"Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l'adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un'idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo. Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materi di immigrazione.
Faccia vedere il video ai suoi amici leghisti e nel frattempo ascolti cosa dice il sindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini del partito di Bossi, ad un raduno del suo partito xenofobo dove ha esposto «Il vangelo secondo Gentilini» con chiarezza diabolica: «Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari ... Voglio la rivoluzione contro i bambini degli immigrati ... Ho distrutto due campi di nomadi e ne vado orgoglioso. Voglio la rivoluzione contro coloro che vogliono le moschee: i musulmani se vogliono pregare devono andare nel deserto, ecc. ecc. Questo è il Vangelo secondo Giancarlo Gentilini (sindaco di Treviso): "Tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri, ma non avanzerà niente"».
Legittimità elettorale e
dignità etica
Riconoscere la
legittimità del suo governo, con riserva
etico-giuridica, non significa
riconoscere anche la sua legittimità
morale a governare il Paese perché lei
non ha alcuna cultura dello Stato e
delle sue Istituzioni, ma solo quella di
difendere se stesso dalla Giustizia e i
suoi interessi patrimoniali che sotto i
suoi governi prosperano alacremente. Il
conflitto di interessi pesa come un
macigno sulla Nazione e la sua economia,
ma lei è bravo ad imbrogliare le carte,
facendolo derubricare nella coscienza
della maggioranza che ne paga le
conseguenze economiche e democratiche.
Cornuti e mazziati dicono a Napoli.
Quando la sua maggioranza
si sveglierà dall'oppio che lei ha
diffuso a piene mani sarà troppo tardi e
intanto il Paese paga il conto dei suoi
avvocati, nominati da lei senatori, cioè
stipendiati con soldi pubblici. Allo
stesso modo stiamo pagando i condoni
fiscali che lei si è fatto su misura sua
e della sua azienda, sottraendo denaro
al popolo italiano. In morale questo
viene definito come doppio furto.
Da quando lei «è sceso in
campo», l'Italia ha iniziato un degrado
inesorabile e costante che perdura
ancora oggi, codificato nel termine «berlusconismo»
che è la sintesi delle maledizioni che
hanno colpito l'Italia sia sul piano
economico (mai l'economia è stata così
disastrata come sotto i suoi governi),
su quello sociale (mai si sono avuti
tanti poveri, disoccupati e precari come
sotto i suoi governi), e su quello
civile (mai come sotto i suoi governi è
sorta la categoria del «nemico» da
odiare e da abbattere). Lei, infatti,
usa la menzogna come verità e la
calunnia come metodo, presentandosi come
modello di furbizia e di utilizzatore
finale di leggi immorali e
antidemocratiche come tutte quelle «ad
personam».
Nei confronti dell'ultima
illegalità, che grida giustizia al
cospetto di Dio, il decreto 733-B/2009,
che segna una pietra miliare nel cammino
di inciviltà e di negazione di quelle
radici cristiane di cui la sua
maggioranza ama fare i gargarismi,
sappia che siamo cento, mille,
diecimila, milioni che faremo obiezione
di coscienza all'ignobile e illegale
decreto, pomposamente detto «decreto
sicurezza»: diventeremo tutti
clandestini e sostenitori dei cittadini
di altri Paesi, specialmente africani,
in quanto «persone», anche se
clandestini, a costo della nostra vita.
Dobbiamo ubbidire alla nostra coscienza
piuttosto che alle sue leggi razziali e
disumane. La legge che definisce
l'immigrazione come illegalità è un
insulto a tutte le Carte internazioni e
nazionali sui «diritti», un vulnus
alla dottrina sociale della Chiesa e
colloca l'Italia tra le nazioni
responsabili delle stragi degli
innocenti, perseguitati e titolari del
diritto di asilo.
Essere «alto» ed essere
»grande»
Lei non è e non sarà mai
uno «statista» se sente il bisogno di
fare vedere alle sue donnine i filmati
che lo ritraggono tra i «grandi». Per
essere «grande», non basta rialzare le
suole delle scarpe, ma occorre avere una
visione oltre se stesso, una visione
«politica» che a lei è estranea del
tutto, incapace come è di vedere oltre i
suoi interessi. Per potere emergere
dallo squallore in cui lei è maestro, ha
profuso a piene mani il virus
dell'antipolitica, il qualunquismo
populista, trasformando la «polis» da
luogo di convergenza di ideali e di
interessi a mercato di convenienza e di
sopraffazione. Lei, da esperto di
vecchio pelo, ha indotto i cittadini ad
evadere il fisco che in uno Stato
democratico è prevalentemente un dovere
civile di solidarietà e per un cristiano
un obbligo di coscienza perché strumento
di condivisione per servizi essenziali
alla corretta e ordinata convivenza
civile e sociale. Durante il suo governo
le tasse sono aumentate perché incapace
di porre un freno alla spesa pubblica
che anzi galoppa come non si è mai
visto. Non faccia confusione tra «essere
alto» e «essere grande», come insegna
Napoleone che lei ben volentieri
scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare
l'ombra del dittatore.
Lei non può negare di
essere stato piduista (tessera n. 1816)
e forse di esserlo ancora, se come
sembra, con il suo governo cerca di
realizzare la strategia descritta nei
documenti sequestrati al gran maestro
Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi
(Comunicato Ansa del 17 marzo
1981 ore 12:18, da cui emerge il suo
numero di tesserato; cf intervista di
Licio Gelli su Repubblica.it del
28-09-2003).
La maledizione italiana
A lei nulla importa dei
valori religiosi, etici e sociali, che
usa come stracci a suo comodo esclusivo,
senza esimere di vantarsi di essere
ossequioso degli insegnamenti etici e
sociali della Chiesa cattolica, di cui
si è sempre servito per averne
l'appoggio e il sostegno. Partecipa
convinto al «Family-Day» in difesa della
famiglia tradizionale, monogamica
formata da maschio e femmina e poi ce lo
ritroviamo con prostitute a pagamento
che registrano la sua voce nel letto di
Putin; oppure spogliarelliste che lei ha
nominato ministre: è lecito chiedersi,
in cambio di cosa? Come concilia questo
suo comportamento con le sue
dichiarazioni di adesione agli
insegnamenti della Chiesa cattolica? La
«corrispondenza d'amorosi sensi» tra
lei, il Vaticano e la gerarchia
cattolica è la maledizione piombata
sull'Italia ed una delle cause del
progressivo e costante allontanamento
dalla Chiesa delle persone migliori. I
prelati, come sempre nella storia, fanno
gli affari loro e lei che di affari se
ne intende si è lasciato usare ed ha
usato senza scrupoli offrendo la sua
collaborazione e cercando quella della
cosiddetta «finanza cattolica» legata a
doppia mandata con il Vaticano. Se
volesse avere la documentazione di legga
il molto istruttivo saggio di Ferruccio
Pinotti e Udo Gümpel, «L'unto del
Signore», BUR, Rizzoli, Milano 2009.
Gli ecclesiastici, da
perfetti «uomini di mondo, hanno capito
che con lei al governo potevano imporre
al parlamento leggi e decreti di loro
interesse, utilizzandolo quindi come
braccio secolare. Per questo obiettivo,
devono però rinunciare alla loro
religiosità e adeguarsi alla paganità
del potere che esige la contropartita.
Lei, infatti, è sostenuto dall'Opus Dei,
da Comunione e Liberazione e da tutte le
organizzazioni e sètte cattoliche che si
lasciano manovrare a piacimento con lo
spauracchio dei «comunisti» e con
l'odore satanico dei soldi.
Il Vaticano e i vescovi,
non essendo profeti, ma esercenti
gestori di una ditta pagana, non hanno
saputo o voluto cogliere le conseguenze
nefaste che sarebbero derivate al Paese
da questo connubio incestuoso; di fatto
sono caduti nella trappola che essi
stessi e lei avevate preparato.
L'incidente di Vittorio Feltri, da lei,
tramite la famiglia, nominato direttore
del suo «Il Giornale» con cui uccide
sulla pubblica piazza Dino Boffo,
direttore di «Avvenire» portavoce della
Cei, va oltre le vostre intenzioni e
come un granellino si sabbia inceppa il
motore. Oppure, secondo l'altra vulgata,
tutto sarebbe stato progettato da lei e
Bertone per permettere a questi di
mettere le mani sulla Cei e a lei di
fare tacere un sussurro appena modulato
di critica sui suoi comportamenti
disgustosi. Senza volersi arrampicare
sugli specchi forse si è verificato un
combinato disposto, non nei tempi e
nelle forme da voi progettato.
Il giorno 7 agosto 2009,
in un colloquio riservato con il
cardinale Angelo Bagnasco, lo misi in
guardia: «Stia attento - gli dissi - e
si prepari alla guerra d'autunno perché
con la nomina di Feltri al Giornale
di Berlusconi (20-07-2009), la guerra
sarà totale e senza esclusione di colpi.
Berlusconi non può rispondere alle
domande di la Repubblica e non
può andare in tv a dare spiegazioni. Può
continuare a negare sulle piazze per gli
allocchi, ma nemmeno lui, menzognero di
professione potrebbe negare davanti a
domande precise e contestazioni
puntuali. Per questo non lo farà mai,
tanto meno in Parlamento. Non ha che un
mezzo: sguazzare nel fango facendolo
schizzare su tutti e su tutto, in base
al principio che se tutto è infangato,
nessuno è infangato». Il cardinale mi
guardò come stupito e incredulo,
reputando impossibile la mia previsione.
Credo che ora si morda le labbra.
Eppure credo anche che
lei sia finito: per la finanza
internazionale e per gli interessi di
coloro che lo hanno sostenuto, Vaticano
compreso, lei ora è ingombrante e
impresentabile e deve essere sostituito,
ma lei non cadrà indenne, farà più danni
che potrà, un nuovo Sansone in
miniatura. Lei sa che deve andarsene, ma
sa anche che passerà alla storia non
come quel «grande, immenso» presidente
che è stato lei, ma come «l'utilizzatore
finale di prostitute che altri pagavano
per conto suo». Non c'è che dire: lei è
un grande in bassezza e amoralità.
Spergiuro
Nella trappola non è
caduto il popolo di Dio, formato da
«cristiani adulti» che tanto
dispiacciano al papa «pro tempore»
Benedetto XVI: lei non potrà mai
manipolarli come non potrà mai possedere
le coscienze dei non credenti austeri,
cultori della laicità dello Stato che
lei vilipende e svende, sempre e
comunque, per suo inverecondo interesse.
Lei ha la presunzione ossessiva di
definirsi liberale, ma non sa cosa sia
il liberismo, mentre è l'ultima
caricatura di promettente e decadente
comunista sovietico di stampo
breshnieviano, capace di usare il popolo
per affermare la propria ingordigia
patologica di potere. D'altronde il suo
amico per la pelle non è l'ex «kgb»
Vladimir Vladimirovič Putin, nella cui
dacia è ospitato secondo la migliore
tradizione comunista italiana?
Dal punto di vista della
morale cattolica, lei è uno spergiuro
perché ha giurato sulla testa dei suoi
figli, senza pudore e alcuni giorni dopo
il «ratto di Noemi», ha dato dello
stesso fatto diverse versioni
differenti, condannando se stesso e la
testa dei suoi figli alla pena dello
spergiuro che già Cicerone condannava
con la «rovina» e l'esposizione
all'umana infamia: «Periurii poena
divina exitium, humana dedecus - La pena
divina dello spergiuro è la rovina e
l'infamia/il disprezzo degli uomini» (De
legibus, II, 10, 23; cf anche De
officis, III, 29, 104;in Cicerone,
Opere politiche e filosofiche, a
c. di Leonardo Ferrero e Nevio Zorzetti,
vol. I, UTET, Torino, 1974, risp. p. 489
e p. 823). Anche il Diritto Canonico,
per sua informazione, riserva allo
spergiuro «una giusta pena» (CJC, can.
1368), demandata all'Autorità, in questo
caso il papa, che avrebbe dovuto
comminarle la pena canonica, invece di
indirizzarle una lettera diplomatica per
il g8 e i suoi «deferenti saluti». Non
ci può essere deferenza, tanto meno
papale, per un uomo che ha toccato il
fondo della dignità politica e morale.
Gli ultimi fatti di Villa
Certosa e Palazzo Grazioli hanno
sprofondato lei (non era difficile), ma
anche l'Istituto Presidenza del
Consiglio in un letamaio senza
precedenti. Mai l'Italia è stata derisa
nel mondo intero (ormai da quattro mesi
continui) a causa di un suo presidente
del consiglio che, su denuncia della
moglie, frequenta le minorenni e sempre
per ammissione della moglie che lo
frequenta da oltre trent'anni, per cui
si presume lo conosca bene, è malato e
come un dio d'altri tempi esige per la
sua perversione, sacrifici di giovani
vergini per nascondere a se stesso i
problemi del tempo che inesorabilmente
passa, nonostante il trucco abbondante.
Affari privati o deriva
di Stato?
Lei dice di volere
difendere la sua privacy, ma non c'è
privacy per uno che ha portato i suoi
fatti «privati» in tv attaccando
indecorosamente la sua stessa moglie che
ha intrapreso la strada del divorzio.
Forse lei ha dimenticato che
sull'immagine della sua «felice famiglia
italiana» lei ha costruito se stesso e
la sua fortuna politica ed economica.
Lei si comporta per quello che è: uno
spaccone che in piazza si vanta di tutto
ciò che non ha mai fatto e poi pretende
che nessuno ne parli. Se lei mette il
segreto di Stato sulle sue ville, queste
diventano ipso facto «affare
politico» perché lei le usa anche per
incontri istituzionali e quindi fanno
parte dell'Istituzione della presidenza
del consiglio. Lei non ha diritto alla
vita privata, quando si comporta da uomo
pubblico e promette carriere tv o posti
in parlamento a donnine compiacenti che
la sollazzano nel suo «privato». Non è
lei che ha detto in una intercettazione,
parlando con Saccà che «le donne più son
cattoliche più son troie»? Può spiegare,
di grazia, il significato di queste
parole altamente religiose e rispettose
delle donne e indicarci a chi si
riferiva? C'entrano le due donne che
siedono nel suo governo e che si vantano
di essere cattoliche: la Carfagna e la
Gelmini?
Lei e suoi paraninfi
continuate a dire che si tratta di
questioni private senza rilevanza
pubblica, sapendo di mentire ancora e
senza pudore. Sarebbero affari privati
se Silvio Berlusconi non fosse
presidente del consiglio che alle
donnine che gli accompagnano anche a
pagamento, non promettesse incarichi in
aziende pubbliche (tv) o posti in
parlamento se non addirittura al
governo. Vorrei chiederle per curiosità:
quali sono i meriti e le benemerenze
delle ministre Mara Carfagna e Maria
Stella Gelmini per essere assurte, non
ancora quarantenni, a posti di rilievo
nel suo governo? Perché Mara Carfagna
posava nuda o la Gelmini prendeva
l'abilitazione in Calabria?
Le sue ville sono ancora
sotto la tutela del segreto di Stato e
quindi guardate a vista da polizia,
carabinieri, esercito? A spese di chi?
Può ancora dire che sono residenze
private? Fu lei in persona ad andare dal
suo devoto suddito Bruno Vespa a
rispondere pubblicamente a suo moglie,
Veroni Lario, rendendo pubblici i fatti
che la riguardavano e attaccando sua
moglie senza alcuna pietà, facendo
pubblicare dal suo «killer mediatico» le
foto di sua moglie a seno nudo di quando
faceva l'attrice. Non credo che lei
possa dire che le sue vicende sono
private perché ci riguardano tutti, come
cittadini e come suoi «sovrani»
costituzionali perché una cosa è certa:
noi non abdicheremo mai alla nostra
dignità di cittadini sovrani figli
orgogliosi della nostra insuperabile
Costituzione. Noi non permetteremo mai
che lei diventi il «padrone» della
nostra dignità.
Per lei è cominciato
l'inizio della fine perché il suo
declino è iniziato nel momento stesso in
cui è andato nella tv di Stato
compiacente e, senza contraddittorio,
alla presenza del solo cerimoniere e
maggiordomo fidato, ha cominciato a
farfugliare bugie, contraddizioni,
falsità che non hanno retto l'urto dei
fatti crudi. Se lei fosse onesto, anche
solo per una parte infinitesimale,
dovrebbe rassegnare le dimissioni, come
aveva promesso nel suddetto, compiacente
recital.
Strategie convergenti
Lei può fare affari col
Vaticano e chiudere nel cassetto morale
e dignità, ma sappia che il Vaticano non
è la Chiesa, per nostra fortuna e per
sua e vostra disgrazia. Noi, uomini e
donne semplici, vogliamo onorare e
difendere la nostra dignità e la nostra
fede, contro ogni tentativo di
manipolazione e di incesto tra altare e
politica. Purtroppo lei, supportato da
parte della gerarchia, ha fatto scadere
la «politica» da arte a servizio del
bene comune a mercimonio di malaffare e
a sentina maleodorante. Le istituzioni
cattoliche che lo hanno appoggiato ne
portano, con lei, la responsabilità
morale, in base al principio giuridico
della complicità.
Strana accoppiata: i
difensori della moralità ufficiale,
costretti a tacere per mesi di fronte a
comportamenti indegni e a leggi inique,
perché lautamente ricompensati o in
vista della mancia promessa. Trattasi
solo di un baratto di cui i responsabili
dovranno rendere conto. I vescovi hanno
ritrovato la parola quando si sono visti
attaccare, inaspettatamente, da lei con
avvertimenti di stampo mafioso (per
interposta persona). La gerarchia, in
genere felpata e compassata, in questo
frangette è risorta come un sol uomo,
arruolando anche il papa alla bisogna,
ma cogliendo anche l'occasione per dare
corpo alle vendette interne e regolare i
conti tra ruiniani e bertoniani. Come
insegna l'amabile Andreotti «la vendetta
è un piatto che si gusta freddo».
Strategie convergenti che hanno
sprigionato il disgusto del popolo
cattolico e dei cittadini che ancora
pensano con la propria testa.
Ripudio
Io, Paolo Farinella,
prete mi vergogno della sua presidenza,
per me e la mia Nazione e, mi creda, in
Italia siamo la maggioranza che non è
quella elettorale, ottenuta da una
«legge porcata» che ben esprime
l'identità della sua maggioranza e del
governo e di lei che lo presiede (o lo
possiede?). Lei potrà avere il sostegno
del Vaticano (uno Stato estero) e della
Cei che con il loro silenzio e le loro
arti diplomatiche condannano se stessi
come complici di ingiustizia e di
immoralità.
Per questi motivi, per
quanto mi concerne in forza del mio
diritto di cittadino sovrano, non voglio
più essere rappresentato da lei in
Italia e all'Estero, io la ripudio
come politico e come presidente del
consiglio: lei non può rappresentarmi né
in Italia e tanto meno all'estero perché
lei è la negazione evidente di tutto
quello in cui credo e spero di vedere
realizzato per il mio Paese. sia perché
non mi rappresenta sia perché è indegno
di rappresentare il buon nome
dell'Italia seria, laboriosa e civile e
legale che amo e per la quale lotto e
impegno la mia vita. Non importa che lei
abbia la maggioranza parlamentare, a me
interessa molto di più che non abbia la
mia coscienza
Io, Paolo Farinella,
prete ripudio lei, Silvio Berlusconi,
presidente pro tempore del consiglio dei
ministri e tutto quello che rappresenta
insieme a coloro che l'adulano, lo
ingannano, lo manipolano e lo
sorreggono: li/vi ripudio dal profondo
del cuore. in nome della politica,
dell'etica e della fede cattolica. La
ripudio e prego Dio che liberi l'Italia
dal flagello nefasto della sua presenza."
Paolo Farinella, prete
micromega-online