Una chiesa rigida perché debole
Le
vicende dei rapporti stato-chiesa in Italia stanno meravigliando un po' tutti.
Non si prevedeva né, da una parte, questa rigidità dell'autorità ecclesiastica
né, dall'altra, questa moderata arrendevolezza del governo di centrosinistra.
Come mai? Come spiegare la novità di questa fase ? Non basta invocare come
spiegazione la fine della Democrazia Cristiana, ormai lontana. Penso che sia
necessaria una analisi della situazione del cattolicesimo e dei suoi vertici,
soprattutto in Italia.
Una situazione che è di manifesta incertezza, se non
proprio di crisi. Certamente di paura. Paura di perdere quel posto privilegiato
che il cattolicesimo possiede nel nostro paese ormai da decenni, dai tempi del
fascismo. Una situazione che gli permette importanti privilegi, assicurati dai
Concordati e anche da situazioni di fatto al di là dei concordati. Una
situazione che non soltanto mette il cattolicesimo al di sopra delle altre
religioni, ma che - soprattutto - consente alla chiesa cattolica di parlare
anche alla massa dei non credenti. Parlare e imporsi, come in tutti i casi oggi
in discussione: pacs, eutanasia, aborto, ecc.
Come se la grande maggioranza degli italiani fosse
cattolica non soltanto di nome ma di fatto. Con convinzione. Nei palazzi
vaticani si sa bene che non è così, ma si cerca in tutti i modi di mantenere
quella posizione di privilegio. Con alcuni argomenti a proprio favore, ma anche
nonostante forti argomenti contrari.
Fra i primi i palazzi vaticani possono citare il
recente referendum sulla procreazione assistita, ma anche le cifre dei
battesimi, degli studenti della religione cattolica a scuola, dei matrimoni in
chiesa... Ma , al contrario, non si possono dimenticare gli argomenti contrari:
i referendum su aborto e divorzio, .l'aumento dei matrimoni civili e dei pacs,
il calo delle frequenze alla messa, ecc. Ma a dover preoccupare le autorità
cattoliche penso che dovrebbe essere proprio l'insistenza su una cattolicesimo
formale, legalistico, da anagrafe, più che su una religione evangelica, che
guidi i rapporti umani nella carità e nell'amore.
In questo senso penso che l'attuale società italiana
si debba definire ben poco cattolica. E che l'autorità ecclesiastica, nonostante
la attuale rigidità e presunzione, debba riconoscersi sconfitta.
Anche se, come è probabile, i governi dei vari
colori continueranno ad inchinarsi, pur se poco convinti, di fronte ai dettami
provenienti dai palazzi apostolici.
Filippo Gentiloni il manifesto 1/2/07