Sant'Uffizio. Si abbatte sul teologo Jon Sobrino, amico di monsignor Oscar Romero, la scure della dottrina della Fede. All'Indice la sua cristologia e l'opzione per i poveri.
Saggi teologici che avvicinano
troppo la figura del Cristo con la misera vita degli uomini, libri proibiti,
dunque da mettere all'indice. Gesù Cristo liberatore, lettura storico teologica
di Gesù di Nazareth, pubblicato nel 1991, e La fede in Gesù Cristo, che risale
al 1999, due opere del teologo Jon Sobrino, sono state dichiarate contrarie
"alla dottrina cattolica" dalla Congregazione per la dottrina della fede (l´ex
Sant´Uffizio).
Gesuita, 69 anni, nato in Spagna ma da 50 anni in Centroamerica dove insegna
nell'università di El Salvador, Sobrino è uno dei maggiori esponenti della
Teologia della liberazione, amico di monsignor Oscar Romero e compagno di lavoro
dei sei gesuiti trucidati nel 1989 dagli squadroni della morte. Un massacro al
quale Sobrino scampò per puro caso, perché in viaggio in Thailandia.
La Congregazione non commina alcuna sanzione al teologo latinoamericano e si "limita" a mettere in guardia i pastori e i fedeli dai problemi suscitati da alcuni punti dei suoi due libri. Questo non esclude però che altre autorità, per esempio un vescovo, possano decidere di inibire il teologo dal proseguire nell'insegnamento o dal tenere conferenze nella diocesi.
I punti contestati nelle opere di Sobrino sono sei: i presupposti metodologici su cui è fondata la sua riflessione teologica; la divinità di Gesù Cristo; l'Incarnazione del Figlio di Dio; la relazione tra Gesù Cristo e Regno di Dio; l'autocoscienza di Gesù Cristo e il valore salvifico della sua morte. Sobrino avrebbe valorizzato troppo la componente storica della figura di Gesù separandola dalla sua dimensione divina. Per il Vaticano, "l'insistenza di Sobrino sulla solidarietà fra Cristo e l'uomo non deve essere portata al punto da lasciare in ombra o sottovalutare la dimensione che unisce Cristo a Dio".
Dati alle stampe durante gli anni del pontificato di papa Giovanni Paolo II, la decisione di porre sotto esame i due libri del teologo gesuita fu presa nel 2001 quando a dirigere la Congregazione era proprio Joseph Ratzinger, allora cardinale. Sei anni di riflessione per arrivare ad una "puntualizzazione" che suona come una condanna: "Opere contrarie alla dottrina cattolica", è la lapidaria conclusione a cui sono giunti i membri dell'ex Sant'Uffizio. Con conseguente Notificazione ufficiale, immediatamente diffusa dalla sala stampa della Santa Sede. E con la scontata approvazione del Papa regnante.
La condanna della
Congregazione, quindi, va ben oltre il "chiarire" alcune "divergenze teologiche"
e punta ad intervenire per limitare la diffusione della dottrina della
Liberazione in America Latina: Sobrino viene, nei fatti, messo all'Indice perché
le sue teorie sono agitatrici, puntano a diffondere e radicare le pericolose
idee della cosiddetta "teologia della liberazione" che predica la fede pensando
però ai bisogni degli uomini, soprattutto dei più poveri. Perché, spiega una
nota allegata alla Notificazione che bandisce le due opere, "l'opzione
preferenziale per i poveri della Chiesa non è una opzione esclusiva e la Chiesa
non può esprimersi a sostegno di categorie sociologiche e ideologiche
riduttrici, che farebbero di tale preferenza una scelta faziosa e di natura
conflittuale".
Viene da pensare che San Francesco ha avuto tempi migliori per professare la sua
Fede, oggi, probabilmente, Ratzinger lo avrebbe scomunicato.
Carla Ronga Aprile online 14 marzo 2007