Biopolitica vaticana


Di fronte alle statistiche di sieropositività per l'Aids che configurano per il continente africano un vero e proprio genocidio, dobbiamo chiederci qual è il senso politico delle dichiarazioni papali sull'inutilità del preservativo. Non bisogna essere conoscitori profondi del continente, infatti, per sapere che le posizioni vaticane sono totalmente inconciliabili con gli stili di vita della maggior parte degli africani, come d'altra parte dei cittadini di tutto il mondo e che, a maggior ragione, l'uso del preservativo risulta utilissimo anche per fermare altre malattie sessualmente trasmissibili, come la gonorrea. 
A peggiorare l'impatto delle dichiarazioni di Benedetto XVI nel suo primo, e dunque simbolico, viaggio nel Continente nero, bisogna considerare che queste verranno prese come giustificazione «morale» per l'indifferenza dell'occidente dinanzi ai trenta milioni di sieropositivi, di cui tre milioni di bambini: un vero e proprio crimine contro l'umanità perpetrato da chi promise aiuti che non sono mai arrivati, o vengono elargiti con il contagocce. Se allora provassimo a spiegare la posizione papale per quello che è, cioè una vera e propria forma della biopolitica occidentale che strumentalizza l'Aids, otterremo le risposte per capire.
In realtà l'idea, cinica ma realistica, che il continente africano possa essere «ricolonizzato» o «rievangelizzato» dall'occidente tra una decina di anni senza colpo ferire non è nuova, ma la pandemia di Aids ha dato a questa teoria lo «spazio vitale» sia mercantile che ecclesiale, un nuovo impulso. Come non soffermarsi sulla possibilità che un occidente, ma in tempi recenti anche la Cina, in affanno di materie prime e spazi nei quali scaricare le eccedenze e i rifiuti, non aspetti che la pandemia faccia il suo corso per poi cogliere il frutto maturo di un continente deprivato delle sue forze migliori?. E come tacere che la «nuova morale sessuale» vaticana è ritagliata più sulle gerarchie ecclesiali del Continente nero che sulle reali abitudini della maggioranza degli africani? I promessi aiuti infatti, anche se dovessero arrivare, e il papa ha detto che non servono, non basteranno a sconfiggere la malattia né a sostenere la penetrazione commerciale delle multinazionali del farmaco in Africa: il continente è infatti troppo povero per questo.
A cosa servono, quindi, realmente quei pochi miliardi di dollari che comunque arriveranno? In sintesi a rafforzare le basi per un controllo mirato delle popolazioni e delle loro relazioni territoriali con le risorse strategiche. Da anni, infatti, con la scusa dell'epidemiologia dell'Aids vengono «tracciate» le popolazioni nei loro flussi migratori e spostate masse umane enormi per allontanarle, ad esempio, dai giacimenti minerari interessanti o, viceversa, stanziarle per «presidiare» quelli che ancora non si vogliono sfruttare. Lo studio del morbo si è inoltre da tempo trasformato in una forma di controllo di popolazioni nomadi per necessità, attraverso pratiche di schedatura di massa. La volontà vaticana di disarticolare una strategia complessiva di lotta all'Aids, rientra in questa necessità di controllo di un continente esposto alla povertà per poi poter essere «aiutato» dagli apparati burocratici delle organizzazioni internazionali o sostenuto nella sua nobile sofferenza dalla pietà delle confessioni religiose. Sulla pelle degli africani, come sempre, ci guadagnano tutti.
Se si adotta questo punto di vista si capiscono molte cose, anche le «antistoriche» e pericolose posizioni papali. Tutto questo è stato già evidenziato, con dovizia di particolari, all'interno dell'ultimo rapporto Undp sullo sviluppo umano, che sottolinea anche il dato strutturale dell'abbandono, da parte dei paesi ricchi, delle politiche che una volta si definivano di sviluppo, per muovere a una concezione decisamente più mercantile ed emergenziale delle relazioni tra paesi ricchi e poveri. Da questo punto di vista il nostro paese, già da qualche anno, risulta all'avanguardia sia nell'abbandono delle politiche di cooperazione che nei ritardi ai versamenti delle quote al Fondo di Lotta all'Aids, Tbc e malaria, peraltro lanciato dal Presidente del Consiglio durante il G8 di Genova. Forse, per un governo così attento ai desiderata delle gerarchie vaticane, le parole del Papa saranno un ottimo motivo per «moralizzare» ulteriormente questa attenta disattenzione.

 

Raffaele K. Salinari      il manifesto 19/03/09

*Presidente   "Terre des Hommes International"