Così il neoliberalismo ha messo in crisi la civiltà
Si inaugura a Torino
la seconda edizione delle "Settimane della Politica"
Una teoria "totalitaria" che
ambisce a spiegare e dominare ogni aspetto della vita
Anticipiamo una parte della relazione che oggi terrà nell´ambito della seconda
edizione delle "Settimane della Politica" organizzata dall´Università di Torino.
La manifestazione sarà aperta da una Lectio magistralis di Aldo Schiavone
dal titolo "Crisi e politica".
L´interpretazione corrente, la quale vede la politica sopraffatta
dall´invasione dell´economia, e dunque costretta suo malgrado ad adeguarsi alle
esigenze di questa, arriva sì a descrivere con una certa proprietà gli
effetti dell´invasione, ma al prezzo di ignorarne le cause. Sono la cronaca e la
storia degli ultimi decenni a mostrare che i confini tra economia e politica non
sono stati attraversati dalla prima grazie esclusivamente alle proprie
incontenibili forze, come sostiene la interpretazione delineata sopra. Piuttosto
va constatato che, a partire dai primi anni 80 del secolo scorso, in numerosi
paesi tali confini sono stati deliberatamente spalancati all´economia non da
altri che dalla politica, dai suoi parlamenti, e dalle leggi da questi emanate.
L´attraversamento incontrollato dei confini tra politica ed economia non sarebbe
potuto avvenire senza l´intervento di una ideologia che dopo esser giunta a
pervadere l´intero sistema culturale ha promosso e legittimato tale
attraversamento, e lo ha praticato essa stessa in forze riguardo ai suoi confini
con tutti gli altri sotto-sistemi. Questa ideologia è il neo-liberalesimo.
L´ideologia neo-liberale non è una continuazione alla nostra epoca della
dottrina politica liberale: per molti aspetti ne rappresenta una perversione.
Il neo-liberalesimo incorpora nella società contemporanea ciò che, nel suo
campo, la fisica ambisce da generazioni a raggiungere, senza però riuscirvi:
nulla meno di una teoria del tutto. In primo luogo, comprensibilmente, il
neo-liberalesimo è una teoria politica, la quale asserisce in modo categorico
che la società tende spontaneamente verso un ordine naturale. Di conseguenza
occorre impedire che lo stato, o il governo per esso, interferiscano con
l´attuazione e il buon funzionamento di tale ordine. Si tratta di un argomento
che viene da lontano, poiché fu usato almeno dal Seicento in poi per contrastare
il potere monocratico del sovrano; applicato ad una società
democraticamente costituita, esso si trasforma nella realtà in un argomento
contro la democrazia.
Parallelamente, il neo-liberalesimo è una teoria economica, in conformità della quale le politiche economiche debbono fondarsi su un paio di assiomi e sulla credenza in tre processi perfetti. Gli assiomi stabiliscono che lo sviluppo continuativo del Pil per almeno 2-3 punti l´anno è indispensabile anche alle società che hanno raggiunto un discreto stato di benessere allo scopo di continuare ad assicurarselo; a tale scopo è pertanto necessario un proporzionale aumento annuo dei consumi, ottenuto producendo bisogni per mezzo di merci e comunicazioni di massa. I tre processi la cui esistenza ed i benefici effetti non ammettono discussione sono: i mercati si autoregolano; il capitale affluisce dove la sua utilità è massima; i rischi (quali che siano: di insolvenza, di caduta dei prezzi, di variazioni dei tassi di interesse ecc.) sono integralmente calcolabili.
Il
neo-liberalesimo contiene anche una esauriente teoria dell´istruzione.
Il fine ultimo e solo di questa in ogni suo grado e comparto, stabilisce tale
teoria, risiede nel conferire all´individuo competenze professionali tali
da renderlo produttivamente occupabile. Infine il neo-liberalesimo
incorpora una teoria inversa dei beni pubblici: di qualsiasi bene l´individuo e
la collettività abbiano bisogno ai fini della loro convivenza e protezione
sociale, essa afferma, è più efficiente, dunque necessario, produrlo con
mezzi privati.
In sintesi, l´ideologia neo-liberale non riconosce, né ha di fatto, alcun
confine; appunto a questo deve la sua efficacia nel contribuire a
riorganizzare il mondo sotto il profilo economico, politico e culturale in
appena trent´anni. La riorganizzazione politica, economica e culturale del mondo
operata dal neoliberalesimo è alla base della crisi economica dei primi anni
2000; di quella cominciata nel 2007; degli immensi costi già inflitti in
precedenza a quattro quinti della popolazione mondiale e al pianeta, nonché dei
costi umani che l´ultima crisi scaricherà per molti anni sugli strati più deboli
della popolazione, sia nei paesi emergenti che in quelli sviluppati. E´
questo insieme di cause e di effetti in ogni ambito che induce a definire la
crisi economica in atto una crisi di civiltà, una crisi generale della
civiltà-mondo.
Luciano Gallino Repubblica 22.2.10