Liberazione libertà
e l’Italia di oggi
Festa della «Libertà» e festa della «riunificazione». Con questi due termini il
Presidente del
Consiglio e il Presidente della Repubblica hanno rispettivamente definito il 25
aprile appena
trascorso, introducendo un punto di vista innovativo nelle celebrazioni. Ciò
potrebbe di per sé
essere considerato positivo: il rischio di queste manifestazioni, infatti,
è soprattutto quello di
trasformarle in rituali ripetitivi, stanchi, poco sentiti dalle persone.
Le due parole introducono
concetti diversi, che meritano una riflessione. Perché «libertà» e non
«liberazione»? Come è già
stato notato da alcuni osservatori l’idea della liberazione implica una
transizione, un movimento,
una contraddizione. Ci si libera da qualcuno. Esattamente ciò che è
avvenuto in Italia tra 1943 e
1945: una guerra civile, una lotta per il riscatto nazionale, molto sangue
versato anche da chi aveva
ragione, cioè i partigiani liberatori d’Italia insieme agli Alleati.
Perdere questa dimensione storica,
temporale, sofferta della nostra uscita dal nazi-fascismo significa rinunciare a
comprendere davvero
il senso di ciò che accadde, sia per esaltarne le pagine eroiche sia per
ricordare gli errori che furono
commessi.
Quanto all’idea della riunificazione, mi pare che oggi sia
questa la chiave che restituisce il senso
profondo della giornata. «Riunificare l’Italia» non vuol dire solamente
accorciare la distanza
scandalosa tra Nord e Sud, né soltanto individuare una «memoria condivisa»
quando si discute della
storia italiana. «Riunificare l’Italia», oggi, significa ricomporre i
pezzi di un puzzle che rischia una
disgregazione irrimediabile. Come? Integrando in maniera seria,
lungimirante e umana donne e
uomini che ogni giorno arrivano nel nostro paesi spinti dalla povertà o dalla
guerra. Provando a
garantire a tutti i medesimi diritti e le stesse tutele, riducendo le moltissime
ingiustizie cui si assiste
quotidianamente.
Evitando che lungo tutta la penisola proliferino localismi ed egoismi di
ogni genere, tanto che tutti
sono d’accordo nel costruire parcheggi, ferrovie e centrali elettriche, purché
non lo si faccia nella
propria provincia. Ricucendo il solco che si è creato tra le persone comuni, le
istituzioni e la
politica, che rende il nostro paese ostaggio di una sfiducia endemica. In
quest’ottica l’idea della
riunificazione può davvero essere una chiave moderna e attuale per celebrare la
Liberazione. Perché
occorre continuare a ricordare e a studiare un momento fondamentale della nostra
storia, ma farlo
impegnandosi a migliorare l’aspetto dell’Italia di oggi. Per impedire ai
soliti quattro scalmanati col
fischietto di essere, loro, i protagonisti di una festa di tutti.
Tobia Zevi l'Unità 29 aprile 2010