Cambiare atteggiamento nei confronti dei cattolici.
Cari laici, basta con questo complesso di inferiorità
Dei problemi di cui soffre la nostra democrazia, la carenza di laicità è da
annoverare tra quelli più vicini all'epicentro della crisi. Come la stessa
gerarchia cattolica ci ha ricordato anche in questi giorni successivi
all'Angelus che ha raccolto folle di fedeli e di politici. Presentato come
esibizione non di forza, ma di affetto per il Papa. E perciò anche come chiusura
delle polemiche legate alla vicenda della Sapienza. Ma di fatto subito
utilizzato da Ruini e dal presidente della Cei Bagnasco per tornare ad attaccare
le "affermazioni strampalate" e le "pressioni ideologiche" contro cui la chiesa
si ergerebbe soltanto per difendere la verità e la dignità dell'uomo. Un attacco
che ha suscitato sorpresa e disappunto persino in qualche prelato. Ma è stato
prontamente rafforzato da quello sferrato proprio ieri dallo stesso Benedetto
XVI contro i media "megafono del materialismo e del relativismo etico". E rende
ancora più allarmante quel "complesso di superiorità" che già Guido Calogero
denunciava nella condotta pubblica di non pochi cattolici.
Calogero, maestro tra i più significativi del liberalsocialismo e della cultura
del dialogo, faceva risalire un simile complesso alla pretesa che le ragioni dei
cattolici poggino su un fondamento assoluto perché garantito dalla fede. Da qui
quell'atteggiamento di superiorità assunto nei confronti di chi invece ritiene
che il "principio fondamentale" di una società pluralista sia la laicità. E la
"volontà di dialogo" che l'accompagna.
E tuttavia, anche i laici - o laicisti, come li chiamava Calogero - spesso
favoriscono questo atteggiamento cattolico. Assumono nei suoi confronti una
"posizione di modestia critica" che invece occorre "correggere radicalmente",
giacché è proprio e solo il principio della laicità a possedere "quella compiuta
universalità e assolutezza" che le fedi pretendono di ascrivere ognuna a se
stessa. Insomma, per dirlo nei termini oggi cari alla gerarchia: i veri valori
non negoziabili delle nostre società plurali e liberali sono proprio la laicità
e la capacità di confronto costruttivo. Perciò, concludeva Calogero, i laici che
non sanno contrastare il complesso di superiorità dei cattolici, diminuiscono
anche l'efficacia della propria battaglia ideale e politica. Assecondano un
complesso che allontana dal coltivare quel senso del limite e della misura dal
quale giustamente Calogero vedeva promossa e tutelata la libertà di ognuno.
Ebbene, Benedetto XVI, Ruini e Bagnasco sono intenzionati ad alimentare la
versione più integralista di un simile complesso. Per loro, come anche il Papa
ha ribadito proprio nel testo "densissimo e però molto chiaro" (Ruini) preparato
per la Sapienza, una filosofia, un'etica e persino una scienza, insomma: una
"cultura europea" che aspiri solo ad "autocostruirsi in base al cerchio delle
proprie argomentazioni" e sia "preoccupata della sua laicità", non è una
legittima protagonista delle nostre società. Un interlocutore portatore di
ragioni e valori con cui anche i cattolici devono imparare laicamente a
confrontarsi.
Al contrario: la cultura moderna criticamente emancipata dalla tradizione
teologica, sarebbe frutto soltanto di mancanza di coraggio di fronte alla
verità. E destinata a frantumarsi sugli scogli di un relativismo nichilistico e
antiumano.
Una versione appunto minacciosamente neointegralista del complesso di
superiorità cattolico, che così può assumere addirittura il volto di una
solitaria difesa della dignità umana.
E perciò va contrastato apertamente proprio da chi è consapevole, come ha
scritto Claudio Magris sul Corriere , che essere laici significa «credere
fortemente in alcuni valori sapendo che ne esistono altri, anch'essi
rispettabili». Di quale rispetto culturale e civile, di quale ruolo pubblico
veramente laico e costruttivo, sa essere protagonista questa gerarchia che - si
badi - persino nelle argomentazioni degli altri vede un impoverimento della
ragione e rivendica per le proprie - e per i misteri della fede - il monopolio
della verità e dei valori?
Seppure timidamente, anche tra i cattolici affiora qualche riserva sulle
tensioni alimentate da questo protagonismo politico della chiesa. Ma l'impegno
dei laici autentici, tanto più di fronte alla crisi etico-politica in cui è
coinvolta la nostra sfera pubblica, è uno solo: dismettere ogni "posizione di
modestia critica". Anzi: rivendicare a schiena dritta che, come ammoniva
Calogero, le ragioni della laicità «non sono meno robuste - anzi sono
incomparabilmente più robuste - di quelle che sorreggono le fedi religiose dei
suoi oppositori».
Rimanere al di qua di un simile impegno significa solo cedere a continui
arretramenti della cultura e della cittadinanza del dialogo. E perciò anche
della stessa democrazia e dei diritti civili che proprio della laicità sono i
frutti più preziosi.
Orlando Franceschelli il Riformista 26.1.08