incalzante.
Le alluvioni colpiscono l'Europa, con conseguenti devastazioni sul territorio e crisi economiche che coinvolgono intere regioni, mentre terribili tempeste di vento e pioggia si abbattono sulle coste americane e dell'estremo oriente.
L'Europa continentale (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria i più colpiti) è stata messa in ginocchio nell'estate del 2002 dall'inondazione peggiore degli ultimi 500 anni causata dalla tracimazione dell'Elba e del Danubio. La catastrofe costò numero se vite umane e danni per miliardi di euro.
Dopo tre anni, nuovamente, l'agosto scorso, in modo particolare la Svizzera, ma anche la Germania, l'Austria, la Romania, la Bulgaria hanno visto una riedizione, fortunatamente in scala ridotta, dell'evento catastrofico del 2002.
Sempre quest'estate, per attenerci alle catastrofi più recenti, prima l'uragano Dennis (il più spaventoso mai registrato nel mese di luglio) poi Katrina, in modo più devastante, hanno piegato rispettivamente Florida, Cuba e Haiti il primo, Louisiana, Alabama e Mississipi il secondo. La città di New Orleans, costruita al di sotto del livello del mare, come le recentissime cronache descrivono in modo più approfondito, è inondata e distrutta completamente a causa della rottura degli argini del lago Pontchartrain.
Non è più possibile continuare a fare finta di nulla o accusare di catastrofismo chi, più che giustamente, mette in relazione questi terribili eventi naturali con l'effetto serra e questo c on il nostro modello di sviluppo capitalista fondato sull'energia ricavata dalla combustione di idrocarburi. Il problema è tutto politico.
Numerosi studi di eminenti scienziati non svenduti al capitale e persino documenti segreti del Pentagono mostrano la correlazione esistente tra surriscaldamento del pianeta, dovuto a gas serra, e le catastrofi naturali che hanno, è inutile nasconderlo, gettato l'intera umanità in un nuovo ciclo storico decisamente preoccupante.
Ecco cosa si può leggere su un rapporto del Pentagono, preparato da due esperti della pianificazione strategica (Peter Schwartz e Doug Randall) e tenuto segreto fino alla fine del 2003 quando è finito nelle mani di due riviste americane "Fortune" e "Observer": "Se l’effetto serra non fosse combattuto, forti sconvolgimenti climatici nei prossimi venti o trenta anni potrebbero rappresentare per l'umanità un pericolo di gran lunga maggiore del terrorismo, e la sicurezza negli Stati Uniti ed in Europa potrebbe esserne definitivamente compromessa" – e poi, ancora – "Se non fossero prese misure, nel più breve tempo possibile, le coste americane ed europee dell'Atlantico rischierebbero di essere colpite da frequenti, violente tempeste" – infine – "esiste concretamente la possibilità di una catastrofe globale con milioni di morti".
Di fronte a questo documento e allo scenario da apocalisse che dai finestrini dell'Air One gli si apriva dinanzi agli occhi, il primo intervento politico di Bush è stato quello di sciogliere il blocco sulle riserve petrolifere, di attivare una politica di maggiore sfruttamento dei pozzi e di procedere con scavi ancora più in profondità. Il Presidente del paese più ricco e potente del mondo, nonché inquinante per il 25% del totale con una popolazione pari a circa il 4% di quella globale, mette così al riparo da qualsiasi perdita economica i suoi sponsorizzatori, le lobby del petrolio che in realtà governano non solo Washington e gli americani, ma incidono indirettamente nella vita di tutti attraverso il Wto, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.
Chiunque abbia un ruolo politico, istituzionale ed in particolare modo tutti i leader dei partiti anticapitalistici non dovrebbero restare in silenzio, come purtroppo tristemente sta avvenendo (in questo momento sono tutti impegnati con le primarie, "straordinario" quanto "rivoluzionario" festival dell' "Ego").
Le catastrofi sono un evento politico cruciale con ricadute nella vita quotidiana di ciascuno di noi (la benzina, poche ore fa, ha segnato il nuovo record di 1,236 € al litro con conseguenti rincari e aumento inevitabile del costo della vita).
Si dovrebbe denunciare, informare, cercare nuovi paradigmi attraverso lo studio, la ricerca d'équipe, la nascita di fondazioni internazionali che rappresentino il meglio delle culture socialiste ed ecologiste. Una cosa sicuramente non si può fare, restare in silenzio.

 

[Angelo Notarnicola]

 

Da  www.aprileonline.info     n° 2 del 07/09/2005