Benedetto XVI auspica «una nuova generazione di politici cattolici».
In tutto simile a quella vecchia
Anche il papa è scontento della situazione politica italiana. Lo ha detto con chiarezza nel corso della sua visita dell'altro ieri in Sardegna. L'Italia è malata: è d'accordo anche lui. Non è facile, però, essere d'accordo con lui sulla cura. Dice che «serve una nuova generazione politica», ma la novità assomiglia molto, troppo, a un passato infelice, incerto, non ancora dimenticato. Sentiamo: «Auspico una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile». E ha aggiunto: «Maria vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell'economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile». In primo piano la famiglia che «ha più che mai bisogno di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale». Soprattutto «giovani, assetati di verità e di ideali». E ha aggiunto: «Evangelizzate il mondo del lavoro, dell'economia, della politica». Ai giovani il papa ha detto anche di «non cedere allo scoraggiamento di fronte alla precarietà del lavoro e a evitare la superficialità promossa dalla cultura dominante». Non si può non ricordare i tempi della Democrazia Cristiana: il papa ne auspica un ritorno? Non basta la presenza di cattolici che vivono, come oggi, la militanza politica nei vari schieramenti esistenti? Si vorrebbe fare ritorno a uno schieramento etichettato come cattolico? Eppure era sembrato che i vertici vaticani avessero accettato volentieri la fine di raggruppamenti politici dichiaratamente «cattolici», in Italia come nel resto del mondo. La situazione attuale spinge, forse, verso un ritorno indietro? Alcune espressioni dei vertici vaticani e del papa stesso lo farebbero pensare. Sempre nella domenica «sarda», ad esempio, dopo la messa, il papa ha lamentato il numero eccessivo dei divorzi che starebbero sfasciando le famiglie italiane, mentre, d'altro canto, ha confermato in un cordiale incontro con Berlusconi l'appoggio cattolico al governo di centrodestra. L'incontro dell'altroieri era il sesto fra Berlusconi e Benedetto XVI (che aveva viaggiato in aereo insieme a Gianni Letta). Ma proprio in contemporanea a Roma i ministri Rotondi e Brunetta stanno portando avanti una riforma positiva delle unioni civili. In una intervista all' Unione sarda Berlusconi difende l'intervento politico della Santa Sede e ringrazia per l'appoggio ricevuto in questi mesi. «Da sardo, prego la vergine di Bonaria». Dice: La libertà di pensiero è un principio che ho sempre difeso. Chi vuole la chiesa del silenzio e che ancora gradirebbe sacerdoti confinati dentro le chiese, è fra coloro che si sono sempre ispirati al comunismo». Berlusconi non si smentisce. Cio nonostante la «cattolicità» degli italiani è sempre più in discussione e il papa è preoccupato. Non basta a tranquillizzarlo la constatazione che il «pericolo» comunista si è allontanato da tutto il panorama politico (persino dal Partito Democratico). E' evidente che in Vaticano non si sa bene che cosa opporre alla progressiva laicizzazione del popolo italiano. Una incertezza che è emersa in Sardegna nell'incerto richiamo ai tempi di un cattolicesimo impegnato in politica in prima persona. Tempi non lontani, li ricordiamo bene. Ma per la chiesa sono stati tempi veramente felici? Se ne può, almeno, dubitare. Erano, fra l'altro, i tempi dei referendum popolari a favore del divorzio e dell'aborto, le più dure sconfitte recenti del cattolicesimo nostrano. E il Vaticano non può e non deve dimenticare che la Democrazia Cristiana era diventata più che il partito dei cattolici il partito di centro della vita politica italiana. Di un centro sempre più a destra. Non sembra convincente, dunque, quel ritorno a un cattolicesimo politico auspicato in Sardegna dal papa. Come non sembra convincente quell'appoggio della chiesa ufficiale al centrodestra che l'incontro sardo del papa con Berlusconi ha confermato. Ci piaccia o no, la laicizzazione procede a grandi passi anche da noi. Nonostante i reciproci favori fra il Vaticano e Palazzo Chigi. E nonostante la crisi del comunismo.
Filippo Gentiloni Il manifesto 9/9/08