Allarme Fao: in un anno 75 milioni di affamati in più sulla terra
La crescita delle materie prime agricole mette in ginocchio i Paesi poveri.

 Berlusconi dimezza i fondi per la cooperazione

 


LA FAME NEL MONDO


925 MILIONI gli affamati nel mondo. Nel 1996 i leader avevano promesso di dimezzare il loro numero entro il 2015.
75 MILIONI le persone che, dal 2007, si sono aggiunte a quelle che vivono con meno di 2 dollari al giorno.
30 MILIARDI la cifra che il direttore della Fao Diouf ha indicato per raddoppiare la produzione agricola nel pianeta.
1204 MILIARDI di dollari. A tanto ammontano le spese per gli armamenti. La Russia le aumenterà del 27% nel 2009, ma gli Usa spendono cinque volte di più.
376 MILIARDI di dollari vengono spesi ogni anno per i sussidi all’agricoltura dei Paesi ricchi.

 


PERIODICAMENTE seguendo un copione lamentoso e ormai logoro, alcuni grandi attori sulla scena mondiale, in questo caso il direttore della Fao Jacques
Diouf, sono costretti a ripetere che il numero di affamati del pianeta, sta aumentando, senza tuttavia indicare strade da percorrere. Così non si può far altro che prendere nota del fatto che, mentre i mercati finanziari internazionali stanno impazzendo, e a pochi mesi dal fallimentare vertice della Fao che si è risolto in una baruffa planetaria, l’Onu lancia l’ennesimo allarme. Dodici anni fa capi di Stato e di governo riuniti a Roma promisero di dimezzare i numero degli affamati nel mondo «entro il 2015». Ieri il capo della Fao, intervenuto ad un’audizione nel parlamento italiano davanti alle commissioni Esteri ed Agricoltura, ha detto che dallo scorso anno il numero degli affamati è aumentato di 75 milioni. In totale sono 925 milioni gli abitanti della terra che vivono con meno di 2 dollari al giorno. Secondo Diouf ci vorrebbero 30 miliardi di dollari per raddoppiare la produzione agricola e alimentare allo scopo di produrre cibo per tutti gli attuali abitanti del globo che, nel 2050, saranno 9 miliardi. Le cause, secondo il direttore dell’agenzia Onu, sono da ricercare principalmente nel vorticoso aumento dei prezzi delle materie prime agricole. Alcuni dati elencati ieri da Diouf fanno rabbrividire: nel periodo 2005-2006 i prezzi sono aumentati del 12%, del 24% nel 2007 e addirittura del 50% nell’anno in corso. La ricaduta di questa impennata è rappresentata dallo scoppio di violente ribellioni nell’emisfero sud della terra. Diouf ha proposto altre riflessioni a senatori e deputati. Ha ad esempio ricordato che nel 2006 le spese per gli armamenti hanno raggiunto la considerevole cifra di 1204 miliardi. Nei giorni scorsi la Russia ha annunciato un incremento del 27% del bilancio della Difesa per produrre nuove armi. Diouf non ha parlato di questo, ma ha detto di sperare che Mosca decida di estendere le superfici destinate alla produzione di grano. Non sembra tuttavia questa la principale preoccupazione di Putin che spende tuttavia per la Difesa un quinto di quanto investono gli americani. Fin qui dati interessanti e drammatici, ma nessuna analisi sul da farsi. Diouf batte cassa, ma ha dovuto ammettere che anche le promesse fatte solo qualche mese fa (giugno, nuovo vertice Fao a Roma) sono rimaste in gran parte tali, i soldi non sono cioè arrivati. In quella occasione, nonostante l’assenza dei leader dei Paesi più ricchi, vennero alla luce i nodi irrisolti: 376 miliardi di dollari spesi ogni anni dalle economie avanzate per finanziare i sussidi all’agricoltura che «drogano» il mercato e penalizzano i soggetti più poveri, il dilagare dei biocarburanti (benzine derivate da prodotti agricoli) che sottraggono terra al coltivazioni destinate a produrre cibo.
Su questo, a maggior ragione in un periodo di crisi economica, non è all’orizzonte alcun accordo tra i Paesi più forti e sviluppati. Ci sono poi, ma non da ultimo, pesanti responsabilità politiche anche delle istituzioni internazionali. Nel libro «la banca dei ricchi» Luca Manes e Antonio Tricarico puntano il dito contro la Banca Mondiale che si è distinta come «garante delle imprese private dei paese del nord». Tra gli esempi che citano la costruzione di dighe che producono energia elettrica per l’esportazione, ma causano l’inondazione di milioni di ettari, oppure faraonici oleodotti che devastano l’ambiente».
Le Ong, come ad esempio ActionAid, avanzano inoltre stime ancor più pessimistiche del direttore della Fao. Il segretario Marco De Ponte fa notare che «le cifre rese pubbliche ieri non riflettono il reale numero delle persone che soffrono la fame, riferendosi al solo 2007. Secondo i dati elaborati da ActionAid, che rimango comunque conservativi, l’aumento dei prezzi nel solo 2008 ha in realtà fatto lievitare il numero delle persone affamate di altri 100 milioni». Diouf ha anche lodato l’impegno dell’Italia, ma i conti non tornano. Per la Finanziaria 2009 si parla di tagli alla cooperazione del 60% rispetto al 2007 e del 40% rispetto al 2008. I fondi verrebbero dimezzati e le Ong sono in rivolta.

Toni Fontana      l’Unità 18.9.08