AMBIENTE, NON C’E’ PIU’ TEMPO DA PERDERE

 

Agenda ambientale al primo posto, in Italia e nel mondo. Altrimenti è la fine. Ciò che sta accadendo alla nostra acqua, alla terra, agli animali e alle piante è responsabilità di tutti. Se la politica promette alla gente di pensare al futuro, ebbene la svolta deve esserci non più fra un millennio, o cinque secoli, o cento anni


Un piccolo atomo opaco di male questo nostro mondo, fatto ancora più piccolo dal globalismo cinico del commercio, dalle guerre di peacekeeping che durano anni e fanno centinaia di migliaia di morti. Un mondo sempre più spaccato in due dal denaro e dal petrolio, con Gorge Bush che sfida il suo parlamento a maggioranza democratica e annuncia l'invio di altri ventimila soldati in Irak, e dall'altra parte Chavez e Ahmedinajad che si abbracciano nel loro patto petrolifero antimperialista; e l'Europa che si misura, paese per paese, governo per governo, non più sulla politica interna bensì sul fronte scivoloso dell'antiamericanismo in un momento in cui gli stessi cittadini USA sconfessano in larga maggioranza le scelte del loro premier : in Francia il candidato della destra cerca consensi calcando la mano sulla promessa di un atlantismo senza equivoci e titubanze, In Italia si apre la gazzarra fra D'Alema e Berlusconi su chi debba occupare la cuccia accanto a Bush. Il presidente Usa ha certo compreso che da noi tira un'altra aria, lo ha visto anche da come Vicenza ha accolto la notizia dell'allargamento della base americana, e forse per questo si è ben guardato dall'invitare Prodi negli Usa, a ben nove mesi dal cambio di governo.

Tuttavia questo frenetico contarsi le pulci l'un l'altro, da una sponda all'altra dell'atlantico, o scendendo di scala da una sponda all'altra del nostro parlamento, non mi appassiona più. Ad esempio qui da noi ci prepariamo a scannarci sulle pensioni e sugli ammortizzatori sociali per dare un futuro ai nostri figli, e non ci accorgiamo che quel futuro è già segnato se non ci dedicheremo in fretta ad altro.

A casa mia ho visto germogliare i gerani il 13 dicembre, ora sono in piena fioritura. E come me i cittadini di Oslo, che hanno avuto l'autunno e l'inverno più miti a memoria d'uomo, i loro prati tutt'ora sono verdi e coperti di fiori. In un arcipelago svedese, le isole Svalbard a circa 1200 chilometri dal polo Nord, sono comparse da circa tre anni le cozze blu, che normalmente amano ambienti molto più temperati come le coste francesi o le costiere orientali degli Stati Uniti. Nel contempo però la biodiversità in termini più generali sta subendo un colpo mortale per effetto del surriscaldamento, le zone tropicali dove soggiorna il 70 % della popolazione umana mostrano segni evidenti di una veloce e progressiva desertificazione: in Italia circa il 40% del meridione è a rischio, negli Stati Uniti quest'anno alcuni stati come il Dakota, da sempre granaio statunitense, non daranno nemmeno una spiga di frumento a causa della siccità persistente. La desertificazione accelera per altro il processo di inquinamento da gas serra perché sono proprio le piante a cibarsi della C02. ma l'uomo non ci pensa su tanto, ogni anno si tagliano alberi su alberi e non solo nella foresta amazzonica. E intanto nei poli il pack ghiacciato si sgretola spargendo in mare iceberg grossi come regioni, che dolcificano l'acqua e mitigano in modo allarmante la corrente del golfo.

Si dovrebbe davvero pensare a tutto questo piuttosto che agli armamenti e alle guerre del petrolio. Si dovrebbe pensare ad altro perché abbiamo già i primi importanti movimenti di rifugiati "ambientali" che fra non molto, se non facciamo tutti insieme ben più del solito simposio dedicato all'ambiente, ci faranno dimenticare i problemi creati dai rifugiati politici. Dovremmo piantare miliardi di alberi anziché disboscare, ma siamo ciechi come talpe. Non basta fare accordi come quello di Kioto e poi non rispettarli affatto, se non nelle clausole un po' furbe inventate dall'occidente sprecone, che hanno finito per trasformare i paesi sottosviluppati in grosse latrine di scorie di ogni genere. Bene, bravo, bis !

Che cosa sta succedendo oggi, non domani, alla nostra acqua, alla terra, agli animali e alle piante è responsabilità di tutti. Se la politica promette alla gente di pensare al futuro, ebbene la svolta deve esserci non più fra un millennio, o cinque secoli, o cento anni. Perché non c'è davvero più tempo e seppure riuscissimo a ritagliare dal nostro welfare un futuro più rispettabile per i nostri figli e nipoti, a nulla servirà averlo fatto in un pianeta che già ora è in allarme rosso. Perché la vera sostenibilità del nostro e del loro futuro prossimo, non più così remoto va ormai interpretata in chiave di pura sopravvivenza dell'uomo in un ambiente sempre più ostile, che tale resterà fin quando non saremo riusciti a legare il nostro progresso soltanto a forme di energia davvero pulita e rinnovabile. Parlare d'altro oggi è da irresponsabili.

Stefano Olivieri      Aprile online 16/1/2007