L’Italia che non si sveglia
Un
apologo dissacrante sul nostro Paese: l'Unità d'Italia, le veline, i calendari,
il sonno della ragione che, come sempre, genera mostri
Concetti come memoria, eroi, sbarchi, conquista, principi, sacro, esempio,
diritti e doveri, Patria, istituzione, libertà, come fanno ad atterrare in noi
se per alcuni non stanno nè in cielo né in terra? Come fanno ad
atterrare se l’aeroporto di certe intelligenze e di certe coscienze (e non si sa
se certe) è corto o imballato di eroi del calcio che sfregiano la parola
credere, di pubblico che applaude soprattutto ai funerali di Stato di un
presentatore, di tre starlette che dello sbarcare conoscono solo il lunario e le
rispettive isole famose, di intrattenitori che fanno miti della mitezza, di
politici e imprenditori che confondono il sacro col propano.
Combustibile per fare aumentare soprattutto il prodotto interno lordo e il
produrre lorde interiorità, trasmissioni che confondono prìncipi con principi,
autori e allenatori che usano la parola conquista abbinata alla parola
classifica, paparazzi che fanno agguati al senso e all’intelletto, direttori di
rotocalchi che pensano che esistere significhi esserci e accoltellano la
bellezza a suon di corpi e di paralizzati dalle tempie in su.
Pensanti che ci studiate, l’unità d’Italia non vuole che vi adeguiate,
vuole che pensiate, che vi risvegliate, che non deleghiate, la più bella
commemorazione della nostra unità comincia dalla nostra anima culturale, dal
nostro oltre, dobbiamo essere l’esempio non cercarne, dobbiamo essere il
ritrovato non sperarlo… la speranza è l’ultima a morire ma quello che mi
interessa è chi è il primo a rinascere! Nel calendario oltre due finte
nude troveremo altre date, altre conquiste, altri giorni, altri quiz, altre
cronache, altre storie, altri appuntamenti con la coscienza e le verità, altri
morti.
La differenza tra i morti di fama e i morti di fame, tra famosi e amati, la
differenza tra noti e stimati, tra fermi di mente e infermi di mente, tra fuga
di cervelli e corpi che purtroppo restano, la differenza tra essere avvenenti e
saper avvenire, tra vivo e vivente, tra stato e stato confusionale, tra morte
apparente e vita apparente, tra nazione e nazionale, c’è differenza, tra giusto
e aggiustato, tra connivenza pubblica e ricerca interiore, tra unità e impunità,
tra animali e anime. Allora, pensanti: smettiamola di piangere sul latte
versato, cambiamo mucche! W l’Italia, se desta, se assopita e sedata un po’
meno...
Alessandro Bergonzoni
il Fatto Quotidiano 21 maggio 2010