Berlusconi Sugar Daddy
Non governa, appare. Eccolo sulle macerie del terremoto. Eccolo piangere. Poi
cambia argomento ed ecco il lampo di festa giovane
L’Italia è l’unico caso di una democrazia occidentale declassata al livello di
Paese semi-libero. Lo ha dichiarato, il 29 aprile, la Fondazione
americana “Freedom House” : «Troppa concentrazione di potere mediatico nelle
mani di una sola persona che è anche il capo del governo».
Reazioni italiane alla grave denuncia? Nel corso della settimana si è udita solo
la voce indignata di Veronica Lario, però a causa della disputa familiare ormai
nota.
Nel silenzio di quasi ogni altra fonte, c’è da domandarsi se il grido di
indignazione della signora Lario verso il marito Berlusconi non abbia di gran
lunga superato le linee guida dettate da Massimo D’Alema per un corretto
confronto politico.
La personalità del Pd, con il peso della sua storia, ammonisce, in una vasta
intervista al Corriere della Sera (29 aprile): «Se fai un versaccio al premier
(...) significa scegliere un ruolo eterno di comprimario, fare la spalla a
Berlusconi per i prossimi mille anni».
Sì, ma allora che cosa fare? Nel vuoto lo spazio è libero sia per il silenzio
che per l’imitazione del presidente-padrone e dei suoi associati. Il silenzio
per non correre il rischio di fare da spalla. L’imitazione - tipo tagliare il
pasto ai bambini rom, come ha fatto il sindaco Pd di Pessano (Milano) «perché
noi facciamo assistenza, non assistenzialismo», come dice la Lega.
A questo punto permettete a chi scrive di lasciar transitare un piccolo carico
di memoria. Ciò che D’Alema ha detto al Corriere della Sera per illustrare
l’errore grossolano di denunciare le malefatte del governo, lo aveva detto e
scritto, con la stessa chiarezza, ai tempi de l’Unità appena rinata e subito
accusata di esagerare con la sua «fissa» sul conflitto di interessi e le leggi
ad personam. Altri tempi. Però allora, (segretario Ds Fassino) elezione dopo
elezione, comuni, province, regioni si spostavano da destra a sinistra, oppure
si radicavano a sinistra dove avevano governato ormai da decenni.
Ma l'ammonizione di D’Alema non riserva alcuna benevolenza a chi volesse
disapprovare vivacemente il premier. Neppure nel giorno di «Papi Noemi». Noemi,
come ormai tutti sanno dalla Sicilia alla Lapponia, è una adolescente bellina,
che nell’entroterra di Napoli, ha celebrato i suoi 18 anni in compagnia del
presidente del Consiglio, prontamente e misteriosamente apparso sul posto. È la
neo-diciottenne Noemi a confidare al Corriere della Sera: «Certe volte lo chiamo
Papi» (30 aprile). «Papi» in inglese si traduce «Daddy», se si parla del vero
papà. Ma l’espressione diventa «Sugar Daddy» quando riguarda un tipo straricco
(”sugar”, zucchero, sta per dollari) che ronza intorno a una ragazzina
infatuata. «Sugar Daddy», dunque, si fa trovare (per deliberata, stravagante
strategia), in una notte buia, alla periferia di Casoria in un villone affittato
per la festa. È la festa della «sua bambina» (tanto che in due giorni fiorirà
anche la leggenda della figlia segreta). L’invadente leader d’aziende, di
governo, di partito e di popolo compie dunque un passo nuovo. Non un passo
di governo. Come si sa Berlusconi non governa. Berlusconi appare.
Non un passo politico. Come si sa Berlusconi è impegnato a portare il suo
popolo fuori dalla politica e dentro il magico mondo della «audience», un mondo
tipo Maria De Filippi.
Come si sa Berlusconi, prima ancora dei voti, cerca «indici di
gradimento». Lui sa che il gradimento porta voti e non il contrario. E peggio
per chi non controlla un po’ di giornali e tutte le televisioni.
Ecco allora Berlusconi sulle macerie del terremoto, Berlusconi con i primi
sopravvissuti dell’Aquila che piange, Berlusconi con i primi anziani delle
tendopoli che ride, Berlusconi con soldati, vigili del fuoco, e i bambini. Poi
cambia bruscamente argomento, come nei suoi telegiornali. Ecco il lampo di festa
giovane di «Sugar Daddy», figlia o corteggiamento o bizzarria o inspiegata
gentilezza. L’importante è che si accenda un’altra luce sulla nuova apparizione
dell’unico governante che non governa. Ma viene regolarmente festeggiato dai
suoi media come uno statista.
A questo punto Veronica Lario occupa il vuoto. E parla, indignata. Diciamo che
tutto ciò riguarda la sua famiglia. Tranne il vuoto, che riguarda noi.
Ripensiamo allo schema D’Alema: Berlusconi parla, canta, balla, appare e
ricompare (più o meno non fa altro)? Tu fermo e zitto, se no gli fai da spalla.
Dunque noi, disciplinatamente in silenzio, aspettiamo che un
professionista della politica ci spieghi il segreto: come vincere (o anche solo
sopravvivere) restando buoni, bravi e zitti. Forse in attesa di fare le riforme
«insieme».
Furio Colombo l’Unità 3.5.09