All’armi son fascisti
I recenti episodi di
riabilitazione della memoria fascista e segnatamente repubblichina che hanno
avuto come protagonisti l’apologeta della croce celtica, l’attuale sindaco di
Roma Gianni Alemanno e il ministro della Difesa Ignazio La Russa, sono solo
l’ultimo e più grave episodio della tossicosi revisionista che ammorba
l’ecosistema politico culturale del Belpaese. Da quasi oltre un ventennio, più o
meno dalla discesa in campo di Berlusconi, vengono riversati neri liquami
tossici nelle discariche televisive per impregnare il terreno del senso comune
dei teleutenti sprovvisti di coscienza storica, poco o male informati e di molti
giovani che non ricevono una vera formazione. Questa materia inquinata, viene
sparsa con abbondanza soprattutto per il tramite delle pompe dell’anticomunismo
viscerale, forma virulenta e degradata di un démi penser isterico e strumentale.
L’anticomunismo viscerale assomiglia in modo impressionante a certe forme di
parossistiche di antisemitismo tipiche di paesi in cui gli ebrei, un tempo
numerosi, vi si trovano oggi a poche centinaia.
La doppia esternazione di Alemanno e La Russa è gravissima perché viene da
rappresentanti del governo che hanno giurato fedeltà alla Costituzione
Repubblicana. La nostra Carta, ha ragione Francesco Storace quando lo fa notare,
non è un totem in sé, ma è fondata su principi universalmente sacri che si
chiamano uguaglianza, libertà, solidarietà, inviolabilità dell’essere umano,
giustizia sociale, universalità. Questi valori, per qualsiasi autentico
democratico, sono non negoziabili ed irrinunciabili. Per chi si richiama
all’eredità fascista, o anche solo la tollera come veniale, no! Per capirlo e
toccarlo con mano non c’è bisogno di ritornare ai tempi del manganello,
dell’olio di ricino, del “bivacco per i miei manipoli”, dei roghi delle Case del
Popolo e dell’assassinio degli esponenti avversi. È sufficiente ricordare i
fatti di Genova del 2001.
Come siamo arrivati a questo disastro? Sì, disastro! In un paese serio, diciamo
solo a titolo di esempio, la Germania Federale, i due esponenti della destra
avrebbero immediatamente dovuto rassegnare le dimissioni e scusarsi con l’intero
paese per le ignobili dichiarazioni. Da noi invece questo non accade, noi
siamo arrivati a questo punto per quel turpe vizio nazionale che è la sedicente
“moderazione”, pretesa figlia di una presunta bonomia, quella per intenderci
degli “italiani brava gente”. Detto carattere italiano, ha avuto facile gioco
nel pretendere ed ottenere sottovalutazione e immunità per gli orrendi crimini
fascisti, tolleranza verso il revanscismo repubblichino e, dulcis in fundo, la
semi beatificazione di uno dei peggiori criminali del Novecento, il vigliacco,
opportunista, traditore e razzista per convenienza Benito Mussolini. Tutte le
sirene che cantano per il centro-destra, anche le più seducenti, hanno
ovviamente sviolinato a più non posso con la scusa di favorire un’altra delle
peggiori truffe nazionali, la sedicente “riconciliazione”, ma grave è anche
l’atteggiamento pavido di una parte dell’opposizione, sia riformista, sia
radicale, che con aria penitente ha accettato il commercio revisionista anche
flagellandosi coram populo pur di farsi perdonare la colpa di essere stati
comunisti.
La responsabilità più grave, mio parere, ricade invece su alcuni esponenti
istituzionali delle comunità ebraiche italiane che, in cambio di quattro moine
per il governo di Israele attualmente in carica, hanno deliberatamente ignorato
la sarabanda revisionista o, al massimo, reagito con una cordiale tiratina
d’orecchi. C’è persino qualcuno che è arrivato a candidarsi con questo
centro-destra (e sottolineo “questo”) anche se nell’alleanza c’è un partito di
irrisolto orientamento xenofobo e talora frange dichiaratamente neonaziste.
Le parole dure, calunniose e vigliacche ai limiti della denuncia, questi signori
hanno preferito riservarle a quei dissidenti, ebrei e non, che democraticamente
criticano la politica di occupazione e colonizzazione delle terre palestinesi.
In questa circostanza sento come non appropriato il chiudere le mie riflessioni
con accenti negativi.
Ho letto sulla stampa che il Presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, è
profondamente irritato per il comportamento dei suoi colonnelli. Voglio credere
che la sua irritazione sia sincera e che abbia seria intenzione di rimuovere
dalla politica italiana le derive nostalgiche. Mi permetto di fargli una
proposta: negli archivi Rai giace un film della Bbc intitolato «The Fascist
Legacy», L’eredità fascista. La Rai lo ha acquistato tempo addietro e mai
trasmesso, sospetto per ovvie ragioni. Fini, che oggi rappresenta la terza
carica della Repubblica, chieda che venga messo in onda su Rai 1 in occasione
del Giorno della Memoria, in prima serata, con lui in studio per commentarlo
come si deve.
Se lo farà, ci saranno probabilmente molte reazioni scomposte, ma alla fine il
paese gliene sarà grato.
Moni Ovadia l’Unità 13.9.08