Non si vede la luce
Non è l’ennesima cloaca affaristico-politica di regime. Quella scoperchiata dai
magistrati di Firenze è la cloaca più vomitevole dell’intera storia
repubblicana. Ci racconta l’osceno fescennino di avvoltoi che inneggiano
al terremoto pregustando i vagoni di euro che lucreranno con gli appalti di una
“Protezione civile” corriva e incontrollata, mentre sotto le macerie
centinaia di nostri con-cittadini (Nostri, perché questo governo non ha patria
né legge) soffrono l’agonia dei sepolti vivi, e altre migliaia piangono i loro
morti, e in milioni seguiamo commossi la vita stremata del bimbo e del vecchio
che viene sottratta in extremis alla tomba di calcestruzzo (di sabbia!), salvata
dall’eroismo di volontari e di pompieri che non possono immaginare come in
quello stesso istante, in una danza macabra che calpesta ogni residuo di
decenza e di umanità, qualcuno dei “lorsignori” di regime stia
sghignazzando a baldracche e champagne sul dolore concluso dei morti e sulla
commozione e l’eroismo dei vivi.
Che schifo. Di fronte al quale un omuncolo ha esternato la sua statura di
statista con questo borborigmo: si vergognino i magistrati. Si vergognino ad
applicare la legge eguale per tutti, a difendere i cittadini colpiti da lutti
inenarrabili, a perseguire una rapacità criminale senza più freno? A questo
siamo, al vilipendio e alla minaccia contro “funzionari pubblici, pagati con i
nostri soldi” (ipse dixit) che non fanno combutta con gli sciacalli degli
appalti e con gli “eroi” mediatici costruiti sulla sofferenza e l’eroismo
altrui. Di fronte ad un’impudenza che tracima ogni senso di umanità, perché
irride il ricordo dei morti e il lutto dei vivi, un giornalismo degno del nome
avrebbe scolpito il farfugliare eversivo del premier in aperture indignate a
nove colonne e in solenni editoriali “a martello” di invito alla resistenza
morale e civile. Perché di impunità in impunità, di incostituzionalità in
incostituzionalità, siamo arrivati al governo impunito dei ladri e dei mafiosi,
degli avvoltoi e delle baldracche. Quale altro incivile oltraggio dovrà
subire il paese perché si levi l’unanime (e comunque tardivo) ORA BASTA?
Possibile che agli italiani piaccia essere taglieggiati e anzi spolpati
dal racket degli appalti, e pagare di tasca propria ogni chilometro o metro cubo
di opera pubblica tre o quattro volte quello che costa in Germania o in Francia?
E, mentre vengono rapinati, essere anche sbertucciati dall’impunità
ghignante dei rapaci di regime? Improbabile. E non mi ha mai convinto il
qualunquismo (assolutorio verso i politici) secondo cui “gli italiani sono fatti
così”, familisti amorali che detestano le regole e accettano e praticano la
contro-etica dell’arrangiarsi, che conduce inevitabilmente al mussoliniano
“governare gli italiani non è difficile, è inutile” (e quindi vai col manganello
e l’oliodiricino!).Temo che la spiegazione dell’arcanosia molto più semplice, e
perciò mal tollerata: per ribellarsi contro qualcosa di ripugnante è
necessario intravedere almeno un barlume in fondo al tunnel dell’impegno.
Altrimenti la fatica dell’opposizione civile suonerà insensata , e neppure al
civismo più motivato si può chiedere eroismo: né santità. Questo
barlume, cioè un’alternativa politica anche minimamente credibile, oggi non c’è.
E l’indignazione civile è costretta a vagabondare tra frustrazione, rabbia,
odio, o tentazione di fare come gli altri, di ritagliarsi il proprio
piccolo “paradiso” di prepotenza e illegalità. Ora, se il problema è il
governo del malaffare e dell’impunità per gli amici degli amici, per
un’alternativa credibile basta molto poco, la politica dell’onestà e della
legalità. Non c’è bisogno d’altro (e meno che mai di centinaia di pagine di
programmi). Sarò minimalista, ma credo che una politica dell’onestà
risolverebbe, da sola, ben più della metà della questione sociale nel nostro
paese. Non servono grandi “cantieri” per il programma, o almanaccate strategie
da leader massimi, o esoteriche “professionalità” cui solo il politico di
carriera saprebbe accedere. Basta la barra di un timone alla portata di tutti,
ma da tener ferma in modo intransigente: la politica dell’onestà, della
legalità, della serietà. In modo sobrio, cioè assolutamente coerente. Perché
contro la delinquenza hard del regime non si può far balenare come
alternativa un futuro di delinquenza soft: chi spera di accattivarsi in
questo modo le masse è un imbecille prima ancora che un amorale. Ecco perché è
catastrofica la politica di chi all’opposizione evoca, fosse anche una tantum,
la necessaria “virtù” del male minore. Il male minore non esiste, è solo
l’alibi che porta per mitridatizzazione al male peggiore, o che comunque rende
impotenti a contrastarlo. I partiti di opposizione in questa
mitridatizzazione ci sono ormai dentro fino al collo, tutti. Perché fondati sui
politici di professione, sui politici a vita,anziché sulla politica-bricolage,
sulla politica disinteressata. Che si dimostra sempre più una Realpolitik
inaggirabile, e non l’utopia moralistica di cui cianciano i nostri politici
fallimentari. Ma di questo, che è il tema strutturale, in un prossimo articolo.
Paolo Flores d’Arcais Il fatto quotidiano 14/02/2010