Benedetto l'inflessibile

Quasi ogni giorno il papa ripete le sue prese di posizione con crescente rigidità: come se temesse di non essere stato abbastanza chiaro. Questa volta con una solennità anche maggiore, di fronte ai dirigenti del Partito Popolare e alla vigilia del voto italiano. Le posizioni di Ratzinger sono ormai note. Esiste una vasto pericolo - europeo e non solo - di tradimento dei valori fondamentali della società. Valori che avevano trovato casa nella storia europea, ma che l'Europa di oggi rischia di dimenticare.

 La chiesa cattolica li difende. Il grande nemico è il relativismo e contro di esso la chiesa cattolica conduce la sua grande battaglia soprattutto sul matrimonio e sulla famiglia. Perciò la difesa della vita dal concepimento alla morte, con la condanna dell'aborto e delle leggi che lo permettono.

Perciò la condanna di tutte le forme di convivenza che non siano quella classica del matrimonio fra uomo e donna. La difesa delle posizioni cattoliche deve riguardare tutti, non soltanto i cattolici: il loro fondamento e la loro giustificazione, infatti, non risale ai sacri testi ma a quella famosa «legge naturale» che riguarda tutti e della quale la chiesa - cattolica - è custode. Posizioni ormai ben note. Il papa precisa che non sono negoziabili. O prendere o lasciare: su questi punti il Vaticano non tratta e rivendica il suo diritto «a intervenire in politica». Forte anche di quel consenso che i partiti popolari gli assicurano nei vari parlamenti europei. Un consenso che, comunque, è tutt'altro che unitario e universale.

 Non la pensa così una buona parte del mondo extraeuropeo, fra l'altro non la pensano così tutti quei paesi africani ed asiatici - musulmani e non solo - con i quali il Vaticano continua a dire di volere il dialogo. E non la pensa così anche buona parte del mondo europeo più moderno, quello che ha accettato la grande lezione della laicità e la sa distinguere bene dal relativismo. Dai segnali e da molte voci che si fanno sentire, anche se sommessamente, si può affermare che la rigidità di Ratzinger non è bene accolta neppure da tutto il mondo cattolico. Per non parlare dei protestanti. Non che alle rigide posizioni di Ratzinger manchino alleati. Anche se non credenti del dio di Gesù Cristo (i vari Pera, Fallaci, ecc.) ma credenti in una identità europea - italiana - da imporre a chiunque voglia prendere casa in mezzo a noi. Nonostante quell'universalismo che, fin dagli inizi, il cristianesimo ha cercato di diffondere in un'Europa riluttante, egoista, superba. Ricca non tanto di un'identità etica quanto dei suoi denari.

 

FILIPPO GENTILONI      Il manifesto 31/3/2006