Ai papaboys non piace Banca Roma

 

O CON ME O CONTRO DI ME’. A META’ STRADA CON IL COMPROMESSO E’ L’INIZIATIVA DI SPONSORING TRA LA GMG ED IL BANCO DI ROMA, UNA DELLE BANCHE... ARMATE. A NOI NON PIACE!

(di Redazione Papaboys) giovedì 23 giugno 2005 ore 18.25

Fonte: www.ildialogo.org

 

5.000.000 A COLONIA - (23 Giugno, h.18.10) - Dobbiamo essere nel mondo, ma non del mondo! Anche se non sempre ci riusciamo... E chi ce lo vorrebbe insegnare se lo ricorda? C’è un episodio brutto, squallido, grave, che ci riporta nella mente le parole della Via Crucis di Papa Joseph: ’Quanta sporcizia c’è nella Chiesa!". Che sia un caso simile? Intanto iniziamo a parlarne, ma se tale fosse, non avremmo problemi ad andare a fondo. Che è successo? Nel drappo che annuncia la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia campeggia ben visibile lo sponsor della Banca di Roma. Le riviste promotrici della Campagna Banche Armate (Mosaico di pace, Missione Oggi, Nigrizia) si interrogano sulla necessità di esporre pubblicità in chiesa e, soprattutto, di favorire banche che appoggiano e sono coinvolte nel commercio delle armi. In realtà non è la prima volta che lo sponsor della Banca di roma ’infila’ nelle Chiese, già in Piazza Navona, nella Chiesa di Sant’Agnese in Agone, la Pastorale Giovanile di Roma ha ben pensato di distribuire preghiere e canzoni a marchio!

Ma non bastano i soldi dell’8 per 1000?... Evidentemente no...

Quali sono "i motivi per fare una così grande pubblicità alla banca" di Roma?

A nome delle tre riviste, don Renato Sacco (Mosaico di Pace), Padre Nicola Colasuonno (Missione Oggi) e padre Carmine Curci (Nigrizia), con una lettera ben articolata, esprimono tutte le proprie perplessità e contrarietà a tale scelta che favorisce una banca coinvolta con il commercio delle armi e illustrano le ragioni di scelte più sobrie dicendosi "disponibili ad una riflessione seria, pacata e approfondita con Diocesi, parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti su questi temi che riguardano non solo i nostri stili di vita ma la stessa nostra testimonianza cristiana".

Di seguito la lettera:

Sta per arrivare in questi giorni a tutte le parrocchie italiane, un drappo-striscione (mt 1,90 x 0,70) del servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI, che annuncia la Giornata Mondiale della Gioventù nel mese di agosto a Colonia. La richiesta è che venga esposto all’interno o all’esterno della chiesa, comunque in luogo visibile e frequentato anche per la preghiera o per incontri vari.
Non possiamo nascondere lo stupore nel vedere campeggiare, su questo striscione, la scritta BANCA di ROMA, che, insieme a TIM e altre ditte vengono ringraziate come sponsor dell’iniziativa. Ce n’era proprio bisogno? Riteniamo innanzitutto discutibile e contrario alla testimonianza cristiana il dover esporre in Chiesa (e per due mesi!) striscioni con pubblicità varie.

Ma ancora più interrogativi pone il fatto che la banca in questione è quella maggiormente coinvolta nel commercio di armi. Come risulta, infatti, dalla Relazione che la Presidenza del Consiglio è tenuta ad inviare annualmente al Parlamento, Banca di Roma ha fornito nel 2004 i propri servizi per l’esportazione di armi dall’Italia per oltre 395 milioni di euro ricoprendo oltre il 30% delle transazioni e accrescendo la propria attività nel settore rispetto al 2003, anno nel quale aveva svolto operazioni per oltre 224 milioni di euro. Tra i destinatari di armi italiane alla cui esportazione Banca di Roma ha prestato i propri servizi, ricavando per questi "compensi di intermediazione", compaiono Paesi verso i quali è in vigore l’embargo di armi da parte dell’Unione europea come la Cina; Paesi altamente indebitati che destinano ampie risorse alle spese militari come India, Pakistan, Filippine, Cile e Messico; Paesi dove le organizzazioni internazionali rilevano reiterate violazioni dei diritti umani (torture, detenzioni arbitrarie di prigionieri, limitazioni alle libertà sociali) come Egitto, Turchia, Malesia e Paesi in conflitto o in zone di tensione come Israele e Taiwan.

Il documento "La Santa Sede e il disarmo generale" del 3 giugno 1976 afferma che "La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa (...) costituisce in realtà un furto, perchè i capitali astronomici destinati alla fabbricazione e alle scorte delle armi costituiscono una vera distorsione dei fondi da parte dei gerenti delle grandi nazioni o dei blocchi meglio favoriti. La contraddizione manifesta tra lo spreco della sovrapproduzione delle attrezzature militari e la somma dei bisogni vitali non soddisfatti (paesi in via di sviluppo; emarginati e poveri delle società abbienti) costituisce già un’aggressione verso quelli che ne sono vittime. Aggressione che si fa crimine: gli armamenti, anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame".

Da cinque anni le riviste Mosaico di Pace, Missione di Oggi e Nigrizia hanno promosso una Campagna di pressione verso le banche che prestano i propri servizi per il commercio di armi. Molti risparmiatori hanno scritto alle proprie banche e, in risposta, diversi e importanti Istituti bancari hanno via via assunto l’impegno di non fornire, totalmente o in buona parte, servizi d’appoggio al commercio di armi. Banca di Roma e il Gruppo Capitalia non ha finora ritenuto di rispondere ai numerosi correntisti che le hanno chiesto in merito alla questione se non che la Banca "non finanzia armamenti offensivi", come anche riferiva l’amministratore delegato Matteo Arpe il 10 settembre dello scorso anno.

Ci chiediamo, perciò, quali siano i motivi per fare una così grande pubblicità alla banca sopra citata. Crediamo che sia il momento di riflettere sui costi necessari per sostenere alcune iniziative, ispirate al criterio della sobrietà. Cogliamo questa occasione per invitare tutti - diocesi, parrocchie, istituti religiosi e missionari, associazioni, movimenti, suore, sacerdoti, laici.. - a scegliere con maggior oculatezza la banca presso cui depositare i risparmi o alle quali chiedere contributi per finanziare le diverse iniziative.
Papa Giovanni Paolo II rivolgendosi ai giovani, sentinelle del mattino, convenuti a Tor Vergata nell’agosto del 2000 ha detto :"Voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno.. "

Nel lanciare la campagna, in occasione dell’anno giubilare le tre riviste promotrici scrivevano: "Spesso le banche si rivolgono alle parrocchie offrendo condizioni particolarmente favorevoli. Crediamo sia moralmente doveroso chiederci come e dove investono questi istituti bancari. Se è vero che il sistema economico, le ´strutture di peccato’ si basano sul consenso dei singoli, è importante riscoprire quindi le responsabilità che ognuno ha nell’appoggiare più o meno esplicitamente tale sistema".

Come promotori della campagna di pressione alle banche che appoggiano il commercio delle armi, le cosiddette "banche armate", ci impegniamo a continuare ad informare attraverso le nostre riviste e il sito internet http://www.banchearmate.it e siamo disponibili ad una riflessione seria, pacata e approfondita con Diocesi, parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti su questi temi che riguardano non solo i nostri stili di vita ma la stessa nostra testimonianza cristiana.



Speriamo che a Colonia non vengano lasciati i soliti debiti di Toronto...



Il Comitato Italiano per il Sostegno Economico alla GMG - riporta il portale on line ’Vita’ ha deciso di rispondere all’appello delle riviste missionarie che supportano la Campagna Banche Armate, e che in questi giorni avevano criticato la scelta della organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù di appoggiarsi alla Banca di Roma.

Esprimendo “dispiacere per un’azione denigratoria che colpisce il nostro operato, che genera confusione e crea disagio nella comunità ecclesiale”, il Comitato fa sapere di aver svolto un’attenta verifica sulla posizione del gruppo, e sottolinea che Capitalia (di cui fanno parte Banca di Roma, Banca di Sicilia e Bipop-Carire), in data 17 luglio 2004 ha emanato una direttiva aziendale (la n. 21/2004), che stabilisce parametri più rigidi di quelli indicati dalla sopra citata legge.

Siamo andati a vedere i contenuti di questa direttiva. Essa dice che:

“Il Gruppo Capitalia ha deciso di adottare nuovi e stringenti criteri che autolimitano l’assistenza finanziaria alle aziende esportatrici di armamenti. Il Gruppo Capitalia non supporta le attività aziendali che hanno per oggetto strumenti di offesa, quali bombe, mine, missili, carri armati. Le attività oggetto di assistenza, quindi, si riferiscono esclusivamente ad apparati di difesa come sistemi radar, trasmissioni su reti satellitari, componentistica, cantieristica navale e carri non armati per trasporto truppe”.

A ciò si potrebbe obiettare che la “selezione” dei materiali di armamento, da parte dell’istituto bancario, non fornisce una garanzia di “bassa offensività” delle armi e dunque di ammissibilità, in senso etico, dell’assistenza finanziaria della banca. Un radar, ad esempio, può rappresentare uno strumento di violazione dei diritti umani e un’arma da guerra in senso stretto esattamente come una bomba.

Ma è la seconda parte della direttiva che stupisce ancora di più:

“Il Gruppo Capitalia, inoltre, ha tassativamente escluso qualunque forma di assistenza finanziaria ad attività che abbiano per destinatari Paesi coinvolti in operazioni belliche o ricompresi in aree geo-politiche particolarmente instabili. Il supporto del gruppo bancario è limitato unicamente ai Paesi dell’Unione Europea o a un ristretto gruppo di Paesi extra-UE (Australia, Canada, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Svizzera, Turchia, USA; Bulgaria e Romania)”.

Dalla Relazione 2005 all’export di armamenti, le tabelle del ministero del Tesoro relative alle transazioni bancarie citano paesi ben diversi da quelli elencati in questo documento di policy aziendale.
Per Banca di Roma, ad esempio, leggiamo che nel 2004 sono state richieste autorizzazioni per: Cina (15 milioni di euro). E per altri svariati milioni anche per: Egitto, Kuwait, Taiwan, Singapore, Malaysia, Pakistan, India, Oman, Barhain. Bipop Carire ha richiesto un’autorizzazione per un solo paese, la Malaysia, per una fornitura di un valore di 10 milioni di dollari.
Anche Banco di Sicilia, dal canto suo, ha richiesto autorizzazioni per un solo paese: il Sud Africa.

E’ dunque lecito, senza alcun intento denigratorio, domandarsi (e domandare alle banche) quale sia la verità.




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