La laicità è in crisi

La questione della laicità in primo piano nel dibattito politico. A sorpresa, o quasi. La si poteva credere scomparsa, o, per lo meno, accantonata. Invece. Se ne discute intensamente, sia nel dibattito fra governo e opposizione, sia - soprattutto - all'interno delle forze di governo. Con un certo imbarazzo, a dir poco, di tutte le componenti. Come mai questo ritorno? Molte le possibili risposte, che vanno accostate le une alle altre. La natura stessa delle questioni in gioco, prima di tutto. La politica e l'etica strettamente unite, in accordo o in conflitto. Basti pensare alla famiglia, ma anche alle guerre e agli immigrati, ai malati. E, oggi, in primissimo piano, le staminali e l'embrione , e i pacs, la discussa posizione del nuovo governo (Mussi) fra l'Europa e l'Italia. E il Vaticano (Ruini) desideroso di riconquistarsi quel protagonismo che poteva sembrare eclissato dopo la fine del partito «a ispirazione cristiana». Le questioni che riguardano la nascita e la famiglia si prestano, secondo le autorità cattoliche, ad ottenere un largo consenso anche al di là del popolo dei cosiddetti «praticanti».

Fa testo il referendum sulla fecondazione assistita. Ma la laicità è in crisi anche per la variegata composizione delle forze di governo. Le divisioni riguardano proprio - se non soprattutto - la laicità. Basti pensare alla distanza fra la Margherita, piena di ex democristiani, e gli (ex) radicali. Non sarà facile per Prodi né mediare né accantonare. Tutti riconoscono e accettano il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma non altrettanto il diritto di ascoltare - se non accettare - quelle altrui. Né basta ripetere posizioni sicure ma generiche («a Cesare quel che è di Cesare...»): bisognerà discutere caso per caso, secondo le varie competenze, come nella questione delle cellule staminali o della pillola RU486. Sarà bene quindi evitare gli schieramenti prestabiliti come quello fra laici e cattolici. Uno schieramento pericoloso e ingombrante: sono molti i cattolici fra i laici e molti - ancora di più - i laici fra i cattolici.

Meglio parlare, allora, di favorevoli o contrari a una determinata questione o proposta, lasciando da parte la fede religiosa con il relativo «padreterno».A proposito mi sembra giusto segnalare alcuni fra i molti studi che sostengono questa relativizzazione del dibattito e questa distinzione, anche se non separazione, fra politica ed etica. Fra gli altri «Laici» (Marsilio) di Massimo Teodori; «Di nessuna chiesa» (Cortina) di Giulio Giorello; «Laicità»(Pazzini) di Armido Rizzi.

 

Filippo Gentiloni        il manifesto 18/06/2006