L'Europa batte un
colpo
La dichiarazione del presidente della Commissione Europea José Barroso sul
razzismo potrebbe
essere la pietra miliare per la costruzione dell'Europa degli esseri umani e
delle genti. Questa è la
sua sintesi riportata da APCOM: «L'obbiettivo comune dell'Unione europea è
costruire «un'area di
libertà, sicurezza e giustizia»....«razzismo e xenofobia non hanno posto in
Europa». «Gli immigrati
legali troveranno in Europa un posto in cui i diritti umani sono rispettati e
garantiti»,ha spiegato
Barroso, precisando che « chiunque in Europa deve rispettare la legge»."«E i
governi devono
rispettare i diritti umani, inclusi quelli delle minoranze» ha aggiunto il
presidente della
Commissione europea. Queste parole assumono particolare valore e significato
simbolico perché
sono espresse da un esponente moderato della politica europea.
Barroso nel suo paese, il Portogallo milita nel partito
socialdemocratico che in Europa a dispetto del
nome fa parte del gruppo popolare ed è di fatto un partito moderato. Esiste oggi
nella UE un vasto
schieramento trasversale che esprime una totale ripulsa di ogni forma di
razzismo, xenofobia ed
omofobia. Le donne e gli uomini che ne fanno parte sono lucidamente consapevoli
delle
devastazioni provocate dal nazifascismo, ma non solo.
L'Europa ha sulla propria coscienza il più vasto e feroce crimine della
Storia, il colonialismo. Non
si da un futuro e un ruolo per il vecchio Continente se non si innesta sulla
radice sana e rigogliosa
dei diritti universali dell' uomo. Le forze reazionarie che per ragioni
di calcolo miope si ispirano alle
eredità tossiche della discriminazione mirano a demolire il sogno di una sola
Europa del diritto e
dell'accoglienza per precipitarla in un atroce incubo già sperimentato.
Moni Ovadia l'Unità 11 settembre 2010
Vaticano,
pensione forzata per il difensore dei migranti
Monsignor Marchetto è costretto a gettare la spugna e lascia il posto di
segretario del ministero
vaticano per i Migranti. Il Vaticano lo ha isolato e dopo le dure accuse
lanciate dal prelato contro la
politica delle espulsioni di Sarkozy papa Ratzinger ha – come si dice in queste
occasioni –
“accettato le sue dimissioni”. Il 28 agosto.
Ora si fa sapere Oltretevere che la Francia non c’entra, ma che in quanto ex
ambasciatore vaticano
(nunzio) Marchetto poteva usufruire di una norma speciale per chiedere di
ritirarsi dal servizio già a
settant’anni. Lo stesso prelato, elegantemente, conferma: “Credo sia stato
ragionevole chiedere di
andare in pensione e ringrazio perché mi è stato concesso”. La richiesta, anzi,
sarebbe stata
presentata addirittura un anno fa.
Certamente la sollecitudine papale nel prepensionare
Marchetto appare sospetta. E poiché il prelato
era altrettanto duro nei confronti dei respingimenti del ministro Maroni,
risulta evidente che alla
fine in Segreteria di Stato si preferisce non sostenere fino in fondo chi crea
grane con il governo
Berlusconi e altri leader all’estero. Brutto modo per commemorare il primo
anniversario
dell’acquiescenza alla decapitazione di Boffo. Perché senza un atteggiamento
rigoroso su questi
temi che riguardano i diritti umani, anche gli appelli alla solidarietà di
Benedetto XVI all’Angelus
rischiano di rimanere appesi in un empireo lontano. Sullo sfondo si
intravvede il rafforzarsi in
Vaticano di un doppio livello. Prese di posizioni dure su “principi non
negoziabili”, intesi solamente
come tutela del matrimonio, rifiuto della ricerca con le cellule staminali
embrionali, veto alle unioni
omosessuali, finanziamenti alle scuole cattoliche.
E ammonimenti più generici, meno incalzanti, in tema di
diritti sociali. Proprio oggi il segretario del Consiglio pontificio per
i Migranti doveva
essere a Bogotà, in Colombia, per partecipare a un Forum internazionale sui
problemi dei flussi
migratori e della pace. Era talmente scontato che Marchetto sarebbe stato a
Bogotà che era stata già
trasmessa ai giornalisti giorni fa la sua relazione. Relazione, com’era nel suo
stile, molto precisa
nelle denunce. Il prelato intendeva sottolineare che un numero crescente di
Paesi fa ricorso alla
politica della mano dura normativa per ridurre la presenza degli immigrati
“irregolari”, tralasciando
invece le politiche preventive e trascurando di contrastare gli abusi nei
confronti dei migranti.
Marchetto intendeva inoltre denunciare la tolleranza di fatto concessa alla
“tratta di esseri umani” e
l’inefficacia a fronte di una vera e propria “industria legata all'introduzione
irregolare di migranti, la
cui consistenza appare crescente pur in presenza di articolate legislazioni e
strategie di contrasto”.
Perno del pensiero di Marchetto era ed è che la Chiesa non può estraniarsi
dall’affrontare
concretamente e pastoralmente queste problematiche. Anzi, come ha
scritto nella relazione di
Bogotà che il siluramento gli ha impedito di pronunciare, le religioni sono
chiamate a contrastare le
“immagini che presentano i migranti solo come causa di conflitto quando ad
essere messi in
discussione sono i valori cardine della convivenza”.
Bastano queste parole per capire come la linea di Marchetto,
coerentemente ispirata alla dottrina
sociale della Chiesa, entrasse in rotta di collisione con gli atteggiamenti
della Lega e del governo
Berlusconi. Dietro le quinte, in Vaticano, erano iniziate da tempo pressioni
sotterranee nei suoi
confronti. Manovre che ogni tanto venivano alla superficie. Marchetto a febbraio
critica le ronde
volute spasmodicamente dalla Lega e invece dal Vaticano si fa sapere che si
tratta di una sua
“posizione personale”. (Soddisfattissimo all’epoca, per la precisazione, il
ministro La Russa).
Marchetto il 21 aprile giudica negativamente il “pacchetto sicurezza” del
governo Berlusconi e
dalla sala stampa vaticana arriva la rettifica che il Vaticano sul decreto non
si è espresso. Il
portavoce papale Lombardi specifica: “Ha parlato monsignor Marchetto, ma non mi
consta che il
Vaticano in quanto tale abbia preso posizione”. Un’esautorazione in piena
regola.
Poi, però, resta il fatto che il Papa è realmente preoccupato
delle vampate di xenofobia e di violenza
razzista che esplodono in Europa, e allora si spiegano le oscillazioni nelle
dichiarazioni della Santa
Sede e lo spazio lasciato recentemente alle denuncie di Marchetto. Ora questa
libertà di azione non
sembra esserci più, il Papa non ha insistito perché il prelato resti al suo
posto e allora l’ex segretario
del Consiglio per i Migranti ne prende atto. “Continuerò i miei studi sulla
storia del concilio
Vaticano II – annuncia – è un argomento che amo e che è così importante per la
Chiesa”. Se il
presente scotta, meglio rifugiarsi nel passato.
Marco Politi il Fatto Quotidiano 2 settembre
2010