Il banchiere di Dio

 

La scomparsa del Monsignor Paul Marcinkus, inevitabilmente fa tornare alla memoria un periodo oscuro e irrisolto della storia vaticana.
Nato in un sobborgo di Chicago nel gennaio del 1922, divenne sacerdote nel 1947 e arcivescovo nel 1981, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, durante il quale ricoprì l’incarico di Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della città del Vaticano; ma il suo nome per molti si associa al 1982, quando fu accusato di essere coinvolto nello scandalo del crack finanziario del Banco Ambrosiano, un istituto di credito al tempo molto legato alla Curia, e in particolare allo Ior, l’Istituto per le Opere di Religione di cui Marcinkus era allora presidente. Godendo dell’immunità vaticana, l’arcivescovo non subì le naturali conseguenze della sentenza. Dopo oltre vent’anni, i dubbi sul ruolo effettivo avuto dal Monsignore in queste vicende, continuano ad aleggiare anche per le morti di Roberto Calvi e Michele Sindona, entrambe ancora pienamente da chiarire.

Calvi era stato presentato da Sindona a Marcinkus nel 1971, appena dopo la sua nomina di presidente della Banca Vaticana da parte di Paolo VI; da questo momento in poi, è possibile riscontrare attraverso la documentazione reperibile dalle inchieste sui due omicidi, la crescita delle vendite di molte società realizzate dai vari dipartimenti del Vaticano, quasi totalmente a favore dei due banchieri italiani, già all’epoca dimostratisi esperti in materia di corruzione e speculazione finanziaria.
Per questo motivo, lo stesso Marcinkus fu obbligato a sottoporsi a numerose udienze per le inchieste portate avanti dalle autorità italiane, che insistevano soprattutto sulla sua amicizia personale e affaristica con Sindona del quale, nell’aprile del 1973, durante un altro degli interrogatori, così riferì ai procuratori statunitensi: “Michele ed io siamo ottimi amici. Ci conosciamo da molti anni. I miei affari finanziari con lui, comunque, sono molto limitati. Egli è, come sapete, uno dei più ricchi industriali italiani. Ha sempre precorso i tempi nel trattare problemi finanziari”.

Calvi, Sindona, ma anche Licio Gelli e Umberto Ortolani: l’ombra inquietante dei rapporti tra il “banchiere di Dio” e alcuni esponenti della peggiore tradizione massonica del nostro paese, si è poi allungata sino a un’altra misteriosa morte, quella di Giovanni Paolo I, che tutti ricordano con il nome di Papa Luciani. Travolto dagli scandali, Marcinkus decise di rinunciare a ogni incarico per rifugiarsi in Arizona, rilassandosi giocando a golf nella piccola cittadina di Sun City, dove era solito tenere messa nella parrocchia di San Clemente, prima di cedere ai problemi di cuore che ne hanno motivato il decesso, all’età di 84 anni.
Ora che non c’è più, potrebbe essere utile tornare ad analizzare la figura di Paul Marcinkus, se non altro per conoscere meglio un certo nostro passato, che riuscirebbe a chiarire anche tanto nostro presente. Senza inutili polemiche, né colpevoli omissioni.

 

AprileOnLine n.107    del 22/02/2006