Quanto è cristiana l'Italia?
Si
moltiplicano le cifre, ma ci si chiede quanto siano significative. Comunque sono
contraddittorie. In netto aumento i divorzi e le separazioni, nonché i matrimoni
civili e le coppie di fatto, senza matrimonio né religioso né civile. Un dato
estremamente significativo, anche perché i dati sui matrimoni riguardano da
vicino anche quelli sulle nascite. Vita cristiana, dunque, decisamente in crisi.
Ma a questi dati sui matrimoni la gerarchia cattolica può contrapporne altri di
segno opposto. La percentuale - altissima - dei battesimi, ad esempio. E anche
quella - alta - degli studenti che accettano la religione cattolica a scuola,
anche se questi numeri sono in calo con la crescita dell'età degli alunni. E i
matrimoni in chiesa sono ancora molti, soprattutto al sud. Che dire di questa
situazione? E quale sembra essere l'atteggiamento - la strategia - della
gerarchia cattolica? Due i possibili percorsi, come sono emersi anche dal
recente convegno ecclesiale di Verona. Non molti evidenziano la crisi,
soprattutto dei giovani. Qualche parrocchia, qualche gruppo e comunità:
accettano la scristianizzazione, più o meno marcata. Anche l'Italia terra di
missione come, d'altronde, più o meno tutti i paesi a maggioranza cristiana (e
cattolica). E' inutile - sostengono - mantenere una religiosità ipocrita e
convenzionale. Ma si tratta di piccole minoranze. La stragrande maggioranza
della gerarchia preferisce un'altra strada: nonostante i segnali negativi, il
popolo italiano è ancora sostanzialmente e profondamente cattolico, e così deve
essere considerato. E' la strada scelta, come è apparso anche a Verona, dal
cardinale Ruini e dallo stesso papa. Perciò l'importanza dei riconoscimenti e
anche degli aiuti da parte dello stato: aiuto alle parrocchie, istituzioni
cattoliche, soprattutto scuole. Aiuto che può e deve essere anche - soprattutto
- economico. La predicazione affidata non tanto ai pulpiti sacri quanto ai mass
media, in primo luogo alla televisione. Un percorso che sembra mettere in
secondo piano gli aspetti più tipicamente evangelici del messaggio cristiano,
per favorire piuttosto una forma di religione «civile». Una religione «per
tutti», un'etica del buon senso: cristianesimo civile, civiltà cristiana.
Quale sarà il futuro? Difficile dirlo. Da una parte,
quella dei pessimisti, si ricorda il risultato dei referendum su divorzio e
aborto. Dall'altra ci si appella al risultato, più recente, del referendum sulla
procreazione assistita. Sembra probabile, comunque, una sempre maggiore
spaccatura all'interno del cristianesimo: destra e sinistra sempre più separate,
nonostante i tentativi «centristi» della gerarchia.
Filippo Gentiloni il manifesto 12/11/06