AFGHANISTAN. : LA FABBRICA DEI TALEBANI

[Da www.peacereporter.net riprendiamo il seguente articolo del 20 settembre 2006 di Enrico Piovesana, "La fabbrica dei talebani. Civili uccisi dalle Bombe Isaf spacciati per talebani con armi messe accanto ai cadaveri". Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter.net", per cui segue la zona dell'Asia centrale e del Caucaso; nel maggio 2004 è stato in Afghanistan in qualità di inviato]

Le forze Nato della missione Isaf che combattono nel sud dell'Afghanistan spacciano per combattenti talebani le vittime civili dei bombardamenti. Lo ha rivelato a "PeaceReporter" una fonte militare affidabile e ben informata che ha chiesto di rimanere anonima.

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Fucili messi accanto ai cadaveri per farli apparire come "talebani".

"L'aviazione bombarda i villaggi in cui si pensa vi siano dei talebani. Vengono sganciati ordigni da 500 libbre, che non distinguono certo tra combattenti e civili. Dopo il raid aereo, intervengono sul posto le forze speciali per rastrellare il villaggio, neutralizzare eventuali combattenti superstiti e quindi verificare il risultato dell'attacco per fare poi rapporto al comando. Queste pattuglie si portano sempre dietro una bella scorta di kalashnikov sequestrati in altre occasioni e li depongono accanto ai civili. Scattano una bella foto ed ecco che quei morti, nel rapporto, diventano talebani. Il sistema lo hanno inventato gli statunitensi, stanchi di vedersi messi sotto accusa per i 'danni collaterali': con queste messe in scena e con le prove fotografiche sanno di poter farla franca di fronte a chiunque li accusi. Ma adesso hanno imparato a fare lo stesso anche i britannici e i canadesi. Tale pratica si sta però rivelando strategicamente controproducente perché la popolazione locale, che in passato non appoggiava minimamente i talebani, preferisce andare a combattere con loro per vendetta o semplicemente perché, se vengono ammazzati lo stesso, tanto vale morire in battaglia. E' una condotta idiota, che sta facendo innervosire molti negli ambienti militari Nato, dove tutti sanno queste cose. Ma non vi aspettate che qualcuno ve lo confermi: nessuno vuole perdere il posto!".

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"Così si rischia una rivolta generale come al tempo dei sovietici".

Qualcuno che confermasse questa incredibile storia l'abbiamo trovato: un altro militare, in servizio a Kabul. Ma anche lui ha chiesto di non rivelare il suo nome.

"Qui lo sanno tutti quello che succede", spiega la fonte. "Non è un segreto per nessuno. Quando leggete sui giornali 'Uccisi 50 talebani qui, 90 talebani là', in realtà si tratta sempre di civili spacciati per talebani
con il giochino dei fucili buttati vicino ai cadaveri. E' una cosa che rivolta lo stomaco. Ma nessuno per ora ha il coraggio di denunciarlo. Per paura di ritorsioni, ma anche perché non verrebbe creduto: le foto sono una prova, costruita, ma sono una prova. Qualcuno però dice che, prima o poi, qualcosa salterà fuori, qualcuno denunceraàquesti fatti ufficialmente. Se non altro per evitare che la situazione in Afghanistan precipiti, diventando un'insurrezione generale come al tempo dell'occupazione sovietica. Questo non converrebbe a nessuno".

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I racconti di testimoni e sopravvissuti.

Il 13 settembre, il comando Isaf dichiara di aver eliminato 510 talebani solo nelle ultime due settimane di combattimenti. Fonti locali riferiscono che tra la gente circola invece la cifra di 100 talebani e 500 civili uccisi nello stesso lasso di tempo. Cifre raccolte dai racconti degli oltre 85.000 civili fuggiti dalla zona dei combattimenti e accampatisi alla periferia di Kandahar e Lashkargah, senza la minima assistenza umanitaria da parte del governo, che non ha fornito loro nemmeno delle tende.

Mohammad Giran, un abitante di Panjwayi, ha dichiarato: "La Nato bombarda senza sosta, di giorno e di notte. Per ogni talebano ucciso, almeno tre civili perdono la vita sotto le bombe. Negli ultimi quattro giorni ho perso dieci parenti. Sparano su tutti, senza stare a guardare se sono civili o talebani".

Haji Khudai Nazar, residente di Nawzad, provincia di Helmand, dice di aver perso 4 familiari in un bombardamento e di volerli vendicare: "Da oggi in poi non farò altro che combattere le truppe straniere e il governo che consente loro di bombardare i nostri villaggi, distruggere le nostre case e uccidere la nostra gente".

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Secondo Usa e Nato, 1.650 "talebani" uccisi in quattro mesi.

Quattro mesi fa le forze della Coalizione hanno sferrato nel sud dell'Afghanistan la più grande offensiva militare contro i talebani dal 2001. Undicimila soldati statunitensi, britannici, canadesi e afgani hanno
lanciato l'operazione "Mountain Thrust" (Avanzata di montagna) contro le roccaforti talebane nelle province meridionali di Kandahar, Helmand, Uruzgan e Zabul. Dopo il 31 luglio - data in cui la missione Nato Isaf, alla quale partecipa l'Italia, ha ufficialmente assunto il comando delle operazioni sul fronte afgano meridionale, prima in carico alla missione Usa "Enduring Freedom" - l'offensiva è proseguita, ma con un nome diverso: operazione "Medusa".

Secondo i comandi militari alleati, oltre 1.650 combattenti talebani sono stati uccisi finora, nel corso di queste due operazioni. Delle vittime civili uccisi non c'è traccia nei bollettini dei comandi militari alleati,
che parlano ogni giorno di decine di morti, tutti "talebani".

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Versioni discordanti e dichiarazioni sibilline.
Spesso, però, è successo che fonti locali indipendenti abbiano confutato la versione dei fatti fornita dalla Nato (vedi la scheda sotto). Versioni discordanti che fanno sorgere legittimi dubbi sulle verità ufficiali dei comandi della missione Isaf e confermano quanto rivelatoci dalle nostre fonti. Soprattutto se considerate alla luce delle sibilline dichiarazioni del generale Fabio Mini, ex-comandante della missione Nato in Kosovo, "Kfor", che su "La Repubblica" del 10 settembre ha scritto: "La legalità dell'intervento (della Nato in Afghanistan), più che nelle risoluzioni o nella forza delle armi, sta nella capacita di affibbiare ai morti il titolo di Taliban, a prescindere dall'etnia, dal sesso e dall'età".

 

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Scheda
2 giugno - il comando Usa dichiara di aver ucciso 15 talebani nel distretto di Chora, provincia di Uruzgan. Secondo gli abitanti del posto, sotto le bombe sono morti 11 civili, di cui 4 bambini e un'anziana.

10 luglio - il comando Usa annuncia l'uccisione di 40 talebani nel distretto di Tarin-Kot, provincia di Uruzgan. Abdul Khaliq Mujahid, parlamentare del posto, ha dichiarato che almeno 50 civili sono stati uccisi.
11 luglio - il comando Usa afferma di aver eliminato 30 talebani nel distretto di Sangin, provincia di Helmand. La gente del posto afferma che sotto le bombe sono morti 10 civili, di cui due donne.

12 luglio - il comando Usa dice di aver ucciso oltre 40 talebani nel villaggio di Nawzad, provincia di Helmand. Hajji Dad Mohammad, parlamentare originario della zona, afferma che almeno 25 civili sono morti nel bombardamento. Fonti locali riferiscono che i morti civili sono almeno 50, che le bombe hanno distrutto una scuola appena costruita e hanno ridotto in macerie il bazar.

15 luglio - il comando Usa dichiara l'uccisione di 10 talebani a Sangin, provincia di Helmand. Il signor Kakar, residente del posto, ha poi riferito che la sua casa è stata distrutta da una bomba e che otto dei suoi
familiari sono rimasti uccisi.

22 agosto - il comando Isaf annuncia di aver ucciso 15 talebani in un raid nel distretto di Zhari, provincia di Kandahar. Fonti locali riferiscono poi che tutte le vittime erano in realtà civili.

25 agosto - il comando Nato sostiene di aver ucciso 7 talebani in fuga su un veicolo a Musa-Qala, provincia di Helmand. Abdul Habib, abitante del villaggio, ha poi dichiarato che una famiglia di 13 persone che stava cercando di scappare dal bombardamento aereo sul centro abitato è stata sterminata in un bombardamento lungo la strada.

27 agosto - il comando Isaf afferma di aver eliminato 10 talebani in un raid aereo sullo stesso villaggio di Musa-Qala. L'ospedale di Emergency a Lashkargah riceve tre bambini feriti dalle schegge delle bombe. Il loro padre racconta che sua moglie e tutto il resto della famiglia è morta sotto il bombardamento, che ha colpito una festa di matrimonio.

5 settembre - il comando Isaf comunica l'uccisione di 50-60 talebani nel distretto di Panjwayi, provincia di Kandahar. Haji Agha Lalai, consigliere distrettuale, sostiene che almeno 21 civili sono stati uccisi nella zona di Zangabad, in Panjwayi. Il dottor Qayyum Pohya, dell'ospedale Mir Wais di Kandahar, afferma di aver ricevuto 14 civili feriti nei bombardamenti aerei su Panjwayi, due dei quali sono morti.

9 settembre - il comando Isaf dichiara di aver ucciso 94 talebani nei raid aerei sui distretti di Panjwayi e Zhari. Fonti locali riferiscono però che almeno 50 civili, vecchi, donne e bambini, sono morti sotto le macerie delle case bombardate nei villaggi di Pashmul, Zangabad e Sufaid Rawan, e che l'intensità dei bombardamenti non consente nemmeno il recupero dei corpi.

 

ENRICO PIOVESANA