Accerchiamento clericale
Dario
Antiseri ha sostenuto qualche anno fa che l'idea di un Occidente debole in
quanto privo di una unica fede è un'idea eticamente e politicamente disumana; e
Karl Popper, prima di lui, che dovremmo essere orgogliosi di non avere un'unica
fede ma parecchie fedi, buone o cattive che siano. L'Europa più avvertita, più
ragionevole, più lungimirante se n'è accorta da tempo; questa nostra
schizofrenica Italia politica, invece, che troppo spesso tace colpevole sullo
sbracamento generale nel pressappochismo culturale, sul degrado morale e
ambientale, sulle morti bianche e sullo sfruttamento sul lavoro, sui pubblici
scandali (bancopoli, calciopoli, vallettopoli...), ascolta partecipe quell'unica
predica, continua ad avallare ossessiva quell'unica fede, pende dalle labbra di
chi parla da quell'unico pulpito.
Risposta identitaria al minaccioso accerchiamento di cui sarebbe sempre più
oggetto il cattolicesimo anche nel nostro paese (nemmeno Giovanni Paolo II ha
goduto della risonanza sui media che può vantare Benedetto XVI) oppure volgare
tornaconto elettorale e solito timore di dover riconsegnare troppo presto
l'Italia al Cavaliere? Se fosse così il rischio simoniaco, paventato da Edmondo
Berselli su Repubblica, che l'accordo a ogni costo con le gerarchie
ecclesiastiche possa comportare una sostanziale rinuncia alla «dignità laica»,
sarebbe già nelle cose.
Ieri Ruini oggi Bagnasco. Dalla padella nella brace. Non bastavano le
dichiarazioni di inaccettabilità di principio, ora della legalizzazione delle
coppie di fatto (naturalmente quelle omosessuali) è riconfermata la pericolosità
«sul piano sociale ed educativo». Le prime reazioni dei partiti e dei politici
della maggioranza che ci governa? Prodi differisce (leggerà e poi dirà);
Bertinotti minimizza,Castagnetti conferma e giustifica, mentre Carra, non
limitandosi a manifestare attenzione e rispetto, addirittura rilancia (cari
vescovi ci avete preceduto...); Rosy Bindi si prova in una definizione da
vocabolario (nota Cei: «espressione coerente della sollecitudine pastorale»); l'Udeur,
finalmente, non si sente più sola.
Sto rileggendo in questi giorni un famoso e fortunatissimo libro di Vance
Packard: I persuasori occulti. Commentando gli esiti di un test al quale alcuni
analisti motivazionali americani, negli anni '50, avevano sottoposto forti
bevitori di whisky, consistente nel sottoporre ai soggetti intervistati una
serie di ritratti di persone affette da turbe psichiche su cui esprimere un
giudizio, Packard enuncia le otto categorie di «squilibrati» che le
rappresenterebbero: sadici, epilettici, isterici, catatonici, paranoici,
depressi, maniaci e... omosessuali.
Archiviati rapidamente gli anatemi finiani contro i maestri gay e i culattoni di
Tremaglia, il pensiero corre immediatamente alla senatrice Binetti e alle sue
recenti affermazioni sull'omosessualità come «devianza della personalità» e
sulla gioia della mortificazione della carne prodotta dal cilicio. Chissà che la
Cei, dopo aver tirato fuori dal suo magico cilindro la pericolosità sociale ed
educativa delle unioni di fatto omosessuali, non decida alla fine di giocarsi
anche la carta dei disturbi psichici dei loro componenti. Peccato che non possa
però più giovarsi dell'utile sponda della medicina ufficiale. A meno di
rispolverare la «garzantina» medica che, nell'edizione in commercio fino a pochi
anni, definiva appunto l'omosessualità «un disturbo psichico determinato
principalmente dall'ambiente» e sosteneva che un giovane, qualora di questo
sciagurato disturbo «si ammali», deve essere indirizzato «a uno psichiatra che
dovrà decideere se intraprendere una terapia». Non sarà il caso, date le
circostanze, di ristamparla? La si potrebbe distribuire gratuitamente in
occasione del prossimo Family Day del 12 maggio.
Massimo Arcangeli il manifesto 1/4/2007