“Il Terzo mondo è qui e dappertutto”. Questo sembra dirci Alex Zanotelli,
padre missionario comboniano, da una vita impegnato nell’aiuto delle
popolazioni più povere e bisognose del mondo, soprattutto in Africa. Ma
attivo anche nelle cosiddette società moderne e civilizzate (dagli Stati
Uniti alla stessa Italia), dove il Terzo mondo è come se si
materializzasse sempre più con il passar del tempo. Di questo e altro,
Zanotelli ha parlato nel corso di un incontro svoltosi recentemente a
Frascati, in provincia di Roma, in una sala comunale riempita da oltre
cinquecento persone, tra cui moltissimi giovani. Si trattava di uno dei
tanti appuntamenti di Zanotelli per discutere con gli altri.
Padre Zanotelli, che differenze ci sono nell’operare in zone di
estrema povertà, come lei continua a fare da molti anni in Africa, e in
quelle aree meno fortunate del cosiddetto “Primo mondo”?
Voglio rispondere facendo l’esempio di Nairobi, città con 4 milioni di
abitanti, di cui i tre quarti vivono in una vera e propria baraccopoli,
occupando soltanto il 2,5% del territorio disponibile. E, come se non
bastasse, di questi 4 milioni l’80% è anche costretto a pagare
l’affitto. Di contro, l’altro milione, opulento e gaudente, propone
l’immagine positiva di una realtà virtuale a turisti e mezzi di
comunicazione, alzando un immaginario ma invalicabile muro che divide
implacabilmente la città in due.
Ma questa non è una situazione che si verifica solo a Nairobi: qualche
tempo fa ho potuto constatare uno scenario simile nella West Side di
Chicago, popolata da un vero e proprio ghetto di circa un milione di
neri, che soltanto nell’anno 2003 ha registrato oltre 400 omicidi,
provocati dalla violenza della criminalità organizzata, dalla povertà e
dalla disperazione.
Quale scenario ha invece riscontrato tornando in Italia?
La cosa che più mi ha impressionato è il pauroso aumento della povertà
reale. Il benessere che appare non può che considerarsi, anche in questo
caso, prevalentemente fittizio, determinando inevitabilmente un
pericoloso salto all’indietro, uno scivolamento verso il degrado. In
alcune zone, specialmente del sud d’Italia, la ricchezza apparente mi
sembra nasconda un degrado al limite dell’irreversibile. Penso in
particolare a Napoli, il più grande complesso urbano italiano, che nella
sua singolarità strutturale spesso si presenta abbandonato a se stesso,
come gran parte del meridione. Non soltanto dal resto dell’Italia, ma
anche dalle istituzioni europee.
Cambiamo argomento. Ci piacerebbe sapere cosa ne pensa del corso
intrapreso dal nuovo papato.
Non ho ancora letto interamente la prima Enciclica appena resa pubblica
dal Papa, dunque non individuo ancora un nuovo corso in atto, un
indirizzo preciso. Naturalmente ho ben presente le posizioni
ripetutamente dichiarate in tema di aborto, fecondazione assistita, Pacs
e altro. Ma in fondo ci troviamo di fronte a un sostanziale
atteggiamento di continuità rispetto all’impostazione del papato di
Giovanni Paolo II. Semmai, il problema riguarda la tendenza a discutere
soltanto di certi temi, escludendone sistematicamente altri almeno
altrettanto importanti. Per fare un esempio, anch’io sono sensibile alla
gravità costituita dal continuo ricorrere all’interruzione di gravidanza
da parte di molte donne, specialmente di altra nazionalità. Eppure, se
si scomunica una giovane ragazza perché incinta, lo stesso grado di
severità dovrebbe mantenersi – per fare un esempio – per un pilota
militare che sgancia bombe su civili inermi in Iraq, o in qualsiasi
altra parte del mondo.
Padre Zanotelli, che fine ha fatto il movimento no-global che aveva
rilanciato partecipazione e solidarietà? Si ha l’impressione che non sia
pimpante come qualche tempo fa.
Non sono d’accordo con questo tipo di valutazione. Malgrado tutto,
continuo a restare affascinato dalla ricchezza, dalla varietà e dalle
risorse umane collettive dimostrate in questi anni. Ancora oggi basta
guardare ai movimenti creatisi spontaneamente per opporsi alla Tav, o
alla privatizzazione dell’acqua al sud, allo smaltimento dei rifiuti
tossici ad Acerra, all’ostruzionismo contro la realizzazione del ponte
di Messina. In Italia credo che il problema sia il fatto che, come in
molte altre realtà nazionali, ognuno tende a correre da solo, piuttosto
che cercare di aggregarsi in una forza comune. Nel 1996 ho viaggiato per
sei mesi in tutta Italia, riscontrando proprio questa mancanza. Per
questo nacque l’idea della Rete Lilliput, un tentativo effettivamente
oramai quasi fallito. Ma le reti, l’associazionismo attivo e concreto,
dovrebbero avere una funzione di soggetto politico vero e proprio: ecco
perché i partiti si pongono di traverso rispetto a tali iniziative.
Personalmente sono dell’idea che la società civile dovrebbe invece
costituirsi come soggetto politico, perché il ruolo che una volta veniva
almeno parzialmente svolto dai partiti, oggi quegli stessi partiti non
lo possono più svolgere. In questa fase storica e sociale contano
esclusivamente i poteri economico-finanziari. e solo una imponente
spinta dal basso, saldamente organizzata e coesa, è realmente in grado
di modificare la situazione vigente.
Alex Zanotelli è sempre in viaggio. Da un po’ di tempo è però fermo
qui in Italia. Quanto resterà?
Ancora per un bel pò di tempo. I fratelli africani mi hanno affidato il
compito religioso di lavorare nella mia terra, alla ricerca di pace e
giustizia. Spero di riuscire nell’intento... |