Amici cattolici, perché tacete?
Sulla laicità in questo momento un coro di voci si
rincorrono da una sponda all'altra del Tevere (soprattutto dall'altra; quella di
qua è più incerta e silenziosa). Ma alcune voci preziose e meno rumorose
rischiano di scomparire: fra queste vale la pena di segnalare quella di Roberta
De Ponticelli, «Sullo spirito e l'ideologia. Lettera ai cristiani» (Baldini
Castoldi Dalai). Lei che si dichiara non credente accusa i cristiani di favorire
l'ideologia, a danno dello spirito. Dove ideologia significa favore concesso
alla dottrina, alla appartenenza, alla autorità, mentre spirito significa
coscienza, libertà, personalità, amore.
Sotto accusa, ovviamente, la vita del cattolicesimo durante gli inizi del
pontificato di Benedetto XVI, con gli episodi che lo hanno caratterizzato, dalle
critiche all'evoluzionismo, al famoso discorso di Ratisbona sull'islam, al
rifiuto del funerale religioso per Welby. In questi ed altri casi De Ponticelli
sottolinea il silenzio di tanti cattolici che la pensano diversamente, ma non
hanno la forza di pronunciarsi. Forza della ideologia, povertà dello spirito.
«Amici, parlo a voi. Non c'è altro paese dove l'ideologia, da qualunque parte
essa provenga, si sia a tal punto impadronita del cuore, del linguaggio, della
coscienza. Perché tacete?».
Né fondamentalismo , dunque, né relativismo. Il primo «è la faccia visibile del
peccato contro lo spirito, cui segue la benedizione dei gagliardetti o l'uso
politico della parola di Dio». No al relativismo, di cui «i laici fanno una
bandiera di tolleranza». Nessuna bandiera, piuttosto la teologia negativa.
Perciò De Ponticelli esalta Nicola Cusano che nel famoso «De Deo abscondito»
ammirava quel credente che pregava il Dio che ignorava. «Mirabile! Io vedo un
uomo commosso da quello che ignora!».
E De Ponticelli conclude la sua riflessione con la famosa preghiera evangelica:
«Aiuta la mia incredulità!».
Filippo Gentiloni Il manifesto 28/7/07