Balducci
e la pista che porta allo Ior
Porta in Vaticano, una delle piste su cui lavorano gli investigatori
dell’inchiesta sui Grandi Appalti.
E’ noto il ruolo di Angelo Balducci, il potente presidente del Consiglio
superiore dei Lavori
pubblici, che rivestiva importanti incarichi Oltretevere. Dal 2002 era infatti
«consultore» della
congregazione di Propaganda Fide, nonché supervisore del suo immenso patrimonio
immobiliare
(appartamenti e palazzi stimati 6 miliardi di euro), e Gentiluomo di Sua
Santità. In questa veste,
però, Balducci era titolare di un conto corrente presso la banca vaticana Ior. E
perciò, nella raffica di
rogatorie internazionali ce ne sarebbe anche una pronta per il Vaticano.
Negli anni passati, il Vaticano non ha mai risposto a tali
richieste di collaborazione giudiziaria. Lo
Ior è sempre stata una banca inarrivabile per i giudici, sia che si trattasse di
Banda della Magliana, o
di delitto Calvi, o di fondi neri di politici italiani. Ma da qualche
mese c’è una nuova dirigenza e si
trascina anche una spiacevole querelle diplomatica con il governo italiano. Dal
Vaticano, quindi,
hanno promesso di adeguarsi rapidamente alle direttive europee antiriciclaggio.
Che Balducci abbia un conto corrente presso lo Ior, fu lui stesso a dirlo a un
magistrato. Era qualche
anno fa e lo interrogava il pm di Potenza, il giovane Henry John Woodcock, il
quale, intercettando
le telefonate del cerimoniere pontificio, monsignor Franco Camaldo (coinvolto
nell’inchiesta sugli
affari di Vittorio Emanuele di Savoia), fu incuriosito da un misterioso bonifico
di Balducci al
monsignore.
Questa fu la spiegazione di Balducci: siccome monsignor Camaldo, suo fraterno
amico, era stato
truffato nel corso di una spericolata operazione immobiliare, ed era giù di
morale, lui aveva deciso
di aiutarlo con un prestito di 280 mila euro a fondo perduto. Camaldo diede una
risposta ancora più
sorprendente: aveva partecipato a una operazione per comprare a Marino, nei
Castelli romani, la
villa principesca che era appartenuta a Carlo Ponti e Sofia Loren per farne la
sede di una
associazione massonica, ma il tutto si era rivelato una truffa e perciò era
ricorso a Balducci.
Woodcock non fu granché convinto da queste risposte, ma non
aveva elementi per procedere oltre. I
suoi colleghi di Perugia, ora, intendono convocare Camaldo quanto prima per
interrogarlo. Vogliono
capire meglio questa storia dei 280 mila euro che Balducci versò al prelato.
Il sospetto, evidente, è che tanta generosità non fosse estranea agli strepitosi
affari immobiliari che
Balducci, aiutato dalla sua nuova veste di supervisore al patrimonio
immobiliare, stava portando a
termine. E che monsignor Camaldo fosse dietro la sua nomina a Gentiluomo di Sua
Santità, l’ha
raccontato egli stesso alla «Stampa» qualche giorno fa.
Nel dicembre 2003, per dire il genere di affari, il Vaticano
vendette un complesso immobiliare in
piazza della Pigna, alle spalle del Pantheon. Ad acquistare era un
immobiliarista altoatesino, Peter
Paul Pohl, che comprò e subito rivendette. Il nuovo acquirente era la
Immobilpigna Srl, ovvero
Diego Anemone e Balducci stesso. A Pohl, utilizzando i conti correnti di
Zampolini, furono versati
1 milione 450 mila euro in due tranches. «Il contratto innanzi al notaio - ha
spiegato nei giorni
scorsi il signor Pohl - venne stipulato in data 8 aprile 2004 con la
Immobilpigna, il cui legale
rappresentante era Diego Anemone, che incontrai solamente in occasione della
firma del contratto
di acquisto». Dopo breve tempo, però, gli appartamenti di piazza della Pigna
furono ristrutturati (e
di questo intervento se ne trova traccia nella Lista Anemone) e ceduti. Ma
questa volta si vendette a
prezzo di mercato e il guadagno per la Immobilpigna di Anemone & Balducci fu
davvero notevole.
Francesco Grignetti La Stampa 17 maggio 2010