America: e la destra disse Dio è con noi
Era il 1979, nel corso
di una dura e difficile campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti
quando la religione ha fatto il suo clamoroso ingresso nella politica americana.
I due candidati erano Jimmy Carter, e Ronald Reagan. Carter, Presidente in
carica, era noto per la sua religiosità personale, si era da tempo definito born
again, nato di nuovo alla grazia di Dio, un fenomeno che stava divulgandosi
nelle Chiese protestanti di denominazione battista, di cui Jimmy Carter era
membro e dove insegnava il catechismo. In quella stessa Chiesa, una sorella del
Presidente era ritenuta autrice di alcuni miracoli. Reagan, come tutti
ricordano, era il tipico personaggio di Hollywood, mondano, simpatico, ottimo
conversatore, religioso solo al modo formale e cinematografico della gran parte
della middle america: la cerimonia domenicale, la moglie col cappellino, il
pastore che ringrazia sulla porta della piccola Chiesa bianca. Anche Reagan era
protestante ma senza alcuna affiliazione nota. Era stato protagonista della
politica californiana come Governatore ed era, agli occhi dei suoi estimatori e
dei suoi avversari, un conservatore senza rigidità, circondato però da
personaggi aspramente schierati a destra... ma lui stesso, era personaggio
benevolo, incline alla comunicazione, interessato al grande consenso e con
scarsa vocazione dogmatica. Vorrei ricordare ai lettori che sto parlando del
Ronald Reagan della campagna elettorale, non ancora di un Presidente di destra e
tuttavia ricco d’istinto politico, autore della celebre frase sull’Urss come
impero del male, ma pronto a coglierne i segni del cambiamento e il messaggio di
Gorbaciov sulla fine della Guerra fredda. Tra i candidati, il Presidente e il
laico, l’uomo rinato in Dio e il disinvolto uomo di spettacolo, il potente
schieramento religioso che stava emergendo in America come riferimento
autorevole di gran parte del protestantesimo ha immediatamente scelto Reagan e
ne ha fatto il campione. Reagan, da parte sua ha accettato il poderoso sostegno
e ha adattato alla sua nuova militanza la sua immagine pubblica. Lo ha fatto
moltiplicando riferimenti e apparizioni pubbliche associati a Dio, ad alcuni
predicatori, ad alcune Chiese, ad alcuni impegni per la sua elezione alla
presidenza (per esempio la promessa di nomina per la corte suprema di giudici
contrari all’aborto) e ad alcuni atti simbolici, come il dichiararsi a favore
della preghiera obbligatoria nelle scuole.
È dunque iniziata, con la campagna elettorale del 1979, l’ingresso tra le componenti del confronto politico americano di una vasta e bene organizzata opinione pubblica legata ad alcune Chiese e movimenti. È l’ingresso drammatico, pesante e tuttora in atto negli Stati Uniti della religione nella politica, negli equilibri o squilibri politici, in tutti gli aspetti della vita pubblica americana da quello giudiziario a quello dell’insegnamento nelle scuole. Occorre per prima cosa definire questa alleanza, definire i protagonisti e seguire le tracce di un percorso che giunge fino a noi. In questo libro, scritto e pubblicato per la prima volta nel 1980 (New York, Columbia University press, Milano, Mondadori) la serie di episodi che hanno segnato e cambiato profondamente la vita americana e la vita del mondo, è vista e descritta nel suo inizio, nella clamorosa novità che portava. I protagonisti, come si legge in queste pagine, sono due leader cristiani di notevole carisma come il reverendo Jerry Falwell e il reverendo Pat Robertson. Importa poco che, nel corso degli anni, le due vite abbiano attraversato fortune diverse e diversi gradi di successo. I due personaggi, noti al tempo del loro emergere e imporsi alla vita pubblica americana come predicatori elettronici, hanno creato la vasta base d’opinione del fondamentalismo cristiano che diventerà per decenni la forza quasi sempre imbattibile della destra. Ecco ciò che in effetti è avvenuto: una duratura e radicata alleanza fra destra politica e religione. A questa alleanza la destra americana ha offerto, in cambio di un potere prolungato e senza controlli morali, la lotta contro tutti i valori che la destra aveva, in passato, ricevuto dal liberalismo roosveltiano e kennediano: libertà civili, parità nel lavoro delle donne, diritto delle donne a scegliere sulla procreazione, separazione rigorosa, anche simbolica della Chiesa dallo Stato, separazione rigorosa della Chiesa dalla scienza. La contro-offerta dello schieramento religioso è apparsa di grande importanza per la destra economica e politica america. Pressione, predicazione, conversione, penetrazione nelle famiglie e nelle persuasioni individuali avrebbe sciolto fronti compatti come quello del lavoro e dei sindacati, riorientato i più poveri dalla protesta sociale alla fede in Dio, avrebbe screditato e reso più deboli i gruppi che traevano la loro forza non solo dal liberalismo democratico, ma dai movimenti liberatori di Martin Luther King e Robert Kennedy, e le varie forme di protagonismo e antagonismo nate negli anni Sessanta, soprattutto la parte, molto dannosa per il mondo degli affari, impegnata nelle crociate ambientaliste... In più la destra acquistava la disponibilità; anche fisica, di piazze, folle, marce, mobilitazioni, grandi eventi pubblici, cortei, che fino a un momento prima erano stati patrimonio e strumento esclusivo della sinistra sindacale o di quella politica. Un prezioso aiuto in più è stato subito visto dalla destra politica nella nuova alleanza: lo scudo religioso sarebbe stato in grado, e lo è stato, di respingere gli attacchi da parte liberale e di sinistra, basati sulla moralità, le accuse di comportamenti impropri e dannosi nell’uso privilegiato della ricchezza.
Uno
schieramento di predicatori, sostenuto da nuovi fondi, da nuove megachiese e da
infiniti programmi televisivi, si è dimostrato in grado di deflettere o
respingere gran parte degli attacchi del vecchio liberalismo e del vecchio
movimentismo in nome di Dio e delle nuove priorità: lotta all’aborto, agli
omosessuali, alla separazione tra Chiesa e Stato, tra Chiesa e scienza. In
questa alleanza politica-religione avvenuta negli anni Ottanta in America, i
lettori non faranno fatica a riconoscere la ragione del trionfo della destra
politica... Meno chiaro, per molti che sono lontani dalla cultura americana, è
che cosa si intenda per religione e per Chiesa come partner di questa alleanza.
Le Chiese protestanti americane sono una costellazione di istituzioni e di
iniziative che sono, allo stesso tempo, radicate nella storia e nate, rinate,
divise e riformate continuamente nel presente. Esse sono, quasi nello stesso
tempo, istituzioni e movimento, sede fissa e immutabile di valori e adattamento
continuo, soggetto alla doppia spinta del tempo, conservatorismo e mutazione.
Tre caratteri fondamentali vanno tenuti presenti da chi si affaccia alla
costellazione delle Chiese protestanti americane. La prima è che manca quasi del
tutto una gerarchia se non temporanea e carismatica, che abbia responsabilità e
potere di guida. La seconda è che, per quanto le predicazioni siano pressanti e
potenti, non esistono invalicabili linee di ortodossia e proposizioni dogmatiche
definite. La terza è che l’intero mondo protestante americano si divide in
Chiese o dominazioni (denomination) dette main stream (Metodisti, Unitariani,
Luterani, Mormoni, Christian Science) e nella vasta disseminazione di Chiese
battiste associate in assemblee, con organi di coordinamento non totali e non
perenni. Ciascuno di questi gruppi di Chiese si divide a sua volta in bianchi e
neri, (lungo linee razziali fino a poco fa abbastanza marcate) e nella
contrapposizione fra grandi centri urbani e America interna o Bible belt.
(...)Si direbbe che assistiamo, negli Stati Uniti degli anni Ottanta, ad
una grande anticipazione di ciò che accadrà alcuni decenni più tardi, nel
comportamento e nelle decisioni della Chiesa di Roma, che sotto il papato di
Joseph Ratzinger, dovendo scegliere fra il sostegno a un cattolico rigoroso e
praticante come Romano Prodi, leader del centrosinistra, e un personalità pronta
a ogni cerimoniosità ma evidentemente estraneo ai valori religiosi, come Silvio
Berlusconi, Ratzinger non ha esitato a offrire a quest’ultimo il pieno ed
esplicito sostegno della Chiesa italiana. La scelta di Papa Ratzinger
appare del tutto simile, nelle motivazioni e nelle conseguenze, a quella delle
Chiese fondamentaliste americane: l’estraneità ai valori religiosi,
unita all’ansietà di offrire sostegno a valori che sono indifferenti alla destra
(ma garantiscono i voti religiosi al partito), e il sostegno politico del
partito, premiato da quei voti, alla Chiesa rassicurata su ciò che desidera,
cementano una alleanza perfetta. Di più: la mancanza di valori religiosi,
proprio da parte dell’alleato laico prescelto, garantiscono la sua disponibilità
a sostenere le richieste più rigide di una Chiesa.
Furio Colombo l’Unità 26.9.08