La porta della libertà
Nessuno di noi finora ha tenuto conto di una domanda che pure dovrebbe apparire
urgente e drammatica. La domanda è questa: riuscirà la Repubblica Italiana
a rientrare nella normalità democratica senza avere prima capito e detto e
denunciato il grave stato di fuori gioco in cui si trovano ormai da tempo in
questo Pae-
se tutte le istituzioni? Fino ad ora ha prevalso, se non altro per l’
autorevolezza di chi l’ ha espressa, la persuasione che alcuni episodi separati,
non sempre denunciati, non sempre redarguiti, non formino di per sé un
comportamento grave e costante e non debbano, quindi, essere affrontati in
difesa della Repubblica e della sua Costituzione, come un grave pericolo in
atto. Il più delle volte, a parte il silenzio, l’invito ha queste
caratteristiche: ci sono due parti che debbono riconciliarsi. Offra ciascuna il
suo “passo indietro” e “ i toni bassi” e “il rispetto delle istituzioni”, senza
“delegittimare l'avversario”.
Questi ammonimenti sono saggi da un punto di vista molto importante: evitare il peggio. Chi li propone, a volte in modo ripetuto e con una preoccupazione che si percepisce molto intensa, questo “peggio” deve averlo intravisto o addirittura vissuto in alcune occasioni rimaste non pubbliche. Va dunque considerato e apprezzato lo sforzo di “evitare il peggio”, tenendo conto, però, che nelle vicende politiche sia nazionali che internazionali, tale intento di scartare un pericolo ha sempre portato a un pericolo più grave. Infatti lo spazio lasciato vuoto da fatti veri non riconosciuti e non descritti ai cittadini, viene invaso, ogni volta, da fatti più gravi e letali. Il lettore può pensare che mi sto tenendo un po’ alla larga. Perciò preciso. Vi prego di notare che dirò le stesse cose che molti di coloro che si oppongono vanno dicendo tutti i giorni, durante i quindici anni di Berlusconi. Ma questa volta lo dico nel modo formulato dalla domanda: se si possa uscire da un pericolo ormai molto grave e imminente fingendo di non vedere, ed evitando di descrivere quel pericolo. Non è ciò che è accaduto a Monaco quando normali e prudenti statisti democratici hanno accettato e avvalorato la finzione di avere raggiunto un accordo con normali e democratici statisti di parte opposta che però erano Hitler e Mussolini? Purtroppo abbiamo imparato che prudenza e saggia cautela non diminuiscono il rischio contro la democrazia.
Il modo in
cui avvengono le cose oggi in Italia lo conosciamo: un esecutivo, per sua natura
pronto nell’ agire e nel reagire (per questo la Costituzione circonda ogni
esecutivo di verifiche, contrappesi, controlli, garanzie per i cittadini) e per
giunta reso fortissimo dal doppio potere, pubblico e privato, lancia attacchi
violenti, con intenzione di piena rottura contro i centri costituzionali di
verifica, controllo e garanzia. Alla fine di ogni attacco, complice quasi tutta
la stampa (d’ altra parte comprata o succube o spaventata) manca la descrizione
di quell’attacco, la portata distruttiva. Persino le intenzioni esplicite,
proclamate dal capo di quell’esecutivo che attacca le altre istituzioni, vengono
omesse. Qui il problema non è l’ arbitro (mi riferisco con tutto il rispetto al
Capo dello Stato) perché il problema non è il rapporto fra maggioranza e
opposizione e non è l'eventuale lamentela dell'opposizione.
Qui stiamo parlando di iniziative ripetute di tipo rivoluzionario contro la
Costituzione, i suoi organi di controllo, i suoi giudici e le fondamentali leggi
della Repubblica tuttora in vigore. In quel punto e in quel momento dell’
aggressione, che è ogni volta un colpo duro e forse finale al muro democratico,
c’è l’ ultima, estrema possibilità di difesa della Repubblica.
Vi sono consiglieri, in luoghi autorevoli, che insistono nel suggerire, come
unica cura, come unico intervento risolutivo di questo momento grave, una
ragionevole e ben visibile equidistanza.
Ma equidistanza da che cosa? La parte offesa di questo tremendo
gioco non è l’ opposizione. Il suo mestiere comprende il dare e avere, argomenti
duri e aggressivi (vedi la brutalità senza riguardi che i repubblicani americani
riservano al loro Presidente, vedi l’impegno senza tregua con cui Barack Obama
tiene testa a quell’ offensiva) .
La parte offesa, adesso, in Italia, sono le istituzioni dello Stato, sono
i magistrati (tutti), sono le Corti, fino alla Cassazione e alla Corte
Costituzionale, sono le authority di garanzia, come quella delle
comunicazioni. Quando i giudici si comprano (nei pochi casi in cui si
può) o si insultano con modalità di separazione definitiva dallo Stato di
diritto, quando cade ogni finzione sull’ appartenenza comune alle leggi
fondamentali, violandole e annunciandone la soppressione ogni volta che sono un
ostacolo, la controparte è la Costituzione, sono le sue radici di libertà, la
sua originaria e incancellabile natura antifascista. Questa è la descrizione di
una grave e pericolosa situazione politica. Se continueremo a non
riconoscerla fingendo di credere che due parti in contrapposizione debbano
smettere di delegittimarsi e giungere a più miti consigli, si nega la realtà, si
cancellano i fatti, si murano le porte di uscita.
Furio Colombo il Fatto 28.3.10