È il momento dei «media di massa individuali»

 
C'è più di un miliardo di utenti d'Internet, e ci sono circa due miliardi di abbonati al cellulare. I due terzi degli abitanti del pianeta possono comunicare grazie a un portatile, anche nei luoghi in cui non arriva l'elettricità. Si è così costituita una nuova forma sociale di comunicazione, certamente di massa, ma prodotta, ricevuta e vissuta individualmente.

  
L'INFORMAZIONE e la comunicazione sono sempre state veicoli di poteri dominanti e alternativi, di resistenze e di cambiamenti sociali.
L'influenza esercitata dalla comunicazione sulla mente delle persone è una questione cruciale. Solo plasmando il pensiero dei popoli, i poteri si costituiscono in società e le società evolvono e mutano.
La repressione fisica o mentale è certo un aspetto importante del potere dominante, ma se un popolo modifica radicalmente la sua visione delle cose, se pensa in modo diverso e autonomo, non c'è potere che possa opporvisi.
Torturare un corpo è molto meno efficace che plasmare una mente.
Ecco perché la comunicazione è la pietra di paragone della potenza.

Il pensiero collettivo (che non è la somma di pensieri individuali interagenti, ma un pensiero che assorbe e investe la società nel suo complesso) si sviluppa nel campo della comunicazione. In effetti, da qui vengono le immagini, le informazioni e le opinioni, ed è attraverso meccanismi comunicazionali che l'esperienza è diffusa e trasmessa a livello collettivo.
Ciò si applica a maggior ragione nelle nostre società, attraversate da reti di comunicazione ad ogni livello, dal globale al locale e dal locale al globale. Di conseguenza, le relazioni con il potere dominante, elemento costituente di ogni società e che ne determina le evoluzioni, sono sempre più elaborate nella sfera della comunicazione.

Nella società contemporanea, la politica acquisisce immediatamente una dimensione mediatica. Il sistema politico, e persino le decisioni che ne derivano, rappresentano un palcoscenico per i media, che cercano di ottenere il consenso dei cittadini o, almeno, di attenuarne l'ostilità. Ciò non significa che il potere si trovi incondizionatamente in mano ai media, né che il pubblico si orienti in base ai loro suggerimenti.
Le ricerche nel campo della comunicazione da tempo hanno dimostrato quanto il pubblico sia attivo e non passivo.

D'altronde, i media possiedono sistemi interni di controllo della loro capacità di influenzare il pubblico. Essi sono innanzitutto aziende sottomesse a obblighi di redditività, e devono fare audience o espandere la loro diffusione. In generale, sono diversificati e competitivi, e devono rimanere credibili quanto i concorrenti. Sovente, essi s'impongono ulteriori vincoli, sul piano dell'etica professionale o giornalistica (mediatori, comitati etici ecc.). I media non sono dunque semplicemente dedicati alla distorsione o alla manipolazione dell'informazione. Dobbiamo tuttavia concentrare la nostra attenzione su due tendenze.

Da un lato, il giornalismo militante, impegnato, i media come strumento ideologico. A lungo ciò fu considerato un handicap che sottraeva «oggettività», e dunque acquirenti, al mezzo di informazione. Perciò, i giornali che si presentano come «organi di partito» sono praticamente tutti scomparsi o attraversano gravi crisi di vendite. Ma le cose sembrano essere cambiate; la militanza o l'impegno ideologico possono rivelarsi molto redditizi. Per esempio, Fox News, uno dei principali canali televisivi statunitensi (una filiale di News Corp, di proprietà di Rupert Murdoch), ha conquistato una parte importante del pubblico americano conservatore appoggiando, senza il minimo scrupolo di oggettività, le tesi dei neoconservatori favorevoli all'invasione dell'Iraq nel 2003.

La facoltà di occultare La seconda tendenza che si osserva oggi consiste nella perdita d'autonomia dei giornalisti professionisti rispetto ai loro datori di lavoro.
Vi si gioca una gran parte del complesso sistema della manipolazione mediatica. Uno studio ha tentato di spiegare che, a metà del 2004, il 40% degli americani
(1) credeva ancora che Saddam Hussein e al Qaeda collaborassero e che vi fossero armi di distruzione di massa in Iraq. E questo un anno dopo che tutte le prove contrarie fossero emerse nei minimi dettagli. Questo studio ha messo in luce le relazioni fra la macchina propagandistica dell'amministrazione Bush e le produzioni del sistema mediatico. E ha dimostrato che certe manipolazioni avvengono senza che vi sia stata censura o un ordine diretto di falsificazione.

Tutto questo rappresenta dunque solo la parte visibile dell'iceberg, poiché l'influenza più importante esercitata dai media non dipende da ciò che viene pubblicato, ma da ciò che non lo è. Da ciò che viene occultato, passato sotto silenzio. L'attività mediatica si fonda su una dicotomia: nella mente del pubblico esiste solo quello che esiste attraverso i media. La loro potenza fondamentale sta dunque nella facoltà di occultare, di mascherare, di condannare alla pubblica inesistenza.
La necessità di esistere mediaticamente per esistere politicamente induce una relazione organica con il linguaggio mediatico che si ritrova in televisione come in radio, sulla stampa o su Internet.

I media utilizzano una «lingua franca» specifica, certo non un dialetto autonomo, ma qualcosa di simile.
Il messaggio mediatico più semplice e più potente è l'immagine. E il messaggio visivo più semplice resta il volto. C'è un legame organico fra la mediatizzazione della politica, la personalizzazione dei media e quella della politica. Quando si scivola in una vita politica basata sulle dispute tra persone e immagini e sulle manipolazioni mediatiche, i programmi politici perdono la loro importanza poiché nessuno vi fa riferimento e i cittadini non prestano loro alcuna attenzione (probabilmente a ragione, d'altronde).

Il trionfo della politica «personalizzata» implica che la forma più persuasiva di guerra ideologica sia l'attacco contro la persona che incarna un certo messaggio. La diffamazione e il rumore divengono l'arte dominante in politica: un messaggio negativo è cinque volte più efficace di un messaggio positivo. Tutti i partiti imboccano questa strada, manipolano o fabbricano le informazioni. E ciò senza alcuna iniziativa da parte dei media. Piuttosto, è questione di intermediari, di posti specializzati, di «officine».

Ne consegue una connessione diretta fra la mediatizzazione della politica, la sua personalizzazione e la diffamazione o la pratica dello scandalo politico la cui diffusione ha condotto, in questi ultimi quindici anni, all'assassinio di esponenti politici, a crisi di governo o, addirittura, di regime.
Questo ci riporta alla crisi attuale, profonda, della legittimità politica su scala mondiale, in quanto esiste un legame evidente e forte, sebbene non esclusivo, fra la pratica dello scandalo, la mediatizzazione esacerbata della scena pubblica e la mancanza di fiducia dei cittadini nel sistema. Tale diffidenza si è manifestata in un sondaggio realizzato dai servizi dell'Organizzazione delle nazioni unite (Onu), secondo cui i due terzi degli abitanti del pianeta non si sentono rappresentati dai loro governanti.

Dunque, si tratta proprio di una crisi di legittimità. Ma, mentre la gente sostiene di non fidarsi più dei governi, dei responsabili politici e dei partiti, una maggioranza della popolazione continua a credere di poter influenzare quelli che parlano in suo nome e ritiene, inoltre, di poter agire sul mondo, attraverso la propria volontà e i propri mezzi. Forse sta introducendo, nella sfera della comunicazione, gli straordinari sviluppi di quello che io chiamo la Mass Self Communication (la comunicazione individuale di massa). Tecnicamente, questa comunicazione individuale di massa sfrutta Internet, ma anche lo sviluppo dei telefoni cellulari.
 
Oggi ci sarà più di un miliardo di utenti della Rete ed esisteranno circa due miliardi di abbonati alla telefonia mobile. I due terzi degli abitanti del pianeta possono comunicare grazie a un portatile, anche dove non c'è elettricità né linee di telefonia fissa. In pochissimo tempo, le nuove forme di comunicazione sono esplose. Le persone hanno sviluppato i propri sistemi: sms, blogs, skype... Il peer-to-peer o P2P (2) permette il trasferimento di qualsiasi dato digitalizzato. A maggio 2006, c'erano trentasette milioni di blog (contro i ventisei milioni del gennaio). In media è stato creato un blog ogni secondo nel mondo, cioè più di trenta milioni all'anno...Tre mesi dopo aver aperto, il 55% dei blogger aggiornano ancora il loro blog. Il numero dei blogger è sessanta volte maggiore rispetto a sei anni fa. E raddoppia ogni sei mesi...

Mentre l'inglese all'inizio era la lingua dominante su Internet, oggi è la lingua utilizzata in meno di un terzo dei siti. Nel corso del tempo si è imposto il cinese, seguito dal giapponese, dallo spagnolo, dal russo, dal francese, dal portoghese e dal coreano... È interessante non tanto l'esistenza di tutti questi blog, quanto i legami che esistono fra loro, e quelli che essi intrecciano con l'insieme delle interfacce comunicazionali (grazie alla tecnologia Rss)
(3).

Il movimento altermondialista contro il capitalismo globale, in ogni sua diversità, utilizza da parecchi anni Internet e tutte le risorse della comunicazione non solo come strumento organizzativo ma anche come luogo di dibattito e d'intervento. Ha anche sviluppato in questo modo una capacità d'influenza sui media dominanti, attraverso Indymedia o altre reti associative.
La costituzione di reti autonome di comunicazione tocca anche i media più tradizionali. Le televisioni di strada o le radio come Orfeo Tv a Bologna, Zalea Tv a Parigi, Occupen las Ondas a Barcellona, Tv Piquetera a Buenos Aires, così come una moltitudine di media alternativi collegati in rete, formano un vero nuovo sistema d'informazione.

Persino l'ex-vicepresidente degli Stati uniti, Albert Gore ha creato una propria rete televisiva il cui contenuto, attualmente, è alimentato per il 40% dai telespettatori. Anche le campagne presidenziali hanno subito l'influenza di questo nuovo mezzo d'informazione. Così, nel 2003-2004, la candidatura di Howard Dean prese slancio solo grazie alla sua capacità di mobilitazione via Internet
(4).

C'è poi «la mobilitazione politica istantanea» via telefono cellulare, divenuta negli ultimi due anni un fenomeno decisivo
(5). Questa ondata di mobilitazione, sostenuta da reti di comunicazione fra telefoni portatili, ha avuto notevoli effetti in Corea del Sud, nelle Filippine, in Ucraina, in Thailandia, in Nepal, in Ecuador, in Francia... Talvolta con un effetto immediato, come la destituzione del primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra per mano del re Bhumibol Adulyadej nello scorso aprile. O come in Spagna, al momento della sconfitta alle elezioni legislative di marzo 2004 del Partito popolare di José Maria Aznar. Sospettando la manipolazione dell'informazione da parte delle autorità, preoccupate di addossare la responsabilità degli attentati di Madrid all'Eta, un gran numero di messaggi circolò via telefono cellulare e permise l'organizzazione di un'immensa manifestazione di protesta in un giorno in cui, teoricamente, sotto l'effetto dello choc e del lutto, ogni espressione politica sembrava impossibile.

Questo non significa che ci siano, da un lato, i media allineati al potere e, dall'altro, i media di massa individuali, associati ai movimenti sociali. Ognuno opera su entrambe le piattaforme tecnologiche.
Ma l'esistenza e lo sviluppo delle reti elettroniche offrono alla società una maggiore facoltà di controllo e d'intervento. E una superiore capacità di organizzazione politica a coloro che rimangono fuori dal sistema tradizionale.

Mentre la democrazia formale e compassata è fondamentalmente in crisi e i cittadini non credono più nelle istituzioni democratiche, quello che sta succedendo sotto i nostri occhi con questa esplosione delle comunicazioni di massa individuali assomiglia alla ricostruzione di nuove forme della politica. È ancora difficile dire ciò che ne deriverà.
Ma si può essere certi di una cosa: l'esito della battaglia si deciderà nel campo della comunicazione e terrà conto della nuova molteplicità dei mezzi tecnologici. In definitiva, è la battaglia più antica della storia umana. Da sempre, ha come posta in gioco la liberazione delle nostre menti.
 
 
 Manuel Castells *


 
note:
* Docente di comunicazione, titolare della cattedra Wallis Annenberg di comunicazione, tecnologia e società all'Annenberg School for Communication, università della California del Sud, Los Angeles, Stati uniti, e direttore del Projecte Internet Catalunya all'università Oberta di Catalogna, Barcellona, Spagna. Autore, fra altri di: L'età dell'informazione (3 vol. La nascita della società in rete, Il potere delle identità, Volgere di millennio), Università Bocconi, 2002.
(Questo testo, riletto e corretto dall'autore, è stato tratto dal suo intervento al seminario «I media fra i cittadini e il potere», organizzato dal World Political Forum e dalla provincia di Venezia a San Servolo, il 23 e 24 giugno 2006.)
(1) Ndr. Secondo una inchiesta relizzata dall'università del Maryland nell'ottobre 2003, il 60% degli americani - e l'80% di coloro che guardavano Fox News - credevano almeno una di queste tre pseudo-verità: 1. Abbiamo scoperto armi di distruzione di massa in Iraq; 2. Esistono le prove di una alleanza tra l'Iraq e al Qaeda; 3. L'opinione pubblica mondiale sostiene l'intervento militare americano in Iraq. Leggere Eric Klinenberg, «Rivolta contro la concentrazione dei media», Le Monde diplomatique/ilmanifesto, aprile 2004.

(2) Ndr. P2P indica un modello di rete informatica in cui gli elementi (i nodi) non giocano esclusivamente i ruoli di client o di server ma funzionano in entrambi i modi, fungendo sia da client che da server di altri nodi di queste reti, contrariamente ai sistemi di tipo client-server, nel senso abituale del termine. Cf. http://fr.wikipedia.org/wiki/P2p
(3) Ndr. Un feed Rss, sigla per Really Simple Syndication (syndication davvero semplice), o Rich site summary (riassunto arricchito di un sito) è un formato di syndication dei contenuti telematici. Questo sistema permette di pubblicare le notizie dei siti di informazione o dei blog, ciò che consente di consultarle rapidamente senza visitare i siti Cf. http:// fr.wikipedia.org/wiki/Rich_Site_Summary
(4) Ndr. Dato per favorito nella corsa all'investitura del Partito democratico nel 2004, Dean è stato infine battuto da John Kerry.

(5) Manuel Castells, Jack Linchuan Qui, Mireia Fernandez-Ardevol e Araba Sey, Mobile Communication and Society. A Global Perspective, Mit Press, Boston, 2006, 392 pagine, 25,01 euro.
(Traduzione di A.D.A.)