Il Belpaese bigotto e perverso


Lo sappiamo: le presunte porcherie del professore Marcelletti con una bambina di tredici anni
apparentemente non c´entrano nulla con i cardinali Ruini e Bertone. E le tante notti travestite, non
solo quelle del brasiliano d´Italia Ronaldo, a prima vista non hanno niente a che fare con le omelie del Papa contro la "194".

Ci mancherebbe. È però vero che, ossessionati dalla legge sull´aborto e convinti che la sessualità sia una branca della teologia, i cattolici neointegralisti neppure si
accorgono della devastazione che è stata fatta del paesaggio erotico nazionale, e soprattutto della
rêverie dei nostri maschi. E figuriamoci se, perduti nel loro caleidoscopio di moralismo bigotto,
pensano di portare sulle proprie spalle un po´ di responsabilità per l´evoluzione del peccato italiano
da tollerato condimento dell´anima cattolica a vortice di malattie sessuofobiche, impensabili per la
generazione che era cresciuta con il mito della vichinga e si ritrova oggi con i pedofili e i
transessuali.
Alla fine, solo noi laici senza ideologie restiamo a bocca spalancata ogni volta che la cronaca apre,
più o meno lecitamente, uno squarcio sui vizi privati delle nostre eccellenze: dal grande e
bravissimo cardiochirurgo, appunto, al coccolato calciatore simbolo del calcio meneghino,
europeizzato e italianizzato fra Madrid e Milano; dal politico, per bene e di sinistra, tentato dal
transessuale al ricco e affascinante ereditiero Fiat che si rilassa con un travestito. Al giudice che gli
chiedeva conto, l´italianizzato Ronaldo ha detto: «Non mi ero accorto che erano viados, pensavo
fossero ragazze». E il giudice: «Ma che erano tre se ne sarà accorto. Lei festeggia con tre ragazze
tre?».
Legga, il cardinale Bertone, i verbali della famosa notte brava dell´onorevole Mele: «Mi costrinse a
chiamare il mio ragazzo per riferirgli che stavo facendo sesso con lui, voleva che chiamassi solo
maschi o un pornodivo (...)».
Cosa è dunque accaduto agli italiani? Perché hanno sostituito il vecchio adulterio, l´abbandono del
tetto coniugale e la poligamia con tutta questa robaccia, con la pedofilia, con i vizi più strani, e
proprio lì dove non te li aspetti, come nel caso del grande chirurgo Marcelletti che ti immagini
magari venale perché svolge una professione strategica che affronta appunto il cuore del problema,
ma non lo sospetti vizioso e ridotto a bestia. Pensi a Christian Barnard e ai primi trapianti, alla sua
passione per le donne belle, alle auto veloci e ai bei vestiti, al fascino di gente riverita che ha potere
ma che non approfitta della soggezione che incute; non trasforma la devozione in prostrazione,
specialmente sessuale. Nella posizione di grande privilegio non sospetti il verme. Nel pilota d´aereo
non intravedi l´alcolista, nel fisico nucleare non immagini il piromane, nel ginecologo non temi lo
stupratore. Pensi che abbiano tutti un fascino latino, che siano appunto dei latin lover, degli adulteri
e non dei pervertiti, degli sfacciati peccatori e non dei sordidi viziosi.
Chi ha portato gli italiani, per dirla con i sapienti tomisti, dall´illicitus coitus cum uxore vel marito
alterius alla spudoratezza della perversione?
L´adulterio, come tutti capiscono, era la disputa maschile sul corpo della donna. Il rifiuto dell
´adulterio sta alla base della civiltà occidentale: l´odissea dei sensi, vissuta da Penelope contro ogni
tentazione adultera tramata dai Proci. E, ancora oggi, ci sono posti nel mondo dove si spara e si
ammazza per un adulterio. Anzi alcuni pensano che la linea discriminante dello scontro di civiltà sia
proprio l´adulterio che in Occidente è stato derubricato da peccato mortale (il 9° comandamento) a
peccato ultraveniale e forse persino a non peccato, a sbadataggine, mentre in Oriente è ancora l
´onore dell´uomo custodito nel grembo della donna e risarcito con la lapidazione. Ebbene, l´Italia
che fu il paese delle adultere e dei cicisbei, che fu la patria del peccato latino, oggi si colloca al di là
di questa discriminante, come una specie di Babele, con uno statuto a parte, quello della bizzarria
sessuale.
Non che prima non ci fossero vizi immondi. Ma erano lì, nascosti e gestiti da personalità aberrate.
Oggi l´aberrazione è diventata normalità. In passato c´erano alcuni fiori selvaggi, come Pasolini per
esempio, di grande forza ma anche di grande difformità. Erano fiori che trasgredivano la misura, nel
bene e nel male: viziosi per eccesso di umanità. A seguire la cronaca, gli italiani sono tutti come
Pasolini senza avere scritto né fatto nulla d´importante o di eccezionale. Siamo diventati un popolo
di trasgressori, tutti cittadini della Salò di Pasolini, tutti a provare azzardi e a cercare sapori forti,
tutti tentati dai brividi, tutti innamorati delle porcherie, con una deformazione del carattere
antropologico nazionale: dal mito del maschio italiano al mito del porco italiano.
Ebbene, una parte della responsabilità ce l´ha sicuramente quel laboratorio di Frankenstein che è
stato ed è tornato ad essere il neointegralismo cattolico. Una vecchia saggezza cristiana ci fa
pensare che i buoni preti italiani sapranno ancora una volta smascherare, dietro le sembianze degli
asceti, i nevrotici che legittimano o nascondono intrallazzi sessuali. Accade sempre così quando si
scarica Dio sul sesso, quando si considera il sesso come una molla sulla quale mettere Dio a sedere:
da un parte c´è il fuoco del divieto e dall´altra c´è quello del vizio, da un lato la dottrina infuocata e
dall´altro la società infoiata. Da una parte le prediche sessuofobiche e dall´altra la tv più cattolica e
più sporcacciona del mondo. Da una parte l´amputazione innaturale e dall´altra lo stupro. Da una
parte la repressione e dall´altra le manie dei turisti sessuali in Thailandia o a Cuba. Da una parte
Ruini e dall´altra Marcelletti.
Non è dunque per generosità e neppure per pietà che dinanzi a tutti i Marcelletti d´Italia invochiamouno scarto fantasioso del nostro diritto.È possibile che Marcelletti, chirurgo bravissimo e amato dalla gente, abbia a sua volta bisogno di cure mediche, di cure forzate. Se così fosse, il nostro
Diritto potrebbe immaginare non una condanna che, oltre a renderlo sessualmente inoffensivo, gli
togliesse i ferri dalle mani e dunque ci privasse del suo talento, della sua eccellenza chirurgica.
Forse bisognerebbe destinarlo alla chirurgia forzata, oltre che alle cure forzate, vale a dire
condannarlo ad operare gratis per conto dello Stato, a risarcire la società con quel molto che sa fare.
Sarebbe un buon inizio per fronteggiare laicamente i sempre più numerosi e orribili delitti sessuali
che sono l´altra monnezza dell´Italia di nuovo frastornata dai moralisti.

Francesco Merlo      la Repubblica  13 maggio 2008