Laicità dello Stato
sempre più in pericolo
Laicità sempre in discussione, mai tranquilla, mai raggiunta e conquistata. Ne
abbiamo avuta una
solenne conferma in questi giorni, quando la Lega ha festeggiato il suo successo
rendendo omaggio
ai desideri del Vaticano, decisamente a scapito della laicità.
Sull'aborto e sulla famosa pillola, laicità addio! La vittoria della Lega in
Lombardia e in Piemonte è
vittoria del Vaticano!
Lo aveva chiaramente previsto l'ultimo libro di Gustavo Zagrebelsky,
«Scambiarsi la veste»
(Laterza), uscito proprio in questi giorni. Sottotitolo: «Stato e Chiesa al
governo dell'uomo». Due
autorità che si combattono e si scambiano i ruoli spesso e volentieri, come la
lunga storia dimostra.
«Dal IV secolo a oggi, potere civile e potere religioso non hanno fatto altro
che combattersi per
indossare l'uno i panni dell'altro, quando non si sono messi d'accordo, per
entrare entrambi in una
stessa unica veste».
E ancora: «Non c'è laicità né quando la religione, al singolare o al plurale,
si ingerisce nelle cose
dello Stato, facendo dello Stato un affare di religione, né quando lo Stato si
ingerisce nelle cose
della religione, facendo della religione un affare di Stato».
Proprio quello che succede da noi, come le ultime elezioni hanno confermato.
Come mai la laicità non riesce ad affermarsi? E anzi viene spesso e volentieri
falsata,
contrabbandata, mascherata?
Non è facile rispondere. Comunque è necessario rispettare i rispettivi campi di
azione, dello Stato e
della Chiesa, senza confusioni di ruoli e di incarichi: che Chiesa e Stato
rimangano nei loro settori
divisi, separati e anche, se necessario, in contrasto.
Senza la ricerca di facili - e ambigui - accomodamenti pasticciati. Che il
conflitto continui.
Filippo Gentiloni il manifesto 4 aprile 2010