ABC elettorale

A come astensionismo


Faccio convintamente mia una nota del mio amico Piero Basso: “So che qualcuno, deluso da
precedenti esperienze di governo nazionale, o forse convinto che contro questa maggioranza non ci
sia nulla da fare, pensa di restare a casa, di rinunciare al proprio diritto al voto. Sono convinto che
astenersi è sempre e comunque sbagliato: perché lasciamo che altri decidano per noi; perché il voto
è un diritto che i nostri padri hanno conquistato pagando un prezzo durissimo; perché il messaggio
che con l'astensione mandiamo ai nostri avversari è questo: "Siamo stanchi, e per quanti
stravolgimenti della Costituzione facciate, per quanti siano i vostri attacchi all'informazione, alla
giustizia, all'equità sociale, noi non ci muoveremo".

B come Bagnasco & Berlusconi

Il cardinale Bagnasco e i vescovi italiani sono troppo intelligenti per non capire l’importanza
elettorale del loro anatema a proposito della centralità del problema dell’aborto. Essi hanno
comunque deciso di farlo, chiamando a raccolta i fedeli e indirizzandoli verso il blocco di destra.
Destra per modo di dire, poiché l’aggregazione berlusconiana somiglia sempre di più a un sultanato
che a una formazione di democrazia liberale.

Confesso di provare in quanto cattolico una fonda tristezza per questo intervento ecclesiastico: non
per ciò che dice ma per “quando” lo dice e soprattutto per ciò che sottintende. L’Italia vive uno dei
momenti più difficili e, temo, rischiosi della sua vita democratica. C’è un governo che non solo
accetta ma, lo voglia o no, promuove forme di ingiustizia, di demolizione dello stato sociale, di
negazione delle speranze dei giovani.. Crescono le nuove povertà, le differenze fra Nord e Sud, le
sperequazioni fra ceto e ceto. I problemi della convivenza fra gli italiani e gli stranieri, dei quali la
nostra economia e più ancora il nostro futuro demografico hanno disperato bisogno, sono affidati
alla generosità del volontariato e alla “cattiveria” che il ministro dell’interno sollecita alle strutture
pubbliche.

Per la sua predicazione di giustizia il cardinale Tettamanzi viene insultato dal secondo
partito di governo. Mentre scrivo, ho davanti a me due notizie che arrivano dal ricco Nordest: un
asilo comunale nega l’iscrizione a bambini non-cristiani, un altro dispone che siano nutriti soltanto
con un panino imbottito i bambini figli di genitori che non riescono più a pagare la mensa
scolastica: beati loro che fanno un pic-nic ogni giorno, fra l’invidia dei compagni. Amnesty
International
denunzia la vera e propria persecuzione in atto contro i Rom. Dopo il White Christmas
abbiamo la Primavera Razzista. E abbiamo un presidente del Consiglio sempre più sovreccitato che
tuona ad ogni piè sospinto contro qualunque organo di controllo osi opporsi alla sua pretesa di
impunità e ricordi leggi e regolamenti della vita associativa del Paese. È il padrone di un impero
editoriale ma non gli basta e provvede a ridurre al silenzio gli avversari con l’arroganza dei
ricchissimi. Procura donne agli amici e posti di governo alle sue fan. Il leader del “Partito
dell’amore”, del resto, che garantisce ogni tanto al Papa la fedeltà del suo governo ad alcuni princìpi
cristiani trascurando tutti gli altri, ha praticamente azzerato la cooperazione italiana con il
cosiddetto Terzo Mondo, quando va a Betlemme non si accorge neppure dell’infame muro con il
quale i suoi amici israeliani hanno tagliato in due il corpo vivo della Palestina, rilascia
sbrigativamente patenti di democrazia a Putin, a Gheddafi, ai piccoli ma feroci dittatori dell’Est
europeo. Il Papi di Noemi si congratula con Benedetto XVI per la sua lettera contro la pedofilia. Per
conquistare gli elettori, mentre strangola la ricerca scientifica, non esita a offendere il dolore dei
malati di cancro e delle loro famiglie promettendo che entro tre anni il suo governo taumaturgico
vincerà il gravissimo male. Del resto è lui che racconta barzellette sui malati di Aids e sulla
Madonna.

Davvero meglio Silvio Berlusconi e i suoi festini che un’onesta non-cristiana ma
autentica democratica e di indiscussa moralità come Emma Bonino? E davvero nel mondo
complesso, terribile e meraviglioso, corrotto e violento, eroico e luminoso, in cui viviamo,
devastato da atroci conflitti, da fami endemiche, da una crescente desertificazione è l’aborto il
problema principale e, per così dire, avulso da tutte le altre negazioni della dignità umana, tanto da
poter obbligare il credente a scegliere un luogo politico piuttosto che un altro? Temo anch’io che un
documento come questo riveli una volta di più l’incontenibile convinzione di alcune curie che una
destra priva di moralità sia più pronta a rendere servigi e garanzie alla Chiesa che una sinistra più
attenta al bene comune e alla laicità dello Stato.

Io penso –e mi pare di farlo in fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa – che spetti ai vescovi la
continua riproposizione dei grandi temi della fede e la continua sollecitazione ai cattolici presenti in
parlamento perché cerchino di improntare all’etica cristiana, quanto più è possibile, il corpo delle
leggi dello Stato, in fecondo dialogo con altre fedi e convinzioni; ma che tocchi poi ai laici scegliere
i modi e i tempi di questa attuazione. Sono i laici, infatti, ad avere le competenze politiche
necessarie, come dice il Concilio, al “rinnovamento” delle istituzioni.
Proprio nel caso della
depenalizzazione dell’aborto per cui anche molti di noi cattolici si sono battuti, non sono stati i
monsignori ma i laici a ottenere la straordinaria diminuzione del numero delle vittime della
clandestinità. E come non vedere, oggi, che l’aborto di un rilevante numero di donne “straniere” è
dovuto alla violenza anticristiana del pacchetto delle leggi di polizia voluto dalla destra? Allora, per
un credente nella dignità dei figli di Dio, meglio davvero la destra?

Ettore Masina       “Lettera n. 145” del febbraio-marzo 2010