Anche l'Italia di Berlusconi è cattolica
Le critiche cattoliche al governo Berlusconi stanno aumentando di giorno in giorno, più numerose e
più decise. Ciononostante si ha l'impressione di una opposizione piuttosto debole e insufficiente, in
una situazione che diventa sempre più grave. La documenta soprattutto la stampa estera, mentre
quella nostrana, salvo notevoli eccezioni, appare debole e perplessa nonché condizionata dagli
interessi della maggioranza.
Eppure i motivi per la perplessità cattolica non mancano. Non penso alle vicende personali del
premier, che pure non possono non scandalizzare l'opinione pubblica cattolica. Più gravi alcuni
aspetti della situazione pubblica, che toccano direttamente alcuni nodi centrali del pensiero cattolico
sulla società e la politica. L'aumento dei poveri, prima di tutto: si parla di otto milioni. E, insieme, i
drammi sociali e personali legati all'immigrazione, con l'avvio di misure assolutamente
anticattoliche come le famigerate ronde. Il governo Berlusconi approva e rilancia, anche se concede
qualche piccola correzione. Una situazione, dunque, profondamente contraria ai principi del
cattolicesimo.
Non manca qualche voce cattolica critica. Quella, ad esempio, del vescovo di Vicenza Nosiglia:
«Non condividiamo il fatto che l'irregolarità diventi un reato da punire, perché ciò fa del migrante
un soggetto socialmente pericoloso, prima e senza la responsabilità del suo comportamento». E
ancora: «Ogni qualvolta scaviamo più profondi solchi per difenderci dalle diversità sociali e
culturali non facciamo altro che indebolire le fondamenta di una pacifica convivenza...».
Manca, comunque, una critica cattolica unitaria, decisa e ufficiale. Come mai? È giusto chiederselo.
La risposta non può non rinviare a tutta quella rete di vantaggi che il mondo cattolico ottiene dallo
stato e alla quale non vuole rinunciare. Una rete difficile da individuare e definire, ma certamente
notevole, in termini giuridici e economici, che riguarda la scuola, la sanità, l'assistenza, l'editoria,
tutti gli aspetti della vita sociale del paese. Una rete «benedetta» e intoccabile o quasi. Né l'una nè
l'altra sponda del Tevere hanno interesse a rovinare una armonia consolidata e che non saranno le
vicende di questi giorni a infrangere. Né le vicende delle escort né quelle imposte dalla Lega.
Filippo Gentiloni