LA LAICITÀ SI COSTRUISCE CON I FATTI

Benedetto XVI a Valencia ha difeso e rilanciato la famiglia tradizionale (padre, madre figli) battezzandola come cristiana. In verità è il modello di famiglia cittadina/borghese sopravvissuta alla famiglia patriarcale entrata in crisi con lo spopolamento delle campagne. L’ha fatto esaltandone l’utilità per garantire la stabilità sociale, ma senza accompagnarne l’esaltazione con condanne dai toni apocalittici contro i Pacs e altre forme di famiglia non “naturale” come le coppie di omosessuali.

Una scelta che ha deluso i fautori delle contrapposizioni frontali e ha ridimensionato il “caso Zapatero che non va a messa”

Enfatizzato dai media italiani, allineati con la denuncia del responsabile della sala stampa vaticana ormai dimissionario (sostituito lui, numerario dell'Opus dei, da un gesuita!!!!), il gesto del capo del governo spagnolo è stato caricato di significati eversivi mentre è stato solo un gesto di “normale” laicità. Non erano infatti “laici” i comportamenti di Castro e di Jaruzelski che, confondendo la messa con un rito diplomatico o un pranzo di gala, avevano offeso il sentimenti dei credenti per la quale essa è ben altro.

Meraviglia, o forse non meraviglia più, che il sindaco Cacciari si sia associato al coro degli scandalizzati quasi Zapatero abbia offeso il papa o peggio i cattolici spagnoli non presenziando alla messa, mentre ne ha solo rispettato la fede. Un gesto di normale “laicità”, dunque, che non deve neppure essere esaltato per non caricarlo di valenze eccezionali avvalorando la tesi, cara ai clericali, che al cattolicesimo nella sua interezza sia dovuto un trattamento di favore. Un gesto quindi, quello di Zapatero, che vale mille dichiarazioni di fedeltà ai “valori laici”.

Un discorso analogo si può fare per il ripristino dell’obbligo del pagamento dell’Ici per gli enti ecclesiastici che svolgono attività imprenditoriali o commerciali. Una buona scelta, un provvedimento concreto, mentre infuria la polemica della destra contro il silenzio del “cattolico” Prodi sull’introduzione dei Pacs o, peggio, sulle iniziative legislazione della regione Puglia per risolvere, almeno localmente, la situazione di disagio e di disuguaglianza delle coppie di fatto.

C’è da augurarsi che non resti un provvedimento isolato.

Sarebbe stato molto bello se il governo ne avesse preso altri magari scendendo in campo con spot pubblicitari per sollecitare la destinazione allo Stato dell’otto per mille dell’Irpef nella prossima dichiarazione dei redditi. Lo ricordi il ministro Visco per il prossimo anno. C’è però un segnale di discontinuità che il governo può dare “senza spese”: rispettare la legge nella scelta dei destinatari delle quote che alcuni contribuenti destinano allo Stato.

Ci sono i Consultori, i Sert, gli enti pubblici di ricerca ai quali destinare la quota che i cittadini continuano pervicacemente a destinare allo Stato, pur ben conoscendo l’uso improprio che i governi ne hanno fatto, destinandone l’importo ad enti esterni alla Pubblica Amministrazione o a fini diversi a quelli previsti dalla legge.

Ci sarebbe anche altro da fare per imitare la “banale” concretezza di Zapatero. Il governo potrebbe avviare la trattativa con i responsabili delle confessioni religiose, prima tra tutti la Cei, per eliminare lo scandalo della ripartizione delle quote dell’otto per mille su cui non sono state espresse scelte e che vengono ridistribuite violando la volontà di chi non ha scelto.

Anche il Presidente dalla Camera potrebbe avviare buone pratiche di laicità chiudendo la cappella di Montecitorio, aperta da un suo predecessore e che nessuno ha avuto ancora il buon senso laico di chiudere.

 

 Marcello Vigli      da   www.italialaica.it   (15-7-2006)