Perché Kabul rischia di essere un'altra Danzica

 

Moriremo per Kabul? La stessa domanda ci ponemmo per Danzica e neanche oggi sappiamo rispondere. Si è detto: l’Afghanístan e una provincia dell'impero americano, indispensabile al controllo dei rifornimenti petroliferi, agli oleodotti che collegano i giacimenti siberiani e del Medio oriente al mercato mondiale. Davvero? I rifornimenti di petrolio vennero assicurati anche negli anni della Seconda guerra mondiale, quando gli U-boot di Hitler navigavano in vista di New York.

Si è detto che il controllo dell'Afghanistan e l'antimurale del «pericolo giallo». Non è vero, la Cina non minaccia il mondo con i suoi soldati, ma con la forza crescente della sua economia. La Cina non sta preparando l'invasione armata del mondo, le basta comprarlo come sta facendo nel Sudest asiatico e in Africa. Si è detto ancora che 1'Afghanistan è indispensabile per impedire l'effetto domino: se cadesse questo avamposto dell'impero, potrebbero cadere a catena le difese mediorientali e africane. Come se fossimo ancora ai tempi dei cannoni e delle baionette, e non delle bombe atomiche senza altra alternativa che l'autodistruzione del pianeta.

E allora? Allora la risposta al moriremo per Kabul è ancora quella biblica della vanità dell'umana specie, il peccato originale per cui fummo cacciati dall'eden. La saggezza di Augusto che aveva fissato i confini dell'impero sul Reno e sul Danubio è stata violata innumerevoli volte, gli inutili bagni di sangue si sono succeduti. Morire per Kabul? La risposta dei potenti di questo mondo non è incoraggiante, anche perché i più potenti fra i potenti non sono i politici, ma i militari. II professor Sartorio, il fisico che di queste cose se ne intende, ha detto: « Obama sarà bello e intelligente, anche Clinton lo era, ma quando i militari gli strizzarono leggermente la gola obbedì. Oggi la guerra stellare, o se si vuole satellitare, è in mano agli Stati Uniti, che la vogliono tenere in pugno a ogni costo».

Ecco dove sta la risposta: sì, si può morire per Kabul perché Kabul per il comando militare americano rappresenta la potenza e il prestigio imperiale. Il grande dibattito internazionale sulle armi atomiche, presentato come una civile discussione sui temi della pace e della giustizia, è in realtà 1'imposîzione di uno status quo fra i Paesi che l'atomica ce l'hanno e quelli che vorrebbero averla. Come dimostra il divieto che i primi vorrebbero imporre agli Ayatollah dell'Iran. Un rapporto di forza, non di saggezza.

 

Giogio Bocca     Il Venerdi di Repubblica  21 05 2010