Aria di imbarazzo circola al Vaticano
Vigilia elettorale mai così imbarazzante per i «palazzi»
vaticani. Ben lontani i tempi nei quali l'autorità ecclesiastica poteva fare un
discorso semplice e chiaro: andate a votare e votate per chi difende i valori
cattolici. La maggior parte dei cattolici obbediva senza discutere.
Oggi non più. Oggi imbarazzo e rischio di perdere quella presenza pubblica che
il Vaticano considera essenziale. La paura principale è quella di un
cristianesimo ridotto alla sfera privata, anche in Italia come già è avvenuto in
parecchi paesi, anche a maggioranza cattolica. Il vaticano è assolutamente
intenzionato a mantenere, almeno in Italia, il suo peso a livello sociale,
pubblico, nazionale. Quindi a far sentire la sua voce in campagna elettorale.
Ma, come fare quando parecchi partiti si genuflettono, con dubbi argomenti e
soprattutto dubbia sincerità? Significativo il caso Ferrara, sintomo di una
situazione ambigua e difficile.
In questi giorni sembra che le autorità vaticane rifiutino il loro appoggio a
chi vorrebbe fare ostentazione di una bandiera dichiaratamente cattolica. Non
mancano, infatti, i tentativi «bianchi», desiderosi di raccogliere i resti - se
ci sono - della vecchia e gloriosa Democrazia cristiana.
Dall'altra parte del Tevere una certa freddezza. Forse per qualche dubbio sulla
sincerità di questi neofiti, forse - soprattutto - per la previsione di un loro
insuccesso.
Meglio, allora, insistere sul voto ai cattolici presenti nei vari partiti. Con
una preferenza, che per le autorità vaticane è scontata, il centro. E' qui che
si trovano soprattutto i voti cattolici, anche se non escludono decisamente né
la sinistra, né, soprattutto, la destra. E' nella grande piazza del centro che
il mondo cattolico preferisce piantare le tende, senza preferenze e senza
esclusioni. Anche se si può prevedere un centro dalle dimensioni piuttosto
ridotte, come questa volta. Ridotte, ma sicure. E se qualche cattolico insiste
nel votare a destra o a sinistra, che scelga, di qua e di là, i candidati «come
si deve», che non mancheranno.
Se questa è la situazione come appare dal Vaticano, è innegabile un certo
imbarazzo. Il timore non è tanto quello di un trionfo degli «infedeli», come
negli anni del dopoguerra. Il timore è soprattutto quello della scomparsa del
proprio peso nella vita pubblica. Con tutte quelle conseguenze che il Vaticano
conosce bene: stampa, scuola, assistenza, sussidi vari e così via.
Forse anche per evitare il rischio di una relativa scomparsa, i vescovi nel loro
incontro recente hanno modificato leggermente ma significativamente le loro
raccomandazioni ai politici. Non soltanto il matrimonio e l'aborto, come di
consueto, ma anche i problemi sociali: disoccupazione, stipendi, casa, ecc. Uno
spostamento piuttosto significativo. Anche la vicenda Zapatero può avere
influito.
Filippo Gentiloni Il manifesto 16/03/08