Anche il silenzio rende complici
Adriana Zarri il manifesto 15 maggio 2009
«Medici e presidi obbligo di denuncia»
Il penalista: sono pubblici
ufficiali e dunque tenuti a segnalare i clandestini. La norma è palesemente
incostituzionale e dovrà essere abolita prima che sia tardi
Intervista a Guido Calvi di Massimo
Solani
Le sigle sindacali dei medici, come anche quelle degli insegnanti, non credono
alle rassicurazioni e alle alzate di spalle del ministro dell’Interno Maroni.
Per loro la situazione è chiara: entrato in vigore il nuovo reato di
clandestinità saranno obbligati a denunciare gli extracomunitari irregolari. Una
analisi che è condivisa anche da Guido Calvi, penalista ed ex senatore diessino.
Presidi, insegnanti e medici ospedalieri temono di essere costretti a fare la
spia. Cosa ne pensa?
«Che sono preoccupazioni fondate, codice penale alla mano. Prendiamo l’articolo
361 che recita: “il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare
all’autorità giudiziaria, o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di
riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue
funzioni, è punito con la multa da euro 30 a euro 516”. L’articolo 362 prevede
la stessa cosa per “l’incaricato di pubblico servizio”».
E presidi e medici sono pubblici ufficiali?
«Certamente. Nell’esercizio delle proprie funzioni sono pubblici ufficiali. Non
ci piove. Facciamo l’esempio di un medico ospedaliero: se è in servizio e
accerta che il papà di un bambino è un clandestino è obbligato a farne denuncia,
altrimenti commette una omissione penalmente rilevante. Anche se, secondo la mia
opinione, si tratterebbe dell’omessa denuncia di un reato che non è
configurabile».
Che cosa intende?
«Il reato di immigrazione clandestina può essere un reato costituzionalmente
corretto? Per quanto mi riguarda, e per l’opinione piuttosto diffusa, non è
così. Mi spiego: credo che la clandestinità sia un reato non configurabile in
quanto attiene allo status e non ad una condotta. In questo caso non ci sono
condotte penalmente rilevanti, perché non c’è qualcuno che compie un’azione
vietata. È come se si dicesse se tu sei donna, se tu sei più alto di 2 metri o
se sei una persona di colore commetti un reato e quindi sei imputabile ed io, in
quanto pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, ho l’obbligo di
denunciarti. Ma trattandosi di uno status, quello di immigrato, a mio avviso il
reato non è configurabile e pertanto è incostituzionale. Quindi se il reato non
può sussistere cade anche l’omessa denuncia a carico del pubblico ufficiale o
dell’incaricato di pubblico servizio».
Ma ammettiamo che il decreto sicurezza diventi legge e sia pubblicato in
Gazzetta Ufficiale. A quel punto se la norma, in questo aspetto, è o meno
incostituzionale lo deve stabilire la Consulta una volta investita
dell’eccezione da un tribunale o da un magistrato. Quindi passeranno mesi nel
corso dei quali l’obbligo di denuncia degli immigrati clandestini esiste ed è in
vigore. Sbaglio?
«No, affatto. È un rischio ben presente stando a quello che è previsto dal
codice penale».
l’Unità 15.5.09
L’immigrazione e il mito del ventre molle
La discussione sulla scelta del governo di respingere le imbarcazioni di
immigrati intercettate nel canale di Sicilia ha finora trascurato un dato che
dovrebbe indurre a esprimere valutazioni meno affrettate. Nonostante la diffusa
tendenza a dipingere il Mediterraneo come il “ventre molle” dell’Europa, il
quadro che risulta dai dati disponibili è infatti assai differente. Come ricorda
Ferruccio Pastore (uno dei massimi esperti in materia) in un recente rapporto di
Italianieuropei e dalla Feps (la Fondazione del Pse), in Italia la quota degli
immigrati irregolari provenienti dal mare sul totale dei cosiddetti
“clandestini” è appena del 13%, mentre a livello europeo questa percentuale
scende addirittura sotto il 10%. Anche nel nostro Paese dunque, come nel resto
dell’Ue, gli immigrati irregolari sono in larghissima parte persone entrate con
un regolare visto e poi trattenutesi dopo la sua scadenza (nel 2006 il 64% del
totale), mentre la frontiera di gran lunga più permeabile dell'Europa è quella
orientale e non il Mediterraneo.
Siamo quindi di fronte a un vero e proprio mito, alimentato artificiosamente
(non solo in Italia ma in tutt’Europa) da gran parte dei media, e sul quale si
innestano l’allarmismo e la retorica del centrodestra. Un mito che favorisce la
diffusione nell’opinione pubblica di una visione impropria dell’immigrazione
irregolare delle sue rotte, e che è strettamente collegato a un atteggiamento
asimmetrico dell’Europa verso i suoi due principali confini. Il poderoso
investimento economico e politico che in questi anni ha portato ad erigere un
vero e proprio “muro” nei confronti del continente africano (che si è tradotto
anche nel drammatico aumento del numero dei morti nel canale di Sicilia: dai 200
nel 2004 ai 642 nel 2008, fino ai 339 nei primi 4 mesi del 2009) è infatti
innanzitutto il riflesso della scelta europea di privilegiare la direttrice
orientale rispetto a quella mediterranea. Per questo, la decisione del governo
di contravvenire al diritto internazionale in materia di asilo e alla regola del
“più vicino porto sicuro” va contrastata non solo perché è illegittima ed
esprime una concezione inaccettabile e assai poco liberale dei diritti
individuali (che per Berlusconi sarebbero sacrificabili in nome del fatto che
“statisticamente” nelle navi respinte coloro i quali possono chiedere asilo sono
solo una minoranza). Ma anche perché essa è il frutto di un'idea di Europa miope
e subalterna, che non comprende come la costruzione di una vera partnership
euro-mediterranea, fondata sul dialogo e sull’apertura e non sull’erezione di
barriere politiche e culturali, sia essenziale per il futuro del nostro
continente e per gli interessi dell’Italia.
Roberto Gualtier l’Unità 14.5.09
vicedirettore Istituto Gramsci