Astensione, per una nuova
idea di politica
Intervista a Sergio Tanzarella*
Nel dibattito
politico si parla molto della cosiddetta “questione settentrionale” mentre pare
quasi del tutto ignorato il meridione. Come mai? Quali sono secondo te le
questioni meridionali più urgenti che dovrebbero essere in cima all’agenda delle
forze politiche? Dopo questi ultimi due anni di governo c’è ancora qualcuno che
possa illudersi che il Meridione sia compreso dalla politica come una parte
dell’Italia?
L’abbandono della Calabria e della Campania nelle mani della criminalità
dimostra esattamente questa frattura ormai incolmabile. In estese zone del Sud
vige un’unica legge, e non è quella dello Stato bensì quella delle associazioni
criminali e di quella borghesia di professionisti e industriali collusa con
esse. Si tratta spesso non di una collusione materiale (certo c’è anche quella)
ma di un’adesione ad un modello di società criminale che garantisce pieno
successo professionale, imprenditoriale, elettorale. Di fronte a ciò assistiamo
ancora alle sceneggiate di un’antica-morra e di un’antimafia che concepiscono la
criminalità organizzata come antistato. Non si avvedono che da tempo questa è
ormai divenuta parte dello Stato condizionandone le politiche e le scelte. Altro
errore clamoroso è quello di pensare che la collusione con la criminalità
riguardi solo alcuni partiti, per esempio di destra. È una semplificazione priva
di fondamento. La presenza criminale è trasversale, è schierata lì dove c’è
profitto. La prova di ciò è costituita dal colore politico delle amministrazioni
comunali sciolte per infiltrazioni della criminalità organizzata: ci sono dentro
tutti! L’insipienza governativa di questi anni nei confronti del Meridione non è
costituita soltanto dalla logica aberrante delle grandi opere berlusconiane ma
dall’indifferenza per le questioni ambientali che nel Meridione dovrebbero avere
priorità assoluta, poiché si stanno trasformando - e lo diventeranno sempre più
- in una catastrofe sanitaria. Il problema non è solo l’emergenza spazzatura ma
anche e soprattutto quello dei rifiuti tossici, quelli sversati negli ultimi 20
anni e quelli che si continuano a sversare e a bruciare ancora oggi. Di fronte a
questa sciagura, i partiti duellano sulle banalità mentre milioni di cittadini
sono spinti verso il baratro di neoplasie in percentuali superiori a quelle
delle grandi aree industrializzate e inquinate del mondo. Rifacendosi al
principio di sussidiarietà, occorrerebbe che tutta Italia, e quindi anche il
governo, comprendesse la tragedia che si sta consumando nel Meridione
trasformato in pattumiera d’Europa e si facesse a gara per restituirgli un
futuro. E invece Prodi decide con un semplice decreto che milioni di balle di
spazzatura pericolosa e fuori norma, ammassate colpevolemente per anni, possano
essere bruciate nel famigerato inceneritore di Acerra (quello progettato e
costruito in piena città da Impregilo, oggi accusata di gravissimi reati). Della
ricaduta di diossine in un’area già altamente inquinata Prodi e il suo governo
non si interessano.
La campagna
elettorale era iniziata con il tema della questione morale, che però sembra
essere stato presto dimenticato, soprattutto dall’Udc che candida Cuffaro, dal
Pdl che candida Dell’Utri ma anche dal Pd che candida Crisafulli, i primi due
condannati, il terzo solo coinvolto in inchieste di mafia. Che valutazione ne
dai?
La
logica spietata del consenso a qualsiasi prezzo impone ai partiti politici di
nominare parlamentare chiunque garantisca voti. Cosa abbia fatto nella sua vita
sembra non interessare, come pure cosa farà in Parlamento. Così appare evidente
che la questione morale sia del tutto fuori moda oggi. Il problema non è la
candidatura di condannati e inquisiti, poiché queste candidature non dovrebbero
proprio esserci. La questione morale va ben oltre il codice penale e i reati da
esso previsti. La politica dovrebbe rispondere a criteri etici che rendono
impensabili conversazioni telefoniche come quelle di D’Alema e Fassino con il
signor Consorte, della signora Mastella con i suoi soci di partito, del senatore
di Forza Italia Luigi Grillo con il direttore della Banca d’Italia e la banda
dei costruttori e tutta la sarabanda delle combriccole e delle cordate che
scalano banche e svendono industrie, che orientano appalti e garantiscono
privilegi. Il criterio morale della rappresentanza politica dovrebbe essere uno
solo: non cosa conviene ai miei elettori, al mio partito, alla mia corrente ma
quale è il bene per i cittadini, quelli di oggi e soprattutto quelli del futuro.
Ci sono poi i criteri di esclusione, come quello delle tre legislature, che
alcuni partiti si sono dati. Un’autentica pagliacciata: le eccezioni sembrano
aver superato il numero dei candidati in zona elezione. E comunque si torna a
votare con una legge che affida alle segreterie dei partiti il potere di
designare non solo i candidati ma, di fatto, gli eletti (talvolta anche con
logiche familistiche o nepotistiche) e ai cittadini il diritto di ratificare
tali decisioni, senza alcuna possibilità di scegliere la classe dirigente...
Il vescovo
della tua città, mons. Nogaro, ha definito questo sistema “camorra politica”:
condividi questo giudizio? E allora, come comportarsi?
Il
giudizio di padre Nogaro è una parola di verità nella palude della società
italiana e traduce un diffuso sentire rispetto al quale i partiti restano sordi.
Il fatto che si torni a votare con questa legge non è un caso. Una riforma
elettorale non si è fatta perché non la si voleva fare, e penso che non si farà.
Le segreterie e i funzionari di partito hanno solo vantaggi da questo sistema.
Possono far eleggere figure opache, candidati (sarebbe meglio dire “nominati”)
che avrebbero non poche difficoltà ad ottenere voti in collegi uninominali, in
un proporzionale con preferenze o anche in un semplice condominio, nominati che
hanno affidato alla politica tutto il proprio futuro, nominati che garantiscono
la affidabilità dei dipendenti, dal momento che si tratta di segretarie,
stagiste, portaborse, addetti stampa, addetti dei siti internet. È accaduto
qualcosa di folle e di inimmaginabile, il tutto presentato con la vernice del
nuovo e del giovanile. Tutte persone che garantiscono di pronunciare due sole
lettere dell’alfabeto: la “s” e la “i”. E tuttavia anche questa cattiva legge
poteva essere utilizzata nel bene chiamando a contribuire le energie migliori,
le figure più rappresentative della società a tutti i livelli professionali e di
competenze. Ma la degenerazione partitica è arrivata ad imporre anche la
cooptazione familiare con le mogli dei Bassolino, dei Fassino e del fratello del
ministro Pecoraro Scanio. Il tutto senza vergogna! Dinanzi a una legge tanto
cattiva e interpretata in modo pessimo, come comportarsi secondo retta
coscienza? Ritengo legittimo rifiutare il voto, rifiutare di accettare che il
consenso possa ancora essere strappato attraverso la demonizzazione
dell’avversario, rifiutare di essere complici. Mi chiedo quanto ancora
funzionerà per alcuni agitare lo spettro del comunismo e per altri il pericolo
di Berlusconi. È onesto pretendere il voto per il solo motivo di essere contro
qualcuno? In realtà un certo berlusconismo è penetrato a fondo anche negli
avversari dichiarati. Oggi c’è una preoccupante uniformità, dalle nomine alle
campagne elettorali, dai programmi alle promesse: un rampantismo politico che
vorrebbe supplire al vuoto di idee, di idealità, di progetti. Una concezione
politica che fa sfoggio di sé nei salotti televisivi nei quali prevalgono ancora
slogan, invettive e antiquate nostalgie. La questione della giustizia sociale è
la vera assente dalla politica italiana. Occorre una rifondazione politica che
richiederà tempi lunghi, perché è una rifondazione civile. Nell’immediato,
l’astensione e il mettersi insieme dei cittadini in una nuova forma di partito
dal basso restano impegni difficili ma necessari. Le realtà locali devo farsi
carico di questa forma di rappresentanza, i partiti politici con il loro ceto
ingordo e sordo alle emergenze sociali hanno dato già prova definitiva della
loro incapacità. (l. k.)
* Docente di Storia della Chiesa, ex parlamentare dell'Ulivo
ADISTA documenti n.30 2008