L'asilo di Goito e il razzismo istituzionale

In provincia di Mantova, a Goito, il Consiglio comunale, a maggioranza di centrodestra e
capeggiato da un sindaco di area Udc, ha approvato un regolamento che prevede l’accesso all’asilo
pubblico comunale ai soli bambini che provengono da famiglie che accettano «l’ispirazione
cristiana della vita». La giustificazione sarebbe quella per cui «pur essendo l’asilo pubblico, da
sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo». A questo punto è il caso di
fornire a quegli amministratori locali delle brevi istruzioni per l’uso della cosa pubblica.

Primo: la nostra Costituzione vieta ogni discriminazione fondata su motivi religiosi (art. 3) e
garantisce a tutti, senza alcuna distinzione, l’accesso alla scuola pubblica (artt. 33 e 34). La scuola
infatti, come ci rammentano gli stessi Costituenti, dovrebbe rappresentare una «aperta palestra di
tutte le idee» (Preti), in cui si dovrebbe «entrare con animo tranquillo», perché dovrebbe
rappresentare un «asilo di tutte le coscienze e... di tutti i cittadini» (Marchesi) e dovrebbe essere
laica e «al di sopra d’ogni confessione» (Nenni).
Secondo: se non bastasse la Costituzione, rammentiamo ai consiglieri comunali di Goito che il
Testo unico sull’immigrazione definisce discriminatorio ogni comportamento che comporti «una
distinzione, esclusione o preferenza basata sulle... convinzioni e le pratiche religiose»
(art. 43 D.lgs.
n. 286/1998) e che il d.l. n. 122/1993 (legge Mancino) punisce con la reclusione fino a tre anni chi
«commette atti di discriminazione per motivi... religiosi» (art. 1).
Terzo: la Convenzione europea sui diritti dell’uomo vieta qualsiasi forma di discriminazione
fondata sula religione e impone agli Stati di rispettare la diversità culturale e religiosa delle persone

(artt. 21 e 22).

Quarto: quali sarebbero i criteri cristiani cui sarebbe ispirata la gestione dell’asilo comunale di
Goito?
Ma il Vangelo non dovrebbe invitare tutti all’accoglienza e alla condivisione? Nel Vangelo, a
proposito di bambini, perché di bambini che dovrebbero andare all’asilo stiamo parlando, non c’è
forse scritto che «chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me»? (Mt.
18, 5).
Adesso un consiglio agli altri, esponenti politici (più o meno) democratici: smettiamola di credere
che si tratti di uscite innocue e insignificanti.
Per dirla con Bobbio, siamo di fronte a forme di
razzismo istituzionale e non è il caso di sottovalutarle,
ma di segnalarle e di pretendere il rispetto
dei valori sui quali la nostra comunità si fonda. In nome del rispetto che dobbiamo nei confronti chi
è diverso da noi e verso noi stessi.


Giuseppe Civati e Ernesto Maria Ruffini         l'Unità 25 febbraio 2010